Focherini, tra speranza e memoria
Odoardo Focherini ricordato a Concordia nell’80° del martirio. La testimonianza inedita di un sacerdote prigioniero a Fossoli
di Francesco Manicardi, giornalista, nipote di Focherini
“Ho incontrato Odoardo Focherini, amministratore delegato de “L’Avvenire d’Italia”, nell’ottobre del 1943, quando cercavo salvezza per mio figlio, per i miei, per me. Ricordo che egli mi disse: ‘Ho sette figli e di fronte alla mia coscienza sarei a posto anche se pensassi solo a proteggere loro, ma non posso fare a meno di aiutarvi’. […] Nella solitudine in cui la ferocia nazifascista lasciò mio figlio e me, il ricordo del sacrificio di Odoardo Focherini mi aiuta a credere che esistano ancora quei valori umani di cui, dopo tante atrocità, si sarebbe portati a dubitare”. Questa testimonianza, rilasciata nel 1954 da Laura Bassani, ebrea salvata da Odoardo, restituisce il senso del fare memoria ancora oggi, a 80 anni dagli eventi tragici della Shoah e del martirio di Focherini. Con questo intento la Cooperativa Culturale G. Malavasi di Concordia ha organizzato nel Giorno della Memoria una serata dal titolo “Il Giusto tra le Genti e Beato Odoardo Focherini, uno di noi, della nostra Diocesi, ci interroga. Sappiamo metterci in gioco per la giustizia?” E’ emerso che Odoardo, il giusto, seppe esercitare la giustizia superiore del brano evangelico di Matteo 6 (“Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia…”) facendola maturare nella sua coscienza e superando la “giustizia ingiusta” dei nazifascisti nei confronti degli ebrei. Odoardo è stato un uomo normale che ha saputo compiere atti eccezionali: lo hanno aiutato una formazione robusta fatta di “preghiera, azione e sacrificio”, una capacità di relazioni autentiche in tutti i campi del suo vivere, una volontà di fidarsi e affidarsi alla Provvidenza.
Ci sono stati e ci sono nel presente uomini e donne giuste, che non sono arrivati alla notorietà o saliti agli altari: è la santità della porta accanto di cui ci ha abituato a sentire parlare Papa Francesco. C’è chi si domanda: ha ancora senso fare incontri sul tema della memoria? Io rispondo ancora “sì”, proprio perché accanto al proliferare del male, oggi come allora, c’è bisogno, c’è fame di speranza e di persone che sappiano incarnarla. Poi, nell’incontro di Concordia, càpita che un amico, Carlo Alberto, si alzi per condividere un episodio inedito, scritto dal deportato don Mario Crovetti nell’estate del ’44: “Sono le 13 quando metto piede nel campo [di Fossoli] insieme ai miei compagni di sventura. […] Ho cessato di esistere come persona. Sarò soltanto il numero 2544. Uscendo dall’Ufficio matricola mi sento chiamare per nome. Mi volto e vedo alla finestra d’una baracca una grande faccia larga messa al riparo dal sole da un fazzoletto rosso a fiori vivaci, come quelli che portano le nostre contadine quando lavorano nei campi sotto il solleone. E’ il ragioniere Odoardo Focherini di Carpi, dirigente dell’Azione Cattolica. Lo conosco per essermi incontrato con lui varie volte durante convegni ed assemblee. Quel volto amico mi fa l’effetto di un’iniezione tonica, m’infonde coraggio nel clima deprimente del primo impatto col lager.”