Percorso interdiocesano di formazione per i diaconi permanenti
Prosegue il cammino condiviso dei diaconi permanenti e degli aspiranti al diaconato delle Diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi, che si ritrovano periodicamente per momenti di formazione e di fraternità
di Virginia Panzani
Si è tenuto nel pomeriggio dello scorso 29 marzo, presso la parrocchia di Quartirolo, l’incontro di formazione per i diaconi permanenti e per i candidati al ministero del diaconato delle Diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi. Erano presenti insieme a loro alcune delle mogli.
Don Luca Baraldi ha condotto la riflessione sul tema “La diaconia della speranza al tempo del ‘foreverismo’”. Un neologismo, quest’ultimo, creato da un professore dell’università della Georgia per descrivere il modo di gestire la “nostalgia” nella cultura del web. Da lì, attraverso un’analisi del capitolo 20 del Vangelo di Giovanni, con l’episodio di Maria Maddalena al sepolcro di Gesù, don Baraldi ha proposto qualche spunto per i diaconi e il loro servizio.
La formazione dei diaconi permanenti è stata il primo ambito ecclesiale ad aver intrapreso un cammino interdiocesano. “Abbiamo in qualche modo anticipato il processo di unificazione delle due Diocesi – commenta con un sorriso il diacono Claudio Barbari, responsabile della formazione -. Da quando don Erio Castellucci è vescovo anche di Carpi si è intrapresa una formazione comune che, all’inizio quando gli impegni glielo consentivano, curava lui stesso. Oggi abbiamo un consiglio diaconale formato da otto diaconi e da tre spose”. Vi sono due incontri “residenziali”, gli esercizi spirituali – che si tengono solitamente a giugno – e l’aggiornamento pastorale in autunno, due ritiri pomeridiani in Quaresima – come quello svoltosi appunto lo scorso 29 marzo – e in Avvento, così come tre volte all’anno c’è l’incontro con monsignor Castellucci.
Da sempre, in questo percorso, hanno una posizione importante le spose dei diaconi, poiché, “come evidenziò fin dall’inizio don Erio, l’ordinazione del diacono permanente si innesta sul sacramento del matrimonio – afferma Barbari -. E’ per questo che proprio il Vescovo, quando curava personalmente la formazione, volle tenere un incontro specifico per le mogli, con un ottimo riscontro. Da allora si è deciso che nel consiglio diaconale ci fosse anche una rappresentanza delle spose”.
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