Papa Francesco, averlo tra noi è stato un dono
Domenica 2 aprile 2017: la visita di Papa Francesco alla Diocesi di Carpi. I momenti salienti a Carpi e Mirandola
La morte di Papa Francesco, lunedì 21 aprile, ci lascia tutti più soli. Nella mente ricorrono le sue ultime immagini, quelle di un Pastore che si è speso fino all’ultimo, vivendo il Triduo pasquale come una vera e personale Passione. Indelebili, nella memoria e nel cuore, sono anche altre immagini: quelle della visita che il Pontefice ha fatto alla Diocesi di Carpi il 2 aprile 2017. Un inatteso momento di grazia spirituale, un dono immenso e straordinario.
Carpi, oltre 15mila fedeli in piazza Martiri
Lo aveva chiesto espressamente Papa Francesco in vista del 2 aprile 2017: la visita nella Diocesi di Carpi doveva avere un “carattere familiare”. E così è stato. A partire dalla Santa Messa domenicale in piazza Martiri, il dono più grande che un Pastore e Padre può fare ai suoi figli. Moltissimi i fedeli che, fin dalle prime luci dell’alba, o anche dalla sera prima con tanto di sacco a pelo, hanno aspettato l’apertura dei varchi, per poter partecipare alla celebrazione: 15mila i posti a sedere, una parte riservata agli ammalati, portatori di handicap e anziani, con i loro accompagnatori, assistiti dall’Unitalsi, mentre 600 erano i cresimandi guidati dai catechisti. Attraverso i maxischermi, hanno potuto assistere alla cerimonia anche migliaia di persone in piazza Garibaldi e nel parco della Resistenza. Ogni angolo di Carpi attendeva il Pontefice, tra canti e striscioni di benvenuto: dal campo da rugby dove è atterrato l’elicottero poco dopo le 9.30 e per tutto il tragitto fino a piazza Martiri, il Pontefice, sempre in piedi a bordo della Papa mobile, accompagnato dal vescovo Francesco Cavina, ha dispensato saluti e benedizioni, e tanti sorrisi. Con il suo inconfondibile pollice alzato. Un applauso e le campane della Cattedrale (riaperta appena una settimana prima, dopo le ferite del sisma del maggio 2012) in festa hanno dato l’ufficiale benvenuto a Papa Francesco. Tra le tante autorità presenti, il sindaco di Carpi Alberto Bellelli, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il prefetto di Modena Maria Patrizia Paba, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, i parlamentari Edoardo Patriarca, Carlo Giovanardi e Matteo Richetti, il consigliere regionale Enrico Campedelli, il presidente della Fondazione Fossoli Pierluigi Castagnetti e l’eurodeputata Cecile Kyenge, oltre ai sindaci di tutti i Comuni della Diocesi e ai rappresentanti delle forze dell’ordine.
Dall’Omelia: “Risollevarsi dalle macerie”
Sulla grande pedana presbiterio realizzata davanti al Duomo, con Papa Francesco erano presenti, oltre a monsignor Cavina, una ventina di vescovi. Oltre cento i sacerdoti e i religiosi concelebranti, mentre a prestare il servizio liturgico sono stati i seminaristi delle Diocesi di Carpi e Modena. “Cari fratelli e sorelle – si è rivolto ai presenti durante l’omelia – anche noi siamo invitati a decidere da che parte stare. Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza”. Ha commentato le letture domenicali, la resurrezione di Lazzaro e quel “Vieni fuori!”, ripetuto da Papa Francesco, è suonato come un nuovo incoraggiamento a lasciarsi alle spalle le ferite e a guardare con fiducia e speranza al futuro. Rivolgendosi ai fedeli, il Pontefice ha aggiunto: “Voglio ringraziare tutti, tutti quelli che hanno lavorato per questa doppia ‘maratona’: sabato scorso (per l’inaugurazione della Cattedrale restaurata) e questa. Grazie tante! E vorrei ringraziare voi, ammalati. Ci sono tanti malati! Grazie a voi, che con le vostre sofferenze aiutate la Chiesa, aiutate a portare la Croce di Cristo”. Richiamando l’ardore apostolico di due figure laicali della vostra terra, il Beato Odoardo Focherini e la Venerabile Marianna Saltini, testimoni della carità di Cristo, saluto con gratitudine voi, fedeli laici. Vi incoraggio ad essere protagonisti della vita delle vostre comunità, in comunione con i vostri sacerdoti: puntate sempre su ciò che è essenziale nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo.
La benedizione delle prime pietre
Prima di congedare l’assemblea, il Santo Padre ha invocato la benedizione sui fedeli e sulle prime pietre di quattro nuovi edifici della Diocesi di Carpi: la nuova chiesa della parrocchia di Sant’Agata di Cibeno a Carpi; la “Cittadella della Carità” a Carpi; la nuova struttura parrocchiale di San Martino Carano di Mirandola; la casa di spiritualità di Sant’Antonio in Mercadello di Novi di Modena, per la quale la pietra è costituita da un frammento della chiesa dell’Immacolata Concezione di Quaraqosh, nella piana di Ninive in Iraq, distrutta dalla violenza dell’Isis, segno di comunione fortemente voluto dal vescovo Francesco Cavina.
I “fuori programma”
Terminata la solenne celebrazione, alle 12.30, il Papa a bordo dell’auto si è diretto verso piazzale Re Astolfo: un primo “fuori programma” che ha riempito di gioia i pellegrini, tra cui 40 cresimandi, classe 2003 e 2004, della parrocchia di Fatima di Correggio. Ha fatto fermare la Papa mobile proprio davanti ai ragazzi: “La cresima è il sacramento dello Spirito Santo, è Dio che viene a noi, non è il sacramento dell’arrivederci. Dopo la Cresima si deve continuare a venire in Chiesa, capito?”. E al “sì” urlato dai giovani, ha risposto tra le risate: “Ecco! Ciao ragazzi, arrivederci!”. Tornando verso piazza Martiri, Papa Francesco ha sostato davanti agli invalidi e anziani, ed è sceso per andare da loro a piedi. Ha abbracciato e baciato tanti malati, regalando sorrisi e carezze a quanti più poteva. Con la tenerezza di un padre ha baciato sulla fronte una signora allettata da molti anni. Una anziana gli ha consegnato un rosario di legno: lui l’ha benedetto e glielo ha restituito, dicendole: “Tienilo tu, ti aiuterà nella vita”.
Il pranzo in Seminario
In sintonia con lo spirito che ha animato tutta la visita alla Diocesi di Carpi, anche il pranzo di Papa Francesco, preparato dall’istituto Nazareno di Carpi, è stato vissuto come in famiglia. In Seminario vescovile erano con lui a tavola i seminaristi di Carpi e Modena, i sacerdoti ospiti della Casa del Clero e i Vescovi. A fianco del Pontefice era seduto il canonico don Giovannino Levratti, decano dei sacerdoti della Diocesi (venuto a mancare il 29 gennaio 2019, ndr) con il quale ha intrattenuto una amabile conversazione. Dopo un incontro con il Clero, il Santo Padre ha visitato la Cattedrale riaperta al culto.
Mirandola, “Grazie per il vostro esempio”
Della visita pomeridiana a Mirandola, resta impressa più di tutte un’immagine: quella del Papa che, scortato dai Vigili del Fuoco, è entrato nel Duomo, allora ancora chiuso e semidiroccato, raggiungendo l’altare maggiore per deporvi un mazzo di fiori.
“So bene quanto il terremoto abbia compromesso il patrimonio umano e culturale della vostra terra – ha affermato agli oltre tremila presenti in piazza Conciliazione -. Penso ai disagi che avete subito: le ferite alle case, alle attività produttive, alle chiese e agli altri monumenti. Ma penso soprattutto alle ferite interiori: la sofferenza di chi ha perso i suoi cari e di chi ha visto disperdersi i sacrifici di una vita intera. Grande ammirazione ha suscitato in tutti la testimonianza di dignità e di intraprendenza che avete dimostrato. Vi siete sforzati di affrontare con spirito evangelico la precaria situazione causata dal terremoto, riconoscendo e accettando negli eventi dolorosi la misteriosa presenza di un Padre che è sempre amorevole anche nelle prove più dure. Le ferite sono state guarite. Ma rimangono e rimarranno per tutta la vita le cicatrici. E guardandole, abbiate il coraggio di crescere e di far crescere i vostri figli in quella dignità, fortezza, spirito di speranza, che avete avuto nel momento delle ferite. Vi ringrazio per l’esempio che avete dato a tutta l’umanità, di coraggio, di andare avanti”. Particolarmente toccante è stato poi il saluto e il dialogo con i familiari delle vittime del sisma, cui ha offerto parole di consolazione e gesti di paterna tenerezza.
San Giacomo Roncole
La terza ed ultima sosta del Santo Padre è stata a San Giacomo Roncole, frazione di Mirandola. Ad accoglierlo c’era la Banda Rulli Frulli con i suoi giovani percussionisti, che gli hanno donato la loro maglietta a strisce. Il Pontefice si è poi soffermato in preghiera davanti alla stele realizzata dalla Diocesi di Carpi in memoria delle vittime del terremoto.
L’orologio del campanile della chiesa di San Giacomo Roncole segnava le 17.55 quando l’elicottero bianco di Papa Francesco è decollato dal campo sportivo della parrocchia, tra i saluti, i ringraziamenti, e la commozione, di tutti.