I giovani e la sfida del lavoro
Nuova iniziativa del Centro Ferrari di Modena che ha organizzato una conferenza sul mondo del lavoro giovanile
di Pietro Paulo Spigato
materiale fotografico a cura del Centro Culturale Francesco Luigi Ferrari di Modena
Nuova iniziativa riguardante tematiche affini al mondo delle nuove generazioni proposta dal Centro Culturale Francesco Luigi Ferrari di Modena che, in collaborazione con Open Lab ed il patrocinio del Comune di Modena, ha organizzato un evento incentrato su una tematica caldissima di questi anni, ovvero le possibilità d’impiego dei giovani. L’iniziativa si è tenuta ieri a Modena, presso l’Ex Centrale AEM Laboratorio Aperto la conferenza non ha assunto caratteri unidirezionali, bensì quelli del dialogo, fra ospiti e pubblico. Dopo i saluti istituzionali di Andrea Bortolamasi, assessore alla cultura e politiche giovanili di Modena, è seguito l’intervento dell’avvocato Giampiero Falasca, esperto in diritto del lavoro e relazioni industriali, che ha composto il saggio “Questo non è lavoro. Storie di lavoro dannato e strategie per combatterlo”. Il suo contributo si è rivelato lo stimolo primo per l’instaurazione di un arricchente scambio d’opinione con giovani in procinto di entrare nel mondo del lavoro ed i numerosi giovani lavoratori, ospiti della serata. Fra questi Alberto Avallone, assegnista di ricerca UNIMORE, Aurora Marchi, medico specializzando in psichiatria, Giovanni Uzzo, Hse Specialist e chiaramente Federico Covili, presidente del Centro Ferrari, che ha curato l’iniziativa. «Tanti parlano di cosa fanno i giovani– spiega lo stesso Covili – ma pochi provano ad ascoltarli davvero. I giovani sono spesso le vittime sacrificali delle distorsioni presenti nel mercato del lavoro. Questo comporta un sacrificio di menti ed energie straordinarie ed è inaccettabile. Giampiero Falasca spiega nel suo libro che, a livello nazionale, a oltre la metà degli under 35 il mercato del lavoro offre solo contratti irregolari, prestazioni di fatto (in nero) e condizioni disagiate. A cinque anni dal completamento degli studi, i giovani intervistati hanno lavorato in media per tre anni e mezzo. Solo il 37,2% ha un lavoro stabile, mentre il 26% ha rapporti a termine, il 23,7% è disoccupato e il 13,1% è studente-lavoratore. Secondo l’Istat, a gennaio 2025, la disoccupazione giovanile a livello nazionale era al 18,7%.». A moderare l’incontro Giorgio Razzoli, che ha dichiarato, in merito allo stesso: «Una intera generazione rischia di pagare più di tanti altri l’assenza di regole e di tutele, in particolare in alcuni settori. Tutti ci dobbiamo sentire interrogati: imprese, politici, consumatori, evitando di concentrarci solo su chi, stando dentro il perimetro del lavoro regolato, usufruisce, pur tra mille difficoltà, di un presidio di tutele contrattuali e reddituali. Un richiamo forte anche a sostenere un grande investimento sulle persone, in particolare i giovani, sulle loro competenze e sulla loro formazione. In gioco ci sono le tante storie di persone con scarse tutele ma, ancor prima, la tenuta stessa del nostro sistema sociale e delle democrazie». È stata dunque una serata importante per sfatare il moderno tabù che ritrae le nuove generazioni come svogliate ed indolenti sull’urgente tematica dell’occupazione, intuendo che spesso si tende a confondere la necessità e ricerca di impieghi qualitativi con un atteggiamento pretenzioso.