Domenica delle Palme – Passione del Signore
Vangelo di domenica 13 aprile
Dal Vangelo secondo Luca
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno ». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
“Oggi con me sarai”
Commento a cura di Rosalba Manes consacrata ordo virginum e biblista
Luca ci invita a sostare con calma nell’ampio racconto evangelico della domenica delle Palme, per condurci al momento più drammatico della vicenda di Gesù. Durante lo scatenarsi di un odio omicida privo di qualsiasi motivazione, Gesù viene condotto a Pilato come “agitatore di popolo”. Questi lo esamina ma scopre che le accuse sono senza fondamento e che in lui non vi è alcuna colpa. È lo scandalo dell’innocente calunniato, che continua a ripetersi nella storia del mondo e della chiesa. Pilato vorrebbe punire Gesù per pacificare un po’ la folla e poi rimetterlo in libertà, ma la folla vuole il sangue ed egli non riesce a opporre resistenza a questo volere iniquo. Così “il legno verde”, l’Amato del Padre che ha fatto germogliare fiori ovunque è passato, viene sradicato dal suo ministero e reciso dalla terra che egli solo sapeva trasformare in giardino. Viene fatto poi sfilare in un triste corteo accompagnato dal cireneo, dal popolo, dalle donne compassionevoli in lacrime e da due malfattori con i quali dovrà condividere la sorte.
“Il legno verde” che ha prodotto frutti innumerevoli di misericordia e tenerezza è inchiodato al legno di una croce infamante dove vengono confitti tutti i legni secchi della storia. Anche quel legno Gesù sa rendere verde con il suo contatto. Dall’alto della croce, tra le schegge di quel legno senz’anima che pian piano prende vita, sgorga il vino nuovo che sarà donato in sovrabbondanza ma che solo gli uomini nuovi e le donne nuove sapranno mettere in otri nuovi lungo la storia dell’umanità: il perdono. “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”: sono parole di canto davanti ai propri oppressori (cf. Sal 137,3), sono la vittoria dell’amore mite dinanzi all’odio più ostinato. Il Figlio amato del Padre sceglie la via dell’amore ancora una volta, come all’inizio, venendo nel mondo (cf. Eb 10,5.7), come al debutto del suo ministero.
L’Amato ama e mette in circolo l’Amore. Ma l’uomo cieco e insensibile è infastidito dai bagliori di luce che il Figlio di Dio inchiodato alla croce diffonde e lo tormenta con l’arma diabolica del sospetto. E siamo ricondotti così alla I domenica di Quaresima quando il diavolo nel deserto sferra i suoi attacchi contro il Figlio di Dio e insinua il sospetto per poter distruggere la relazione Padre-Figlio. Torna il tentatore, sotto specie umane questa volta: “Se è lui il Cristo di Dio, l’eletto…” o “se tu sei il re dei Giudei…”. Fino all’urlo del malfattore che condivide la sua stessa sorte: “se sei davvero il messia salva te stesso e anche noi”. Identità messa alla prova, provocata a compiere un atto che è l’anti-genesi dell’incarnazione: sottrarsi alla vicenda umana mediante un atto di auto-salvezza e di dimostrazione di potenza.
Tra quel cumulo di violenza una voce risuona docile e pacata e riporta al realismo e alla verità: “Noi… riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. È un malfattore che davanti alla morte non vede più l’oscurità ma la luce e che ha sete del vino nuovo: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. È il grido di chi sa che la salvezza non si produce da soli, ma viene dall’abbandonarsi a un amore che accoglie e trasforma anche all’ultimo minuto: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. Il Pastore bello si consegna per la vita dei suoi e lo fa con il vocabolario della comunione: “con me sarai”. L’auto-salvezza è un inferno di solitudine, la consegna all’amore invece è un destino luminoso di mutua presenza e di eternità. Dall’alto della croce fiorita, Gesù inaugura la primavera della nostra partecipazione alla sua pasqua e indica lo stile di una vita feconda: consegnarsi all’amore del Padre. “Padre” è l’ultima sua parola sulla croce che diventa la prima per chi vuole vivere questo pellegrinaggio terreno, spesso in salita, come un gioioso viaggio in compagnia del Vivente verso la Vita senza fine, verso l’abbraccio del Padre.
L’opera d’arte
Beato Angelico, Crocifissione con la Vergine e i Santi Giovanni Apostolo, Domenico e Tommaso d’Aquino (1441-42), Firenze, convento di San Marco. Luogo di fede e di cultura, frequentato da personaggi di rilievo quali Giovanni Pico della Mirandola, Angelo Poliziano e Girolamo Savonarola, il convento domenicano di San Marco ospita lo splendido ciclo pittorico di fra Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico. Fra le Scene della vita di Cristo – dove compare sempre almeno un santo domenicano, a mostrare i modi da osservare nella preghiera di fronte all’episodio raffigurato – la Crocifissione ritorna più volte. La versione qui a fianco, che si trova nella cella 37 del corridoio nord, destinata ai frati conversi, presenta, insieme ai “dolenti”, ovvero la Vergine e l’apostolo Giovanni, due santi: Domenico, con le braccia aperte, in contemplazione del crocifisso, e Tommaso d’Aquino, con il libro fra le mani, in preghiera.
Da notare la particolare sottolineatura del dialogo tra Gesù e il “buon ladrone”, che leggiamo nella Passione secondo Luca. La scritta, che fa da ideale collegamento tra le due figure, riporta infatti le parole latine Hodie mecum eris in Paradiso, cioè “Oggi sarai con me in Paradiso”.
V.P.