Sulla spirale…
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
Una revisione sistematica di 25 studi non ha rilevato gravidanze durante un uso prolungato di IUD (la cosiddetta spirale) medicata, che consiste in un piccolo dispositivo di forma variabile con una membrana semipermeabile contenente progesterone, rilasciato in piccole quantità, capace di prevenire eventuali concepimenti. Questi risultati non sono una novità, in quanto da oltre vent’anni i dati mostrano un’efficacia a lungo termine di questi dispositivi medicati. Ad oggi, non si riscontrano rischi, complicanze o effetti collaterali diversi da quelli prevedibili, e i dati risultano rassicuranti per quanto riguarda sicurezza ed efficacia.
Lo studio tranquillizza anche sul fatto che non esiste una tempistica rigida da seguire: se si rispettano le indicazioni, questi dispositivi garantiranno sempre il risultato sperato. I dati cancellano inoltre eventuali preoccupazioni legate al rischio di infezioni, che restano limitate alla sola manovra di inserimento del dispositivo all’interno dell’apparato genitale femminile. I risultati della revisione sono inoltre coerenti con le linee guida della Society of Family Planning per quanto riguarda l’uso prolungato di questi dispositivi.
Dal punto di vista etico, ciò che emerge – al di là dei dati – è che la spirale medicata si conferma un contraccettivo efficace, ovvero uno strumento che impedisce all’embrione di attecchire all’endometrio uterino. Il rilascio dell’ormone ha un’azione sia sull’endometrio sia sugli spermatozoi: rende più spesso il muco cervicale, creando una barriera che ostacola l’ingresso dello sperma, e assottiglia la parete uterina, rendendola meno adatta ad accogliere l’embrione, in un’azione di tipo contragestativo. Se in passato qualcuno poteva mettere in discussione la possibile abortività di questi sistemi, oggi è evidente che questo dubbio è stato definitivamente superato.