Libri. Storie di vita e di malattia scritte dagli oncologi
Alberto Scanni e Fabrizio Artioli alla presentazione del volume “I medici raccontano”
Fabrizio Artioli, Luigi Lamma, Alberto Scanni
“Ciò che possiamo condividere (autori, lettori, interpreti) è la convinzione che narrare le storie dell’oncologia ci aiuti a dare senso alla nostra esperienza personale e professionale”. Sta in queste poche, ma decisive, righe il valore del libro curato da Alberto Scanni e Luisa Fioretto, rispettivamente presidente emerito e presidente del CIPOMO, il Collegio italiano dei primari di oncologia, dal titolo “I medici raccontano – Storie di vita e di malattia”, presentato lo scorso 21 marzo alla libreria Fenice di Carpi. All’incontro, promosso da AMO Carpi, è intervenuto uno degli autori, Alberto Scanni, insieme a Fabrizio Artioli, già primario dell’oncologia di Carpi e autore di cinque racconti pubblicati nel volume ai quali ne vanno aggiunti altri due “carpigiani” a firma di Angela Righi, per tanti anni caposala dell’oncologia e di Dania Barbieri, psicologa. Tra i racconti di Artioli meritano una citazione l’esperienza di vicinanza al suo maestro e amico Carlo Carapezzi durante la malattia che lo ha portato ad una scomparsa prematura, e la nascita dell’AMO l’associazione da lui fondata nel 1996 che ha sostenuto tanti progressi per l’oncologia a Carpi. Alberto Scanni non è nuovo a questo tipo di iniziative editoriali, può vantare già diverse pubblicazioni sul tema della comunicazione medico-paziente e della medicina narrativa come elementi chiave per promuovere una maggiore umanizzazione delle cure mediche. Una sensibilità che l’ha portato a realizzare all’interno del CIPOMO una scuola di “Humanities in Oncology” che ha già diplomato un primo gruppo di giovani clinici ed è in partenza la seconda edizione. Dialogo e ascolto, presa in carico e attenzione alla persona e al contesto familiare, sono qualità imprescindibili per ogni medico ed operatore sanitario ma in ambito oncologico assumono il valore di un requisito essenziale perché sono il principale veicolo della speranza. Su questo tema della “disperata speranza” che accompagna la storia di ogni paziente fin dalla comunicazione della diagnosi si è sviluppata una profonda riflessione nella quale i due relatori hanno condiviso il loro vissuto. “Decisi di dire la verità, ma in modo dolce, sottolineando che non tutto era perduto, che si sarebbe fatto tutto il possibile e che le saremmo stati sempre vicini…sempre avevo cercato di non far mai mancare la speranza al malato…” scrive Scanni in uno dei suoi racconti. “Accogliere le angosce delle persone, farle proprie…la relazioni clinica col paziente richiede una quota di sensibilità emotiva e di improvvisazione da dosare ogni volta in una modalità specifica” gli fa eco Artioli descrivendo lo “strano lavoro” dell’oncologo. E’ qui che si gioca il senso profondo dell’accompagnamento nella cura, che può anche riservare miracoli, ma può anche avvicinare con serenità al possibile insuccesso nella battaglia con la malattia. Una lettura che può far bene, pagine di vita toccate dalla sofferenza che restituiscono motivi di speranza uniti alla possibilità di incontrare professionisti che oltre a maneggiare con competenza tutto il meglio che il progresso della ricerca mette a disposizione sanno anche essere attenti compagni di viaggio di un cammino che sempre più in alcune situazioni, si allunga e può arrivare a guarigione.
Luigi Lamma