Nel 2025 ricorrono gli 800 anni del Cantico delle creature
Vera ecologia è il perdono
A cura dei Fratelli di San Francesco (San Martino Secchia)
“Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione”. Sono le parole con cui inizia il celebre Cantico delle creature (o Cantico di frate Sole) di San Francesco d’Assisi. Nella primavera del 1225, peggiorando il suo stato di salute, si ferma per 50 giorni presso il monastero di San Damiano, dimora di Santa Chiara e delle Povere dame (come erano allora chiamate). Una notte, Francesco riceve dal Signore la promessa della vita eterna; il mattino dopo, quasi cieco, detta il Cantico delle creature. Il suo animo eminentemente poetico si trasfonde in questa stupenda preghiera di lode a Dio (nella lingua volgare umbra del tempo). Per Francesco tutto rimanda a Dio! Di Lui tutto è “significatione”: il sole, la luna, le stelle, gli astri, la terra, l’acqua, il vento, e ogni tempo. Il Poverello d’Assisi percepisce la creazione tutta e ogni creatura come riflesso della presenza e bellezza di Dio. Il grande teologo domenicano San Tommaso d’Aquino, qualche decennio dopo la morte di Francesco, nella sua speculazione razionale scriverà della creazione come una delle cinque vie per arrivare alla conoscenza di Dio. Ciò che il dotto domenicano illustrerà come acquisizione della ragione, Francesco lo sperimentava nell’esperienza mistica e contemplativa. E’ lo sguardo limpido sul creato, sulle cose, sulle persone, sulla storia umana, possibile solo a chi è disponibile all’azione dello Spirito Santo e dei suoi doni, di cui San Francesco era impregnato.