Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria
Vangelo di domenica 9 febbraio
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, (…) Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». (…) Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Commento
A cura di Rosalba Manes, Consacrata ordo virginum e biblista
Chiamati a una fitta rete di relazioni
L’evangelista Luca ci conduce presso il lago di Gennesaret, dove la folla si accalca desiderosa di ascoltare la parola di Dio. Gesù è distratto dalla presenza di due barche accostate alla sponda che calamitano la sua attenzione. I pescatori stanno lavando le reti ed egli si accosta per salire su una delle due barche e da lì poter insegnare. La barca, che appartiene a un uomo chiamato Simone, diventa per Gesù una sorta di cattedra, una specie di pulpito dal quale far risuonare il lieto annuncio del Regno, il lieto annuncio della salvezza.
Dopo aver insegnato alla folla, Gesù si rivolge al proprietario della barca e avanza una richiesta alquanto stravagante: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca” (Lc 5,4). Forse che il “figlio di Giuseppe”, il falegname, se ne intenda anche di pesca? Simone, infatti, alquanto sorpreso dall’ordine di Gesù, racconta di aver trascorso l’intera nottata a pescare con i suoi compagni ma senza aver ottenuto alcun risultato. Pescare di giorno equivarrebbe a sperimentare un ulteriore fallimento. Tuttavia, malgrado il buon senso e l’esperienza gli suggeriscano di non accettare quell’invito, Simone accoglie la sfida di avanzare su acque profonde, forte di un unico elemento, la parola di Gesù: “sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5). Quella stessa parola che la folla vuole ascoltare, Simone vuole anche metterla in pratica.
La sua obbedienza a quell’invito folle sortisce il suo frutto ed è tale da lasciare senza fiato: la pesca è così abbondante che c’è il rischio che le reti si rompano e per questo c’è bisogno dell’aiuto immediato dei compagni dell’altra barca. Questo aiuto si rivela prezioso perché grazie alla fatica di tutti i pescatori i pesci vengono trasferiti sulle due barche e le riempiono. La quantità di pesci pescati è davvero ingente se Luca ci racconta che entrambe le barche sono così sovraccariche da rischiare di affondare.
L’abbondanza sperimentata non lascia indifferente colui che si è fidato della parola di Gesù. Simon Pietro infatti si lascia toccare, scuotere e commuovere nel profondo da quell’irruzione sorprendente del divino, da quella inattesa gratuità che sortisce una moltiplicazione inaudita. La sua reazione dinanzi all’abbondanza diviene riconoscenza, un gesto di coinvolgimento affettivo: “si gettò alle ginocchia di Gesù” (Lc 5,8). Si colloca in basso colui che è stato raggiunto da un dono non ricercato, immeritato. La riconoscenza si fa comprensione sapiente della condizione dell’uomo dinanzi a Dio: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore” (Lc 5,8). È la percezione del décalage tra un Dio “abbondante” e la creatura umana “mancante”. È lo stupore per una fascinazione di bellezza che seduce, attrae, ma dalla quale al tempo stesso ci si sente separati da un fossato: il peccato.
Tutti coloro che hanno assistito alla pesca miracolosa avvertono quel fremito di seduzione che si mescola alla paura. Per questo Gesù interviene a rassicurare il discepolo che ha saputo scommettere sulla parola del suo Maestro: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5,10). La parola di Gesù non è una rete che intrappola e soffoca, ma una rete che raccoglie dalla dispersione, unifica e fa crescere, una rete che mette in collegamento molti, creando legami di aiuto, di prossimità e di amicizia spirituale. Per questo quel giorno quei pescatori conquistati da quel dono inaudito, lasciarono tutto e lo seguirono. Per questo anche oggi molti rinunciano alla mentalità dell’accumulo per abbracciare quella di un servizio fatto di sobrietà e solidarietà, fatto di dono gratuito. Per questo anche oggi la sequela Christi non è una ricerca di cose da fare ma di relazioni di qualità da coltivare.
Nell’anno (2024-2025) in cui si celebra il centenario della nascita di don Oreste Benzi – il programma degli eventi è iniziato nel settembre scorso a Rimini – in questo periodo di Avvento il commento al Vangelo della domenica su Notizie sarà accompagnato dalle riflessioni del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. I testi sono tratti da “Pane Quotidiano” il messalino con il Vangelo e la Parola di Dio del giorno commentati da don Oreste Benzi. Info: https://shop.apg23.org/abbonamenti/16-messalino-pane-quotidiano.html
Anche Pietro, dopo il miracolo dei pesci, in una maniera diversa da Paolo e da Isaia, ha la percezione della presenza di un Altro accanto a lui e appena l’avverte si getta alle ginocchia di Gesù e gli grida di allontanarsi da lui perché peccatore. Questo è il primo dono che il Signore oggi ci fa: farci anelare all’esperienza di lui e rivelarci il nostro peccato, perché fa di noi una creatura nuova. Quando noi ci mettiamo di fronte al Signore per quel poco che possiamo percepire di lui, arriviamo a capire quanto è indegna la nostra vita mescolata nella bugia, nell’invidia, nella gelosia, nella cattiveria, nel godere del male altrui. Tutto il tuo peccato ti pesa addosso, il tuo cuore poco pulito, la tua mancanza di generosità, la tua incapacità di dire di sì, allora il grido: «Allontanati da me, Signore, perché sono un peccatore ». È il desiderio profondo di incontrare lui, e noi abbiamo bisogno di questo incontro in fondo alle nostre coscienze. La sete che è nell’uomo è la sete di vedere Dio, di avere esperienza di lui, di vivere in unione con lui, ma un’unione che ci compenetra, che ci fa sperimentare Dio! Riempitevi di Dio e fate esperienza di lui!
Don Oreste Benzi
(Tratto da “Pane Quotidiano, Sempre Editore”)
L’opera d’arte
Cigoli, Vocazione di San Pietro e di Sant’Andrea (1607), Firenze, Palazzo Pitti. Lodovico Cardi detto il Cigoli – dal nome della località toscana dove nacque – fu attivo a Firenze e a Roma a cavallo tra il manierismo e il barocco. Questa tela fu realizzata nel 1607 per il nobile Niccolò Carducci, agente del granduca Ferdinando I de’ Medici a Livorno, e destinata alla cappella del duomo di quella città. È una delle ultime opere del pittore, che morì nel 1608.
L’episodio dipinto è la chiamata dei primi apostoli: Gesù che incontra i due fratelli pescatori, Simone e Andrea, sulle rive del lago di Tiberiade, e l’invito rivolto loro a lasciare tutto alle spalle e a seguirlo. La scena centrale del brano appare solenne, monumentale, e dal racconto estremamente chiaro: la disposizione ben studiata delle figure consente allo spettatore di riconoscere con chiarezza il momento e di cogliere, in particolare, l’effetto intenso degli sguardi tra il maestro e Simon Pietro, che rivela sia la richiesta sconvolgente del primo, sia la risposta ferma e affermativa del secondo, pronto a diventare “pescatore di uomini”. In secondo piano, sulla sinistra, Andrea sta sollevando le reti colme di pesci.
V.P.