Fine vita, curare per accompagnare
“La dignità del fine vita” secondo il dottor Vacondio, responsabile della rete di cure palliative dell’Ausl di Modena
di Maria Silvia Cabri
È stato un confronto multidisciplinare quello al centro del convegno dal titolo “La dignità del fine vita”, che si è svolto a Modena lo scorso 16 gennaio, organizzato dall’Azienda ospedaliera universitaria di Modena, in collaborazione con il Comune, l’Ausl di Modena, UniMoRe e l’Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari. Professionisti sanitari, giuridici e di bioetica hanno affrontato temi cruciali come l’accompagnamento del paziente, le cure palliative, la comunicazione medico-paziente e i profili normativi.
Tra gli interventi, quello del dottor Paolo Vacondio, responsabile della rete di cure palliative dell’Ausl di Modena: “Partendo dalla lettura del bisogno di affrontare il tema del vita, emerge nell’ambito ospedaliero e non solo, la difficoltà che può incontrare il medico, che per definizione è proiettato al guarire, ad affrontare invece il concetto di inguaribilità”. Secondo il dottor Vacondio, “per dare dignità a quel periodo che coincide con il ‘fine vita’, occorre sa-pere accettare il concetto di malattia non guaribile, che come tale porta alla morte. Uno dei grossi limiti che si incontrano, infatti, è che il ‘fine vita’ non viene nominato, non gli si dà un ‘nome’, ossia viene negato e dunque lo si priva di dignità. Di qui l’importanza, nella relazione tra medico, équipe, paziente, di un dialogo aperto sulla consapevolezza delle condizioni di salute della persona malata. Ma non è sempre semplice.