La propedeutica in Seminario, un tempo di discernimento
Un’esperienza di vita per verificare la solidità della propria vocazione
di Don Anand Nikarthil, Vice Rettore del Seminario Interdiocesano
La parola propedeutica deriva dal greco e significa “insegnare prima”. Si tratta di un periodo iniziale che precede gli studi filosofici e teologici in cui il candidato è chiamato a conoscere meglio se stesso, approfondire la propria relazione con Dio e verificare la solidità della propria vocazione. La Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis del 2024 (di seguito Ratio), considera la fase propedeutica come un momento imprescindibile nel cammino verso il ministero sacerdotale e suggerisce quattro elementi fondamentali della formazione:
1. Abitare presso il Signore. La tappa propedeutica è un tempo dedicato a introdurre, sostenere e dare robustezza alla vita spirituale. L’Eucarestia quotidiana diventa momento centrale della giornata, i candidati impareranno a gustare l’importanza della Scrittura nella vita del credente, pregata attraverso il metodo della lectio divina. E in un approccio graduale alla Liturgia delle Ore, faranno esperienza della dimensione ecclesiale e comunitaria della preghiera. Unitamente a questo, la tappa propedeutica sarà momento propizio per una necessaria educazione al silenzio e una gestione più rigorosa del tempo (cfr. Ratio n. 33).
2. Abitare presso se stessi. Poiché la vocazione non è mai slegata dalla storia personale del singolo, diventa necessario aiutare i giovani a connettersi con aspetti fondamentali della loro vita. L’obiettivo è promuovere una maturità affettiva e sessuale, una serenità nelle relazioni interpersonali, e lo sviluppo di rapporti che si basano sul dono di sé, piuttosto che sul possesso o sulla manipolazione (cfr. Ratio n. 34).
3. Abitare nella Chiesa. Aiutare i candidati a conoscere bene la spiritualità del sacerdote diocesano, confrontando la loro idea di ministero con le richieste della Chiesa. È anche un momento favorevole per conoscere la Chiesa diocesana e il suo presbiterio (cfr. Ratio n. 35).
4. Abitare il mondo. La tappa propedeutica si caratterizza per suscitare nei giovani interesse e attenzione per l’oggi dell’uomo, nella consapevolezza che la storia umana, nella sua complessità, è luogo nel quale Dio continua a far risuonare la sua voce. È fondamentale promuovere esperienze di carità e servizio per far comprendere la dimensione sociale del messaggio cristiano, incoraggiando l’impegno a favore dei bisognosi e la verifica della vocazione come dono di sé (cfr. Ratio n. 34).
La propedeutica, quindi è un vero e proprio tempo di discernimento vocazionale, compiuto all’interno di una vita comunitaria, e di un “avviamento” alle tappe successive della formazione.
Matteo e Giovanni si presentano
Parola ai due seminaristi che hanno intrapreso la Propedeutica
“Mi chiamo Giovanni Nardini, ho 35 anni e sono della parrocchia di Spilamberto. Spiegare cosa mi ha spinto a chiedere di entrare in Seminario, non è immediato; fino a poco tempo fa, neanche ci avrei pensato. Proverò a farlo ripercorrendo la strada che mi ha portato fino a qua: sin da piccolo ho sentito una forte sensibilità verso la Messa; all’età di sei anni, in concomitanza del catechismo, ho iniziato a fare il chierichetto, e non ho mai smesso. Crescendo, sono poi divenuto aiuto-catechista, accompagnando una classe dalla seconda elementare fino alla Cresima; dopodiché sono divenuto animatore nel post-Cresima, e lo sono rimasto per quattro anni. Giunto a 26 anni, ho lasciato l’animazione nel post-Cresima e ho iniziato a frequentare il Santuario della Beata Vergine della salute, a Puianello, dove la domenica pomeriggio si svolge l’Adorazione Eucaristica, accompagnata dalla preghiera del Santo Rosario. E credo che sia stato qui, adorando il Santissimo Sacramento, che ho iniziato a sentire il desiderio di dilatare il mio cuore verso Dio e lasciandomi guidare spiritualmente dai padri cappuccini.
Ho poi preso parte con loro ad alcuni pellegrinaggi nei luoghi di San Francesco e, dopo un brevissimo periodo di discernimento in convento, ho maturato il bisogno di intraprendere un cammino che mi aiutasse a comprendere quale fosse la volontà di Dio nella mia vita. Non molto tempo dopo, ho sentito l’esigenza di fare un discernimento più profondo; così ho chiesto di poter entrare in Seminario”.
“Il mio nome è Matteo Vincenzi, 26 anni, e sono entrato in propedeutica verso la fine di settembre. Prima di iniziare il mio percorso in seminario ho studiato Astrofisica a Bologna e ho insegnato Matematica per due anni in scuole Secondarie di primo e secondo grado, rispettivamente di Cento (Ferrara) e Montombraro (Modena). Il tempo speso ad insegnare l’ho vissuto come una grazia del Signore: non c’è altro lavoro che mi appassioni così tanto; ciononostante le domande su quale fosse la mia vocazione, che già da anni mi ponevo, mi hanno spinto a fidarmi un po’ di più del Signore. Per quanto l’insegnamento mi entusiasmasse, avevo, ed ho, nel cuore un desiderio di qualcosa di più, e dunque conoscendo la realtà del seminario e sentendomene attratto ho deciso di iniziare questo nuovo percorso, lasciando la docenza.
Non so quale sarà l’esito del cammino in seminario, chiaramente, e sono grato che sia così: sento infatti che davvero il Signore sta preparando per me una strada che solo chi è libero può percorrere. In questi mesi di profondo cambiamento nella mia vita sono convinto e percepisco che il Signore mi stia conducendo per mano verso una meta nuova, nella piena libertà di poter scegliere con Lui come arrivarci: la vita in Cristo”.