Quanto costa curarsi?
Tempi di attesa, settori “trascurati”: la sanità privata sta prendendo il sopravvento. Govoni (Ferderconsumatori): “Occorre maggiore controllo”
di Maria Silvia Cabri
Secondo una affermazione sempre più diffusa, e che sta destando non poca preoccupazione, il Servizio Sanitario Nazionale sarebbe vicino ad un punto di non ritorno, ossia prossimo al collasso. Posto che il diritto alla salute è tutelato dall’articolo 32 della Costituzione, a fronte di uno scenario tale, viene spontaneo domandarsi: ma quanto costerebbe il “bisogno di salute” se la sanità in Italia diventasse solo privata? Sul punto interviene Marzio Govoni, presidente Federconsumatori Modena: “Il tema del rapporto tra sanità pubblica e sanità privata è complesso e delicato. In base alle segnalazioni che raccogliamo dagli utenti, i costi delle visite private sono aumentati moltissimo. I tempi di attesa nel pubblico, il non potere aspettare lunghi mesi, o addirittura un anno, prima di avere un esito, o il volere essere visitati da certi specialisti che ricevono solo privatamente, spingono sempre più i cittadini verso questo ambito. Dove nel giro di 24, massimo 48 ore si ha l’appuntamento con il medico. Ma, a che prezzo?”.
Indebitamento in crescita
Govoni parla di “una situazione preoccupante che porta sempre più spesso i cittadini a doversi indebitare per ottenere certi tipi di prestazioni sanitarie (si pensi alle cure dentistiche, alle protesi acustiche, solo per fare qualche esempio), o a ricorrere al pagamento rateizzato che poi comporta, compresi gli interessi, costi finali maggiori. Sono i dati stessi a parlare: le statistiche, purtroppo, ci indicano una crescita preoccupante dell’indebitamento, in tale senso, dei cittadini”.
Mancanza di controllo
“A fronte di questi aumenti – prosegue Govoni – un altro elemento molto allarmante è il fatto che la tendenza continua al rialzo non sia attenzionata”. “È vero, siamo in un mercato libero, ma è preoccupante la scarsa attenzione che in generale è rivolta al fatto che, al di fuori delle strutture pubbliche, le visite specialistiche e le prestazioni di carattere sanitario abbiamo attualmente costi molto alti, che sono cresciuti a dismisura, andando ben oltre gli aumenti legati all’inflazione. Anche perché, spesso, a farne le spese maggiori sono le persone più fragili”.
Anziani più esposti
Secondo il presidente di Federconsumatori Modena, le categorie più a rischio sono gli anziani: “Alle lungaggini nell’agire con la sanità pubblica si aggiunge un altro aspetto, ossia la complessità e le complicazioni tecnologiche legate alla burocrazia e ai fascicoli sanitari, il divario digitale, che spingono gli utenti anziani disorientati verso il meno complicato rapporto con la sanità privata e questo influisce sui loro redditi. Bisogna fare di più su questo aspetto, gli anziani sono l’anello debole della vorticosa spinta alla digitalizzazione”.
Spazi pubblici “residuali”
Un altro fenomeno evidenziato da Govoni è il fatto che “si sono dei ‘segmenti’ di sanità che stanno sempre più ‘uscendo’ dal pubblico. Si pensi alle cure odontoiatriche: possono essere effettuate anche nel sistema pubblico ma oggi ciò rappresenta un aspetto residuale, visto che tutti vanno dal dentista ‘privato’. E ci possono essere tanti esempi in tal senso: la sensazione è che la sanità pubblica si concentri di più sulle grandi prestazioni, ‘salva-vita’, sulle eccellenze. Rispetto ad ambiti come l’otorinolaringoiatria, le articolazioni, e appunto le cure dentistiche, il mercato del privato si sta espandendo sempre più. Anche per questo va rivendicato un maggiore controllo”.