Intervista a Giacomo Poretti, tra speranza e domande di senso
L’attore Giacomo Poretti, in scena al Teatro di Carpi, riflette sul ruolo dell’arte e sulla percezione dell’uomo
di Maria Silvia Cabri
Un artista eclettico, capace di fare ridere e, al tempo stesso, di condurre il pubblico, magari proprio attraverso la risata, in una riflessione profonda sul senso dell’esistenza quotidiana. Giacomo Poretti, comico, attore, sceneggiatore e regista milanese, componente del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, nei giorni scorsi è stato a Carpi, al Teatro comunale, dove ha portato in scena, con Daniela Cristofori e Marco Zoppello, “Condominio Mon Amour”. Una vocazione artistica, quella di Poretti, che, sia attraverso i libri, gli articoli sulla stampa che tramite il teatro, è segnata profondamente dalla ricerca spirituale e dalla sensibilità religiosa. “Porsi delle domande” pare il suo “mantra”: e ciò è emerso anche nell’applauditissimo spettacolo che vede un micromondo quotidiano in cui relazioni e abitudini saltano all’improvviso. Una pièce teatrale per approfondire, mediante lo stile inconfondibile dell’attore, un aspetto importante e delicato come quello del lavoro e del rapporto dell’uomo con le trasformazioni attuali.
Poretti, qual è il tema portante dello spettacolo?
Da un po’ di tempo Daniela (Cristofori, moglie dell’attore, ndr) ed io ci stiamo chiedendo dove sta andando il mondo…