Intervista a Letizia Palmisano
CulturalMente, a cura di Francesco Natale
La protagonista di questo nuovo appuntamento di CulturalMente è Letizia Palmisano, giornalista ambientale e autrice. Con “Il Rigiocattolo” (ed. Città Nuova, 2024) Palmisano racconta poeticamente, anche grazie alle illustrazioni di Anna Curti, una storia ambientata in una sorta di officina dove si riparano giocattoli per dare loro una seconda vita. Una storia di riuso, ecologia e umanità che trae ispirazione da una realtà di Campobasso chiamata appunto “Rigiocattolo” dove volontari capitanati da Daniele Leo danno nuova vita ai giochi.
Il Rigiocattolo è una realtà vera di Campobasso. Come ha avuto modo di conoscere questa attività?
Ho scoperto l’attività di Rigiocattolo grazie alla mia passione e impegno nel campo dell’economia circolare. Era il 2022 e stavo scrivendo il mio secondo saggio (“Sette vite come i gatti. Storie di Economia Circolare”) il cui secondo capitolo è dedicato ai giocattoli. Avevo chiesto agli iscritti di un gruppo su Facebook che amministro se, a loro conoscenza, esistesse qualcuno che ancora li riparasse. Tra le risposte ricevute a quel post trovai quella di Rigiocattolo e, in questo modo, sono entrata in contatto con Daniele Leo e con il team di volontari.
Il Rigiocattolo insegna che le cose rotte non vanno necessariamente buttate. È una metafora che vale anche per le persone?
Assolutamente sì. La metafora dei giocattoli riparati trasmette un messaggio importante anche per le persone: ognuno di noi, nonostante le difficoltà e i “danni” subiti nel corso della vita, può riuscire a “ripararsi” e a trovare un nuovo scopo. È un invito a non arrendersi mai, a cercare sempre possibilità di rinascita e, magari, di miglioramento.
Questo libro per i più piccoli parla di riuso. Come mai è importante parlare di ecologia ai bambini?
È fondamentale perché sono loro i custodi del futuro del nostro pianeta e, al contempo, è fondamentale che siano cittadini consapevoli sin da piccoli di ciò che sta accadendo. Educare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità li aiuta a sviluppare una consapevolezza ecologica che (mi auguro) porteranno avanti per tutta la vita. A tal fine, è essenziale insegnare loro, fin dalla tenera età, il valore del riuso e della conservazione delle risorse. Questi insegnamenti possono passare proprio dai loro giocattoli. Quando non piacciono più, invece che finire in soffitta, possono andare nelle mani di altri bambini. Al contempo quando uno dei nostri figli desidera un nuovo gioco, questa richiesta può essere soddisfatta acquistando l’oggetto in un negozio dell’usato o grazie a un baratto tra bambini.
Come mai ha così a cuore il tema della natura e del rispetto per il pianeta e come questi argomenti hanno a che fare con il giornalismo?
Il mio interesse per la natura e il rispetto per il pianeta sono stati una costante nella mia vita sin da quando ero bambina. Dico sempre che ambientalisti si nasce o si diventa. Nel mio caso non volevo relegare questa innata passione solo al mio tempo libero e l’ho quindi trasformata in una carriera professionale, perché credo fermamente nell’importanza di informare ed educare il pubblico su questi temi critici. Il giornalismo ambientale mi permette di far luce su problemi urgenti e promuovere pratiche sostenibili che possono fare la differenza.
Come vede il futuro del nostro pianeta? Ha fiducia nelle future generazioni a cui si rivolge con questo libro?
Credo molto nelle capacità delle future generazioni, alle quali questo libro è indirizzato, di adottare uno stile di vita più sostenibile e di essere agenti del cambiamento. Tuttavia non possiamo di certo aspettarci che diventino loro gli adulti che possano risolvere l’attuale situazione. Mi auguro che anche “i loro genitori”, intesi come la nostra di generazione, possano finalmente maturare la necessaria consapevolezza e investire il proprio impegno nei confronti delle questioni ambientali per poter affrontare efficacemente le sfide ecologiche che ci attendono.