Scelte economiche in stile sinodale. Beni da rinnovare e rilanciare
di Luigi Lamma
Nell’articolato crocevia che ha visto intersecarsi in questi ultimi anni le varie fasi e i diversi livelli del Cammino Sinodale della Chiesa Italiana con il Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità, che ha trovato un punto fisso (anche se intermedio) con il Documento Finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre 2024) “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione” *, si innestano le questioni aperte a livello delle chiese locali. La quotidianità delle periferie, infatti, non è mai priva di sollecitazioni rivelatrici. Nel caso di quella carpigiana poi, alle prese anche con il percorso di unificazione con Modena-Nonantola, quest’aspetto diventa ancora più interessante. C’è anche il rischio di perdere la bussola tra documenti, progetti, incontri, assemblee… L’importante rimane, però, mantenersi consapevoli di far parte di un processo avviato, di un cantiere in continua evoluzione, all’interno del quale esistono tanti piccoli edifici tutti intercomunicanti. Il riferimento in questo caso è allo Strumento di lavoro prodotto dal Cammino Sinodale italiano affidato alle Chiese locali, che ci accompagna nell’ultimo tratto offrendo “alcuni criteri operativi e scelte possibili per incarnare la conversione sinodale e missionaria delle comunità”. E’ dunque il contesto sinodale che detta priorità e modalità, urgenze e stile di lavoro. E’ qui che si colloca anche il faticoso e complesso impegno che riporta alla terza sezione dello Strumento di lavoro intitolata “La corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità” ed in particolare alla scheda n. 17 dedicata al “Rinnovamento della gestione economica dei beni”. Se si leggono queste poche pagine e si compie un’immersione nella realtà attuale facendo i conti con risorse e competenze a disposizione, emergono aspetti interessanti su quanto sta accadendo anche nella chiesa di Carpi, senza bisogno di evocare i “preti imprenditori”, protagonisti del secolo scorso, ma che prima di tutto erano preti, animati dal desiderio di rispondere ai bisogni dei giovani del loro tempo offrendo istruzione, cultura, formazione al lavoro e luoghi ricreativi.
L’incontro avvenuto nel pomeriggio di domenica 12 gennaio, che ha visto riuniti il Collegio dei Consultori (l’organo di consultazione più vicino al Vescovo nei processi decisionali) e il Consiglio degli affari economici è stato un primum per la nostra diocesi. Il Consiglio diocesano per gli affari economici è una novità dell’ultimo Codice di Diritto canonico è un organismo di carattere prevalentemente tecnico, che coadiuva il Vescovo – che in diversi casi deve consultarlo pur rimanendo libero nelle sue decisioni – indicandogli criteri e modalità nell’amministrazione economica della diocesi**. L’incontro in co-presenza di questi due organismi essenziali ha messo a tema argomenti noti e in parte evidenti nell’ambito della gestione e destinazione dei beni diocesani (l’area Nazareno in viale Peruzzi, il Seminario con gli spazi e le attività assistenziali connesse, l’eventuale acquisto dell’ex monastero delle Cappuccine in virtù di un’interessante offerta proposta alla diocesi). Il prolungato e approfondito confronto ha fatto proprio lo stile di lavoro richie-sto: “privilegiare metodologie di valutazione partecipativa, valorizzare le competenze di quanti, in particolare Laici, hanno maggiori dimestichezze con i processi di rendiconto e valutazione e operare un discernimento delle buone pratiche già presenti nella società civile locale, adattandole ai contesti ecclesiali”. Forse qualcuno dirà che non tutto è “deciso” relativamente alle tre questioni affrontate, ma si è impostato un orientamento per individuare le persone che porteranno avanti questo triplice percorso in modo congiunto e anche con la partecipazione della diocesi di Modena con cui stiamo incamminandoci, in un territorio non facile e con caratterizzazioni molto differenziate, per essere un “unico ente diocesi” e un’unica chiesa del Signore. L’avvio è stato posto con coraggio o, se vogliamo, con parresia cristiana. La sfida non è da poco anche perché non c’è solo da gestire l’esistente ma da prefigurare, non senza luoghi, opere e spazi, una presenza di credenti e di Chiesa che si rinnovano nell’annuncio del Vangelo e nel servizio agli uomini e alle donne che abitano questo territorio. Insomma, non solo business ma servizio, serve profezia non solo ragioneria.
* https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/10/26/0832/01659.html
** https://www.vatican.va/archive/cod-iuris-canonici/ita/documents/cic_libroII_492-494_it.html