Il Giubileo, Agape e progetto Sorriso
Attenti ai segni dei tempi
di Luigi Lamma
Il Giubileo è iniziato da più di due mesi, si succedono a ritmo incalzante i “grandi eventi” dedicati alle varie categorie e ambiti, domenica scorsa è stata la volta del popolo dei volontari a colorare piazza San Pietro, purtroppo si prolunga l’assenza di Papa Francesco a causa della degenza in ospedale. A livello locale le chiese giubilari rappresentano le “oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione”. Occorre ricordare che nella Bolla di indizione del Giubileo il Papa ha dedicato ampio spazio ai “segni di speranza” come frutto della trasformazione dei “segni dei tempi”, che altro non sono che “anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio”.
E’ opportuno elencarli questi segni dei tempi/segni di speranza: la pace, la trasmissione della vita, fratelli e sorelle che vivono in situazioni di disagio (detenuti, ammalati, persone fragili), i giovani, i migranti, gli anziani, i “miliardi di poveri”. Ad ognuno di questi “segni dei tempi” si abbina un atteso “segno di speranza”: che sia un cambiamento di cui farsi carico, un gesto di condivisione, un distinguersi dalla mentalità corrente…insomma un preciso invito a mettersi all’opera, come singoli e come comunità, perché il dono del pellegrinaggio giubilare non sia compiuto invano e non si limiti ai riti e alle parole. La vita di una comunità cristiana che vuole seriamente essere tale si misura quotidianamente con la realtà, inevitabilmente costellata da “segni dei tempi” che la interpellano perché “bisognosi della presenza salvifica di Dio”. Se i tempi ci dicono che si sta perdendo il desiderio di trasmettere la vita e che ci sono persone che vivono in “condizioni di vita particolarmente faticose e sperimentano la propria debolezza”, non ci si può voltare dall’atra parte ed ecco realizzarsi il “segno di speranza”: una casa accogliente dove poter realizzare il progetto di una maternità, la casa Agape intitolata a Mamma Teresa (pag. 5).
Se i tempi ci dicono che nelle nostre città vivono persone “che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per sé stessi e per le loro famiglie” e molto spesso le loro attese sono “vanificate da pregiudizi e chiusure” non resta altra via che “l’accoglienza, che spalanca le braccia ad ognuno secondo la sua dignità, si accompagni con la responsabilità, affinché a nessuno sia negato il diritto di costruire un futuro migliore”. Da sei anni la parrocchia di Quartirolo di Carpi si fa carico dell’accoglienza di richiedenti asilo nel passaggio dai percorsi istituzionali ad una vita indipendente soprattutto attraverso il lavoro. Per il progetto “Sorriso” la parrocchia ha affittato un appartamento che attualmente è occupato da sei ospiti (una ventina quelli passati). Purtroppo la proprietà ha comunicato la decisione di non rinnovare l’affitto e il progetto rischia di interrompersi (pag. 8). Ecco un’altra occasione per trasformare un “segno dei tempi” in un “segno di speranza”, e così dare compimento a queste due “opere segno” giubilari.
Per Casa Mamma Teresa c’è da completare l’acquisto degli arredi e per il progetto “Sorriso” si cerca un appartamento in affitto o si può aiutare la parrocchia nell’acquisto. Si parla di “opere segno” perché in sintonia con lo spirito di questo Giubileo, senza per questo dimenticare il quotidiano e silenzioso impegno delle comunità cristiane per trasformare altri “segni dei tempi”, come ad esempio i giovani e i poveri. In ogni caso non esistono strade alternative o scorciatoie rispetto al mandato che il Papa affida ai “pellegrini di speranza”: “La comunità cristiana sia sempre pronta a difendere il diritto dei più deboli. Spalanchi con generosità le porte dell’accoglienza, perché a nessuno venga mai a mancare la speranza di una vita migliore”.