Sabato 29 marzo “Prendersi Cura” in Auditorium Loria
Primo incontro del progetto promosso da Fondazione Hospice San Martino, Amo Carpi, ZeroK, Gafa e Carer con il sostegno della Fondazione Cr Carpi
Convegno “Prendersi Cura”
Nella mattina di sabato 29 marzo prende avvio il ciclo di incontri culturali sul tema “Inguaribili ma sempre curabili”, organizzato da una rete di associazioni di volontariato attive sul territorio: Fondazione Hospice San Martino – Amo Carpi – ZeroK – Gafa e Carer, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. Il programma è articolato in vari appuntamenti, da marzo a novembre 2025, che si svolgeranno a Carpi, Novi e Soliera. Al centro di ogni incontro la presentazione di libri che affrontano con diverse sottolineature il tema delle medical humanities. Il primo appuntamento di sabato 29 marzo a Carpi (ore 9-12.30 – Auditorium Loria) prevede la presentazione dell’iniziativa a cura del dr. Stefano Cencetti, coordinatore del progetto per la Fondazione Hospice San Martino, a cui seguiranno gli interventi su esperienze ed elaborazioni sulle medical humanities in cronicità e cure palliative grazie a professionisti come Giada Lonati, direttrice dell’Hospice Vidas di Milano e Ferruccio De Bortoli, giornalista, che insieme hanno pubblicato il libro “Prendersi cura”. Dopo l’intermezzo musicale con le “Voci e mani bianche” dell’Istituto Figlie della Provvidenza di Santa Croce di Carpi il convegno si concluderà con la tavola rotonda con gli interventi di Maria Grazia Lazzaretti per Amo Carpi, Loredana Ligabue per Carer, Annalena Ragazzoni per GAFA e Massimiliano Cruciani per Zero K.
Perché “Incurabili ma sempre guaribili”
Le Associazioni promotrici del progetto culturale sono impegnate a diffondere l’utilità e la necessità, a fronte di persone affette da patologie cronico-degenerative ed in cure palliative, di favorire l’incontro della medicina e delle pratiche sanitarie con le scienze sociali e comportamentali (antropologia culturale, sociologia, psicologia…), con la filosofia morale (teologia e bioetica) e con la arti espressive ponendo al centro scrittura letteratura, musica, arti figurative e performative. Il malato non è solo il portatore di un sintomo, l’oggetto di analisi e di tracciati, il destinatario di una terapia e poi non è mai solo ma vive l’esperienza della malattia insieme alla sua famiglia. Ecco perché, oltre alle cure mediche, soprattutto quando il decorso della malattia pare non arrestarsi, occorre fare attenzione alla psicologia dell’assistito e dei suoi familiari, al rispetto della sua personalità con esigenze ed abitudini, della sua spiritualità, della sua dignità e dei suoi diritti, partendo dal diritto di sapere (il consenso informato, la dat), di conoscere la malattia di cui soffre. E’ così che acquista valore il prendersi cura con un’assistenza tagliata come un abito su misura da un abile sarto, assistenza “sartoriale”, favorita dalla narrazione, in quanto modellata sulla biografia individuale e da qui prende origine il programma “Inguaribili ma sempre curabili”.