Laboratorio Teologico Realino, percorso di formazione per i ministri
Dal 13 febbraio si terrà la prima parte del percorso di formazione per i ministri nella Chiesa organizzato dal Laboratorio Realino. Ne parla don Luca Baraldi
di Virginia Panzani
Don Luca Baraldi (Ph Nicola Catellani)
Inizierà giovedì 13 febbraio, alle 20.45, in Sala Duomo a Carpi, il modulo del Laboratorio Teologico Realino pensato come prima parte – per l’anno pastorale in corso – del percorso di formazione rivolto a chi svolge un ministero nella Chiesa e a quanti stanno valutando la possibilità di “incamminarsi” verso queste forme di servizio: ministro straordinario della Comunione eucaristica, lettore, accolito e catechista. La proposta formativa, dal titolo “Come colui che serve”, nasce come risposta ad una esigenza emersa nella nostra Chiesa. “In tempi recenti diversi battezzati laici e laiche si sono rivolti al Vicario generale manifestando interesse verso la possibilità di intraprendere un cammino che li conduca a forme stabili di servizio – spiega don Luca Baraldi -. Così monsignor Manicardi ha pensato di coinvolgere Simone Ghelfi, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, e me, a titolo personale, non svolgendo io alcun servizio stabile da quando mi è stato chiesto di rientrare dalla missione nell’Artico, affinché immaginassimo e proponessimo un percorso, inquadrato nel Laboratorio Teologico Realino (LTR), che rispondesse al bisogno pastorale di cui ho detto”.
Don Luca, in quale contesto ecclesiale trova il suo senso la proposta di questo modulo?
Il quadro ecclesiale nel quale si inserisce il “modulo”, suddiviso in due parti, è tanto sfaccettato quanto intrigante e promettente. Da un lato negli ultimi anni la Chiesa universale, attraverso alcuni documenti di Papa Francesco (“Spiritus Domini” e “Antiquum ministerium”) e, a cascata, le Chiese della nostra regione (“Il ministero istituito del Lettore e dell’Accolito” e “Il ministero del Catechista”), hanno manifestato un rinnovato interesse per i ministeri laicali, o meglio battesimali, nella vita e nella missione della Chiesa. Tale attenzione – e qui abbiamo un secondo elemento – non nasce dal nulla; essa piuttosto pare come un frutto della presa di coscienza che la comunità dei credenti sta realizzando sempre più di essere Popolo di Dio che cammina in maniera sinodale nella storia.
Lo stesso San Paolo VI, appena terminato il Concilio, in un discorso tenuto in una parrocchia romana, affermava come la Chiesa non sia una realtà informe e senza struttura, ma una compagine nella quale il servizio è la legge fondamentale e per la quale i ministeri sono come l’innervata che la sostiene.
Da ultimo vorrei sottolineare come il cammino verso la nascita di una nuova realtà ecclesiale nella provincia modenese stia giocando un ruolo positivo nel pensare nuove forme di missione nella e della Chiesa, con un più stabile e “istituzionale” coinvolgimento delle battezzate e dei battezzati che a ciò sono chiamati.
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