Papa Francesco. Castellucci: “è tempo di silenzio e preghiera, di memoria e gratitudine”
In Duomo a Modena il vescovo Erio ha ricordato la profonda umanità del Pontefice e la sua predilezione per gli ultimi e gli “scarti” della società
Vaticano, incontro del Papa con la presidenza CEI 22 agosto 2022_ph Vatican Media – Sir
Questa sera nel Duomo di Modena l’arcivescovo Erio Castellucci ha presieduto la santa messa di suffragio per Papa Francesco. Una celebrazione particolarmente sentita e partecipata da numerosi fedeli e con la presenza delle autorità civili e militari della città nel corso della quale, grazie alle parole del vescovo Erio è stato possibile riflettere e ringraziare per il ministero di Francesco a servizio della Chiesa e di tutta l’umanità.
“Ieri le campane delle nostre chiese hanno suonato a festa per annunciare la resurrezione del Signore. Oggi hanno suonato a lutto per annunciare la morte di Papa Francesco. Ma ieri dentro al suono festoso, c’era anche il peso di tante resurrezioni che ancora attendiamo, quelle di un’umanità sofferente e smarrita e oggi nel suono funebre c’è anche la leggerezza di una morte che è passaggio alla vita piena di gioia. La Pasqua, nel cui clima viviamo questi giorni, è mescolanza di morte e vita, di attesa e pienezza di dolore e letizia”. Una mescolanza che la mentalità del mondo fatica a cogliere ma la vita, ha ricordato mons. Castelluci, è questa e proprio qui si annida il seme buono della speranza cristiana. “Papa Francesco in questi 12 anni ci ha dato un grande esempio di speranza. L’Anno Santo che lui stesso ha voluto chiamare ‘Giubileo della speranza’ è come il suo testamento. A nemmeno 12 ore dalla morte non è certo questo un tempo di bilanci, sarà poi lo Spirito Santo a farli, è invece tempo di silenzio e preghiera, è tempo di memoria e gratitudine. Papa Francesco è entrato nelle nostre case con la disarmante semplicità di un fratello, un padre, un nonno, si è fatto spazio nei cuori di milioni di persone, cattolici, cristiani di altre confessioni, credenti di altre religioni e non credenti il tutto con la forza della sua radicalità evangelica. Non era certo un diplomatico e non ha mai fatto sconti a nessuno, era prima di tutto un uomo che manifestava senza maschere le proprie idee anche quando erano scomode e non nascondeva il proprio carattere immediato e spontaneo il suo spiccato senso dell’umorismo e la preferenza per le cose modeste ed essenziali a partire dalle cerimonie e dai riti. Francesco – ha proseguito il vescovo Erio – è stato soprattutto un pastore innamorato di Gesù, la sua profonda cultura unita ad una solidissima memoria era posta a servizio dell’annuncio del Vangelo, la predicazione lineare e diretta arrivavo al cuore e si legava alla vita quotidiana facendo spesso riferimenti a fatti capitati, a persone incontrate nel suo ministero di religioso, parroco e vescovo. Non chiedeva mai nessun favore in cambio se non questo solo, ripetuto migliaia di volte al termine degli incontri pubblici e privati, ‘per favore ricordatevi di pregare per me’. La forza della preghiera lo ha sostenuto anche nei momenti più difficili. Mi permetto di accennare ad un incontro che ho avuto con lui quattro anni, fa l’unico incontro a tu per tu, nel dialogo di mezz’ora circa ad un certo punto, dato il clima molto familiare, gli ho chiesto: “come fa ad essere sempre sereno davanti agli attacchi pesanti e malevoli che le vengono diretti, alcuni anche da dentro la chiesa?”. Dopo un momento di riflessione ha risposto “prego ogni giorno per loro”. E alla fine dell’incontro salutandomi non ha smentito la sua vena ironica “ricordati di pregare per me non contro di me”. Nessuna meraviglia in realtà perché non faceva che mettere in pratica il Vangelo: pregate per quelli che vi perseguitano. Non è un mistero che i medici dopo l’ultimo ricovero gli avessero prescritto due mesi di riposo assoluto senza incontri e senza uscite, ha resistito alcuni giorni poi ha voluto comparire più volte in pubblico, si è recato pochi giorni fa in carcere ad incontrare i detenuti e ieri ha impartito la benedizione Pasquale, ha girato tra i fedeli in piazza San Pietro: voleva dare un ultimo abbraccio alla sua gente compiendo fino in fondo il ministero di Pietro. Il Buon Pastore – ha affermato in conclusione Castellucci – lo ha associato alla sua Pasqua portandolo ormai in cielo per la convalescenza. Preghiamo per lui e per tutti coloro ai quali ha dedicato il suo ministero, a noi tutti, specialmente agli svantaggiati, ai poveri che in lui hanno trovato un vero e proprio difensore e a quelli che chiamava gli “scarti” della società, specialmente i profughi. A noi non sembrava questo il momento di chiamarlo alla vita eterna, c’è tanta confusione su questo pianeta, ci sono decine di guerre, ingiustizie, violenze… abbiamo bisogno di punti di riferimento solidi, di un grande operatore di pace che porti la luce del Vangelo. Il Signore non abbandonerà certo la chiesa e il mondo e ci donerà presto un successore che ne prosegua l’opera. Ora la nostra gratitudine per averci donato questo grande Papa si trasforma in preghiera, obbedendo una volta ancora alla sua richiesta di non dimenticarci di pregare per lui e chiedendo al Signore di accoglierlo nella sua pace”.