Intervista a Mattia De Bernardis
CulturalMente, a cura di Francesco Natale
È da poco trascorsa la Festa del papà. Figura, quella del papà, al centro del nuovo libro di Mattia De Bernardis, protagonista di questo nuovo appuntamento di CulturalMente, e Andrea Camiar fresco di stampa ed edito da Rizzoli “Il postino notturno”. Il volume, dedicato ai più piccoli, è coloratissimo, non solo per via delle numerose (e meravigliose) illustrazioni a tutta pagina. È coloratissimo di emozioni. La paura, il conforto e l’amore sono elementi che si fondono in una scena di vita quotidiana: un papà che accompagna la propria figlia a dormire. Il titolo del libro altro non è che una metafora usata dal papà per la storia della buonanotte. “Il postino notturno” è indubbiamente una lettura adatta ad un momento intimo come quello immortalato nelle pagine del libro. Un momento fondamentale per una relazione intensa come quella tra genitore e figlio.
Ne “Il postino notturno” racconta di un papà che narra a sua figlia una storia della buonanotte. Secondo lei, oggi questi momenti di intimità tra genitore e figlio si stanno perdendo?
Io spero proprio di no. L’ora della nanna mi pare ancora un appuntamento che non può che essere condiviso e intimo. E poi, nonostante le vite complicate e indaffarate di tutti, la sera è ancora un momento libero da impegni, da poter dedicare alla famiglia.
La bambina, nel suo racconto, ascolta il papà, ma fa anche delle domande, certa di trovare in lui una risposta. Quanto la figura del papà è di riferimento per un bambino?
I genitori sono naturalmente di fondamentale importanza per ogni bambino. La presenza di due figure genitoriali, unite ma distinte e capaci di dare cose diverse in momenti diversi non può che essere un fatto positivo per il bambino.
Come le nuove tecnologie influenzano il dialogo tra padre e figlio?
A mio personale giudizio, se si parla di prima infanzia (a cui il libro mio e di Andrea Camiar si rivolge) le nuove tecnologie non possono che essere negative. Prima delle scuole medie non vedo ragione di inserire un cellulare tra genitori e figli. E le ricerche mi paiono piuttosto unanimi sulle conseguenze negative di un’esposizione troppo precoce a questi strumenti. Capisco che detto da me sembri sospetto, ma il libro illustrato mi pare una tecnologia di gran lunga migliore per un bambino, nonostante non sia nuova.
Lei è papà? Cosa l’ha ispirata per la stesura di questo volume?
Purtroppo non sono genitore, solo uno zio entusiasta e fortunato. Ma non è nemmeno la mia esperienza di figlio che mi ha ispirato, bensì una persona cara con difficoltà ad addormentarsi: è per lei che è nata la metafora “postale”, che poi ha generato la storia del libro.
Cosa augura ai piccoli di oggi che saranno grandi domani?
Auguro loro un’infanzia ricca e serena, che sia poi il pozzo magico da cui attingere l’energia, l’ottimismo, l’impegno, ma anche l’allegria che serve a vivere da adulti in un futuro che oggi mi appare non chiaro né semplice.