La spiritualità come parte della cura
A confronto esperienze di operatori sanitari accanto ai malati e ai loro familiari
di Dante Zini, direttore Ufficio interdiocesano di Pastorale della salute
L’incontro di sabato 22 febbraio scorso all’Aula Magna del Policlinico di Modena ha fornito un approfondimento significativo sui contenuti della spiritualità e dell’umanizzazione delle cure dei malati; si è trattato di un contributo importante per la pratica clinica, assistenziale e pastorale. Ancor più importante è stata la disponibilità a rivederci, manifestata da sanitari e da responsabili di organizzazioni sanitarie: potremo avviare insieme progetti clinici e formativi per migliorare la presenza al letto del malato, in ospedale e nelle case. Le comunità diocesane hanno iniziato questa riflessione insieme con sanitari, Aziende Sanitarie, Università, Ordini Professionali di medici e infermieri e Operatori socio-sanitari. La mattina ha visto relazioni e numerose testimonianze. Gabriele Semprebon ha descritto la spiritualità come un fatto intimo di ogni uomo, più ampio di una dimensione religiosa. Essa comprende i valori e l’identità di ciascuno. I segni della spiritualità sono il rapporto con il divino, con gli altri e con sé stessi, il riconoscimento con stupore del trascendente nel quotidiano, la riflessione sulla vita e sulla morte, il saper amare. Come possono gli operatori sanitari e i cappellani aiutare i malati a farla emergere?