Quando per la politica anche molti cristiani si spaccano tra loro
In punta di spillo, una rubrica di Bruno Fasani
Se chiedessimo alla gente quali sono le priorità che si aspetta dalla politica, indubbiamente in cima alla lista della… spesa troveremmo due realtà: maggiore sicurezza e gestione degli immigrati. Due argomenti che non camminano necessariamente insieme ma che spesso si lambiscono, creando pregiudizi e intolleranza. Che ci sia preoccupazione per la sicurezza è un dato di fatto. Non serve fare un elenco di quanto accade. La cronaca parla da sola. A questo andrebbe aggiunta l’ultima frontiera, quella delle aggressioni al personale medico e infermieristico, con devastazione dei Pronto Soccorso degli ospedali. Si parla apertamente di “zone rosse”, dove il colore non è altro che una metafora del semaforo, lì ad avvertirci che stiamo entrando in aree a rischio.
Sicurezza e immigrati, temi sui quali tutti, dico tutti, chiedono ai signori pagati per stare in Parlamento di farsene carico trovando soluzioni, facendo proposte, correggendo, integrando… Il cittadino è stufo agro del giochino dei partiti, per cui se tu dici nero io dico bianco, se io dico bianco tu dici nero, a prescindere, spartendosi su diverse barricate ideologiche, solo in funzione del tornaconto elettorale. Così come il cristiano dovrebbe essere stufo agro dell’ipocrisia morale di chi si serve dei migranti per costruirci sopra fortune politiche. E questo vale sia per chi li spedisce in Albania, sia per quanti, fingendo un buonismo che buono non è, li lascia vivere di stenti e di espedienti sulle piazze in balia delle loro solitudini tristi.
Sono partito da questa lunga premessa per approdare ad un altro ragiona-mento. Se la politica si divide in due fronti ideologici, non c’è il rischio fondato che anche i cattolici finiscano per spaccarsi, spalmandosi sulle due frontiere, subordinando così il vangelo ai due diversi schieramenti ideologici? Se oggi i cristiani sono considerati politicamente irrilevanti non è perché non abbiano più un partito che li rappresenti e neppure perché la società sia diventata refrattaria ai valori di cui sono portatori, ma perché consegnandosi a identità partitiche in antitesi fra di loro, finiscono per perdere di vista o scolorare la loro originalità evangelica. E allora ecco i preti di Destra e quelli di Sinistra, i vescovi che guardano di qua e altri che guardano di là. I cittadini cristiani che si mordono, uno perché definito con disprezzo fascista e l’altro ricambiato con comunista. Tornano alla mente le divisioni elencate da san Paolo nella lettera ai Corinti, quando la comunità si era frantumata in tanti piccoli gruppi pronti a farsi guerra, chi con Paolo chi con Apollo, quando i leader di questo mondo avevano preso il posto dell’unico Gesù e dell’unico suo vangelo. In matematica si parla di minimo comune denominatore. Evidentemente quando di mezzo c’è la politica, anche la matematica con la sua logica va a sfracellarsi in casa cattolica.
È accaduto la scorsa settimana in Germania, dove i vescovi si sono spaccati, uscendo allo scoperto, gli uni contro gli altri, su una proposta di legge che inaspriva la legge sul ricongiungimento dei familiari degli immigrati. E, sulla loro scia, la gente in piazza a domandarsi: stiamo con Paolo o stiamo con Apollo? Cristo era a parte.