Eventi. Coraggio siate costruttori di comunità
Per il compleanno di Tavola Amica Matteo Zuppi e Roberto Mancini a Carpi
“Mettersi ‘come matti’ a costruire comunità, creare relazioni, provocare incontri perché tutto questo è generativo di una società giusta e della felicità di ciascuno”. Si può sintetizzare in questo forte appello lanciato dal cardinale Matteo Zuppi il senso di una serata speciale organizzata, giovedì 10 aprile, da Ho Avuto Sete e Coop Il Mantello per festeggiare il secondo compleanno del progetto Tavola Amica a Carpi. Pubblico delle grandi occasioni, numerosi i rappresentanti delle istituzioni locali, intervenuti per ascoltare l’arcivescovo di Bologna e presidente della CEI e il professor Roberto Mancini, filosofo e docente all’Università di Macerata, sul tema “Il coraggio del cambiare. Dalla solitudine alla comunità”. Dopo i saluti iniziali del sindaco Riccardo Righi, del vicario generale mons. Gildo Manicardi e del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi Mario Arturo Ascari, è stata la volta dei promotori Andrea Maccari e Paolo Ballestrazzi, che hanno spiegato il senso dell’evento, i risultati e gli obiettivi del progetto Tavola Amica.
I contributi di Zuppi e Mancini stimolati dalle domande della giornalista Maria Silvia Cabri hanno toccato vari aspetti dell’attuale contesto culturale che appare poco incline a favorire l’incontro tra le persone accentuando invece le condizioni di isolamento e solitudine. Le logiche del potere e del mercato hanno spezzato il senso della comunione, “abbiamo preso la vita contromano” ha affermato Mancini declinando poi il possibile cambiamento nel “recuperare il contatto con noi stessi, lasciando fluire l’amore che non è solo sentimento ma la forza fondamentale che genera la vita”. Passare dall’io al noi è la sfida su cui si è soffermato Zuppi partendo dalla condizione di isolamento che vivono tante persone incapaci di staccarsi dal cellullare, di stare in silenzio, di coltivare una vera interiorità. “L’individualismo – ha sottolineato – produce molte patologie e rende difficili anche le cose più naturali”. Si è poi parlato di ruolo delle istituzioni, la chiesa, le amministrazioni pubbliche, il terzo settore, e ancora la preoccupazione per le giovani generazioni il punto cruciale che ha toccato il nervo scoperto delle fragilità degli adulti. Occorre recuperare il senso autentico della “tradizione” ha sostenuto Mancini, “generazione adulta che accompagna alla vita, i giovani sono vicini al cuore della vita, bisogna intensificare le relazioni e condividere con loro, togliere l’angoscia per il futuro”. “Lasciamoli vivere, facciamo vedere la passione per la vita, diamogli un senso – ha ribadito Zuppi – siamo accoglienti, adottiamo, inseriamo. Meno lezioni e più vita! Perché la felicità individuale non si somma bisogna essere felici insieme agli altri, all’interno della comunità”. Il messaggio finale dei due relatori non poteva che essere un invito ad uscire da se stessi, un “mettersi in viaggio” vincendo fragilità e resistenze. Mancini ha suggerito di cogliere quella parola che può dare l’incipit ad un cambiamento, a “toglierci quella sfiducia
del cuore per aprirci all’intelligenza della speranza”. “Senza speranza non generiamo” ha fatto eco Zuppi, richiamando la cifra dell’anno giubilare, “ci scrolla dall’indifferenza ma non viene da se, il prezzo della speranza è affrontare il male” come ci sta testimoniando in modo straordinario Papa Francesco, che nel massimo della prova riesce a scorgere il gesto di una donna che porta in dono un mazzo di fiori gialli.
Luigi Lamma