La Cooperativa culturale Gioacchino Malavasi rende omaggio alla sua figura
E' stato fondatore del Movimento Guelfo d’Azione di opposizione al fascismo
Gioacchino Malavasi
In occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, la Cooperativa culturale Gioacchino Malavasi ha promosso un evento di profonda intensità civile e spirituale, dedicato alla figura del suo ispiratore e al contributo dell’antifascismo di matrice cristiana nella costruzione della democrazia italiana.
L’incontro, svoltosi presso la sede della Cooperativa a Concordia sulla Secchia, ha visto la ri-presentazione del libro “L’antifascismo cattolico di Gioacchino Malavasi” di Paolo Trionfini. Un’opera preziosa che restituisce spessore e profondità a una testimonianza troppo spesso dimenticata: quella di un uomo che ha saputo coniugare fede e impegno civile in un’epoca in cui pensare con la propria testa era già un atto rivoluzionario.
A dialogare attorno alla figura di Malavasi sono stati alcuni protagonisti del mondo accademico, associativo e istituzionale: il presidente della Cooperativa Paolo Negro ha introdotto la serata; Paolo Seghedoni, vicepresidente nazionale dell’Azione Cattolica per il Settore Adulti, ha riflettuto sul ruolo educativo della Chiesa nei confronti dei giovani; il professor Giuseppe Acocella, rettore dell’Università Giustino Fortunato e autore dell’intervista a Malavasi contenuta nel libro, ha approfondito il contesto storico e politico nel quale si è formato il pensiero di Malavasi; Pierluigi Castagnetti, presidente della Fondazione Persona, Comunità e Democrazia, ha offerto una lettura personale e toccante della sua eredità morale e politica; infine, Mariapia Garavaglia, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani ed ex ministra della Sanità, ha ribadito il valore attuale della memoria come strumento di impegno per il presente.
Nato a Concordia sulla Secchia, Gioacchino Malavasi fu uno dei protagonisti, seppur meno noti, ma più profondi dell’antifascismo cattolico italiano. Educatore, intellettuale e militante, fondò a Milano nel 1928, quindi negli “anni del consenso del Regime”, il Movimento Guelfo d’Azione, antesignana esperienza clandestina di opposizione al regime fascista che unì giovani credenti e democratici nella lotta per la libertà. Un’esperienza che costò a Malavasi il carcere ma gettò le basi del movimento resistenziale all’indomani dell’8 settembre durante il quale Malavasi, per un primo momento esule in Svizzera, svolge un ruolo di primo piano in stretto raccordo con il gruppo che si raccoglieva interno ad Alcide De Gasperi, facendo parte del CLN dell’Alta Italia e concorrendo alla stesura del “Manifesto di Milano” diffuso all’indomani dell’8 settembre. All’indomani della Liberazione, concorse alla riscostruzione del Paese come Presidente dell’Ente Nazionale Assistenza Lavoratori.
Il suo impegno prese forma in un tempo in cui pensare con autonomia era già una forma di resistenza. Coniugando la radicalità del Vangelo con l’esigenza di un’azione concreta, Malavasi promosse un’idea di fede saldamente ancorata ai diritti umani, alla libertà di coscienza e alla responsabilità civile. La sua figura resta ancora oggi un punto di riferimento per chi crede che la democrazia si costruisca ogni giorno, a partire dalla coerenza tra il pensare e l’agire.
Molto significativo l’intervento di Castagnetti, che ha definito Malavasi “una grande figura di cattolico coerente, che sentiva il dovere di testimoniare la propria fede in un tempo in cui era bistrattata”. Un tempo in cui il fascismo non si limitava a essere un sistema politico, ma pretendeva di imporre un pensiero unico, negando le libertà fondamentali e rendendo la Chiesa uno dei suoi principali bersagli. “Si dimentica spesso – ha detto Castagnetti – che il vero motivo per cui il regime temeva la Chiesa era la sua capacità di educare i giovani alla libertà, alla responsabilità, allo spirito critico. Tutto ciò che un regime autoritario non può tollerare”.
Sempre Castagnetti ha tracciato un parallelo importante fra il ruolo nazionale del concordiese Gioacchino Malavasi e quello di un altro grande antifascista modenese, morto esule: Francesco Luigi Ferrari.
La serata ha quindi rappresentato non solo un omaggio alla figura di Malavasi, ma anche un invito a riscoprire la forza del pensiero libero e del coraggio personale. Un messaggio quanto mai attuale, oggi che il rischio dell’indifferenza può essere tanto pericoloso quanto l’oppressione.
Qui la registrazione integrale dell’iniziativa: https://www.youtube.com/watch?v=ZOjftzsyE1o