80 anni del Centro Italiano Femminile
Dal silenzio alla parola
di Maria Silvia Cabri
“80 anni di Cif: la storia delle donne dal silenzio alla parola”. È questo il tema scelto dal Cif, Centro italiano femminile, per la celebrazione dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna. Quest’anno ricorre, infatti, l’80° anniversario dell’associazione, nata nel 1945 come coordinamento di associazioni di ispirazione cattolica già esistenti, con l’obiettivo di offrire un contributo femminile al processo di ricostruzione dell’Italia sui valori della democrazia e della partecipazione sociale.
Anche la sezione carpigiana del Cif si prepara a festeggiare l’importante traguardo, con una serie di iniziative a cominciare dalla scelta di ricordare alcune donne significative che hanno saputo vivere e incarnare lo spirito dell’associazione, contribuendo, sotto molteplici aspetti alla vita della città di Carpi. Si tratta di sei donne che hanno lasciato il segno: Anna Mara Lugli, Albertina Zirondoli, Romana Zelocchi, Bruna Lodi, Rachele Imperia Allegretti e Maria Ghidoni. Sono le protagoniste della pubblicazione “Eredità femminili”: “Le nostre sei ‘sorelle’ – spiega Maria Giulia Campioli, presidente del Cif di Carpi – hanno vissuto in modo coerente sia all’interno della Chiesa che all’esterno, nella società, diventando educatrici di diverse generazioni di ragazze e svolgendo contemporaneamente un ruolo pubblico nelle istituzioni quali la scuola, i servizi sociali, sanitari e culturali. E’ infatti duplice il compito del Cif: partecipare alla vita di organismi pubblici, seguire i dibattiti e le trasformazioni della società ed essere presente nelle dinamiche interne della Chiesa quali il Sinodo e i consigli parrocchiali o diocesani”. Sei donne, ognuna con caratteristiche diverse, che rappresentano “una ricchezza per tutta la comunità locale – prosegue Gabriella Contini, figura storica del Cif locale -. Sono state capaci di energia, sguardi profetici e forza vitale rinnovatrice, con il coraggio di introdurre elementi nuovi pure agendo in periodi non sempre semplici. Molte di loro erano insegnanti, capaci di portare la componente educativa anche fuori dalla scuola”. “Ogni anno in cui cade un anniversario importante – aggiunge Maria Giulia Campioli – siamo spinte a riflettere su cosa sia partire dalla memoria per costruire il futuro. Nella memoria ci sono sì i ricordi, ma anche gli affetti, il tempo trascorso insieme, gli incontri, le battaglie, le energie spese e le speranze riposte. Nella memoria conserviamo le radici della nostra essenza: condivisione, compartecipazione all’interno dell’associazione dei medesimi valori e obiettivi. Nella Memoria troviamo esempi, ispirazione e nuova vitalità per il nostro fare di oggi e domani, perché nulla vada perduto ma tutto possa essere moltiplicato. Per questo, per celebrare l’importante anniversario, abbiamo scelto di ripartire da come tutto è nato, da chi ha creato la nostra storia, quali esempi positivi e virtuosi per il cammino dell’oggi”.
Albertina Violi Zirondoli (1901 – 1972)
Albertina è stata la prima presidente del Cif di Carpi, a seguito del lavoro preparatorio di Romana Zelocchi e Monsignor Tarabini che presenziarono la prima seduta del 4 agosto 1945, con le rappresentanti delle associazioni religiose di altri enti. Aveva 44 anni, un figlio di 19 anni, ed era un’insegnante. Fin dal primo incontro furono compiute scelte significative: il doposcuola per i bambini che dovevano affrontare gli esami di riparazione e un corso di insegnamento per la lavorazione delle pantofole. Nei mesi successivi ci sono state iniziative culturali, come il corso di sociologia, e pratiche come il corso di taglio e confezione di camicie da uomo, cui parteciparono 60 donne. Attività ed esperienze che si rivelarono adeguate e preparatorie rispetto al successivo sviluppo della nostra città. Dopo l’euforia per la fine della guerra, era infatti emersa la realtà: la povertà era diffusa e l’Amministrazione comunale non era in grado di rispondere a esigenze e richieste delle fasce più deboli. Albertina, con le altre donne del Cif, diede concrete risposte: i doposcuola diffusi anche nelle frazioni, la refezione con la distribuzione del latte, la custodia dei bambini delle mondine, le vacanze estive nelle Colonie. Spirito assistenziale, ma anche iniziative di tipo culturale e religioso, quali opportunità di crescita e riflessione: nel giugno del 1946 furono affrontati temi quali il divorzio, la famiglia e la Costituente. Albertina Zirondoli e il Cif si sono spese a favore delle fasce più deboli della popolazione: i bambini e le donne.
Romana Zelocchi (1918 – 2017)
Romana è cresciuta in una famiglia benestante, fino ai venti anni ha condotto una vita facile. Poi la guerra ha inciso radicalmente, portandola a una scelta importante: è diventata crocerossina, inserita nel reparto di chirurgia dell’ospedale militare di Modena. Ben presto ha capito che non bastava curare il corpo ferito, ma vedere la persona nel suo insieme: corpo e spirito. Stava con i feriti che avevano bisogno anche di parlare ed essere ascoltati e condivideva la pena circa il futuro della loro vita. Tutti i servizi che ha svolto, donandosi al volontariato, risalivano alle motivazioni nate dall’esperienza giovanile. Finita la guerra, ha svolto un’intensa attività per l’Azione Cattolica, fino all’inizio degli anni Settanta: si occupava delle giovani che avrebbero dovuto affrontare la vita in modo nuovo e più impegnativo. Si stava delineando un cambiamento anche nel mondo del lavoro, ed era importante che le ragazze cominciassero ad essere soggetti attivi. Quelle che venivano dalla campagna e dai paesi limitrofi a lavorare, si ritrovavano all’ora del pranzo nel parco cittadino: pensando all’imminente inverno, Romana ha convinto il vescovo Prati a trovare per loro spazi funzionali e accoglienti, gli stessi in cui, all’inizio degli anni Cinquanta è nata l’iniziativa “Le ragazze del lunedì”, aperta settimanalmente a tutte coloro che lo desideravano, per parlare liberamente dei loro problemi, delle scelte di vita e anche in funzione ricreativa. La regista carpigiana Liliana Cavani che vi partecipava sedicenne, ricorda che “Romana sciolse i nodi che bloccavano il mio destino. Lei mi aiutò a realizzarlo. Senza il suo intervento non so che cosa sarebbe potuto accadere, di sicuro fu presente nel momento cruciale della mia esistenza”. Il desiderio di conoscere realtà diverse, ha spinto Romana a fare l’esperienza in terra di missione, prima in Algeria, poi in Brasile. È stata anche direttrice della Caritas diocesana, aprendo un servizio di accoglienza e di aiuto concreto ai primi migranti in Porta Aperta. Con lo sguardo al generale invecchiamento della popolazione, ha saputo comprendere le fatiche che affrontano i familiari, specie quelli dei malati di Alzheimer: per questo ha fondato l’Associazione Familiari Alzheimer, di cui è stata la prima presidente. Al Cif ha sempre riservato una grande attenzione, offrendo le sue riflessioni sui temi della promozione della donna, della pace e dei rapporti intergenerazionali.
Anna Maria Lugli (1927-1990)
Anna Maria era una maestra, presidente dell’Associazione Maestri Cattolici, impegnata sul piano socio politico come consigliera comunale dal 1956 al 1964. Ha promosso innumerevoli corsi di formazione e aggiornamento per una migliore preparazione professionale delle insegnanti. Il suo impegno nella scuola non si è limitato a un rinnovamento della prassi didattica nelle sue classi, ma ha animato l’associazionismo dei docenti e stimolato la presenza dei genitori quando il sistema scolastico si apriva ad una gestione collegiale carica di prospettive, ma non priva di rischi. Rispetto al tempo pieno, ha assunto una posizione equilibrata, affrontando i veri nodi educativi e contribuendo al superamento di una fase incerta, condizionata dall’ideologia. Anche in Consiglio comunale si è occupata prevalentemente dei settori Istruzione e Assistenza, difeso scuole autonome, stimolato iniziative di adeguamento dell’edilizia scolastica, proposto interventi di sostegno per i bambini svantaggiati. Ha sostenuto le attività del Cif con la sua coerenza e fedeltà ai valori, in un periodo, gli anni Ottanta, particolarmente delicato per la donna e la famiglia: erano stati istituiti i Consultori familiari, promulgate leggi importanti quali la tutela della maternità, il nuovo diritto di famiglia, la legge sul divorzio, sull’aborto. Temi su cui le donne cristiane erano chiamate a un confronto non sempre facile, all’interno dei comitati di gestione e di dibattiti pubblici. Anna Maria ha compreso bene i segni dei tempi: per la donna si delineava la possibilità di una presenza più significativa, valorizzando il suo contributo sia nell’ambito sociale che in quello ecclesiale.
Maria Ghidoni (1935 – 2019)
Maria, nata nel 1935 nella grande casa di via Guastalla, ha vissuto in un contesto familiare tutto femminile, segnato dalla perdita del padre, ma sostenuto da una madre coraggiosa e fiduciosa nell’aiuto di Dio. A quei tempi gli abitanti della zona gravitavano sulla chiesa di Cibeno, piuttosto distante, ma Maria, fino da adolescente, prendeva la bicicletta per seguire le funzioni e le “adunanze” di Azione Cattolica. In quel contesto ha conosciuto Romana Zelocchi ed è diventata Delegata. Ha saputo allargare i suoi orizzonti, divenendo la responsabile di una squadra di pallacanestro femminile, la Fari, che accompagnava nei tornei, desiderosa di contribuire alla formazione di queste giovani donne. Ha attraversato una fase storica contraddistinta da grandi cambiamenti del mondo femminile, aderendo in modo attento ed equilibrato alle legittime richieste che provenivano dalle donne. Socia fondatrice del Gruppo Assistenza Familiari Alzheimer, riteneva necessario aiutare le persone in difficoltà con sollievi adeguati. Iscritta al Cif, ha offerto approfondimenti personali di passi evangelici, delle fonti francescane, a testimonianza di una profonda spiritualità. E’ stata una donna del suo tempo, che ha contribuito a far crescere, all’interno della chiesa, il senso della dignità e vocazione della donna, consapevole anche dell’importanza di una maggiore partecipazione delle donne cattoliche al dibattito politico e alla vita delle istituzioni. Maria pare avere realizzato anzitempo ciò su cui Papa Francesco insiste: “Una chiesa in uscita, che sa prendere l’iniziativa, senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per evitare gli esclusi”.
Bruna Lodi (1936 – 2010)
Bruna Lodi è stata un’educatrice e una grande comunicatrice, sia come insegnante che come responsabile nei Gruppi e nelle Associazioni di cui faceva parte. Per prepararsi adeguatamente all’impegno nel sociale dopo il pensionamento, ha frequentato i Corsi di Assistente Sociale all’Università, laureandosi e offrendo la sua competenza a Porta Aperta, diventandone presidente. Ha insegnato in Appennino, per poi costituire un team nella scuola Bollitora con Anna Maria Lugli e Imperia Allegretti, al fine di garantire una didattica adeguata al tempo pieno appena introdotto. Ha seguito le ragazze di AC soprattutto durante i soggiorni a Pozza, a Villa Immacolata, per poi ritrovarle al Cif, quando Bruna, Maria Ghidoni e Imperia, hanno deciso di sostenere l’Associazione e offrire il loro contributo. Sono state le “sorelle maggiori” che hanno sollecitato ad approfondire il rapporto donna-chiesa, donna- società, spronando a essere presenti negli organismi di partecipazione sociale, in cui è riconosciuto il ruolo del Cif: Consulte, Consultorio, Tavolo della memoria, Organismi di Pari Opportunità. Il percorso di Bruna è stato fedele e coerente al Vangelo, espresso sempre con le parole giuste, soprattutto quando si rivolgeva ai giovani e alle giovani, in modo particolare a coloro che svolgevano il loro servizio civile a Porta Aperta. Anche ai nomadi di via Nuova Ponente Bruna Lodi ha sempre dedicato attenzione, mantenendo rapporti costanti. Di lei è stato detto: “Una vita di relazione cosmopolita, modernissima, aperta a tutti. Nessuna chiusura a razze, età, posizione sociale”.
Rachele Imperia Allegretti (1938 – 2014)
Nata nel 1938 nella storica famiglia Allegretti, la più giovane di tanti fratelli e sorelle che hanno dato un loro contributo alla convivenza, all’interno e all’esterno della chiesa. Maestra elementare, era con Anna Maria Lugli e Bruna Lodi nel team della scuola Bollitora, la prima a usufruire del tempo pieno a Carpi. Apparteneva con Bruna al gruppo di ragazze di Azione Cattolica del Duomo ed è stata per molto anni presidente dell’AIMC, l’associazione dei maestri cattolici, promuovendo corsi di aggiornamento e approfondimento didattico. Iscritta al Cif, nel periodo in cui con Ac e la scuola di teologia venivano promossi incontri con teologhe e storiche, ha elaborato spesso sintesi di condivisione, tra cui “Noi donne nella Chiesa”, del 1997, in cui ha riassunto alcuni punti chiave sul ruolo della donna nella Chiesa, sulla necessità di valorizzare l’apporto delle teologhe, al fine di rinnovare percorsi predeterminati dalla gerarchia, richiamando l’attenzione sul vissuto femminile propositivo rispetto a valori quali gratuità, accoglienza, ospitalità e convivialità al fine di rinnovare la pastorale. Durante la sua presidenza fu organizzata in Sala Cervi una grande mostra-concorso dedicata alla creatività femminile, con tante opere, dai testi scritti, alla pittura, alla fotografia. Imperia difendeva con fervore le idee che aveva maturato e alle quali non era disposta a rinunciare.