Benedici il Signore, anima mia
Commento al Vangelo di domenica 12 gennaio 2025
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Commento
A cura di Luca De Santis – Agensir
Il tempo del Natale non è terminato, la nostra riflessione continua tramite la festa del Battesimo di Gesù, che stiamo celebrando oggi. Proprio domenica scorsa, nel suo Prologo, Giovanni ci ha donato una bellissima definizione di Dio: “In principio era il Verbo”. Prima della creazione, e ai primordi di tutto, Dio è parola. All’interno del brano odierno, Gesù è riconosciuto dal Padre tramite la sua Parola, che squarcia nuovamente i cieli e rimbombando nella creazione, viene udita dall’umanità. Dio è fondamentalmente relazione, non solitudine o disinteresse nei confronti dell’uomo: la sua parola diventa carne. Il battesimo, dunque, acquista una prospettiva nuova, che non consiste esclusivamente nell’essere lavati dai peccati per farci così divenire persone nuove, ma in Gesù, il battesimo sarà in “Spirito Santo e fuoco”: ogni uomo e donna, quindi, sarà in tal modo immerso in questa relazione, che non tocca solo l’esterno della persona ma penetra nel suo interno, tanto da conformarlo come figlio di Dio. Il battesimo di Gesù accade al termine della missione di Giovanni Battista, durante la quale tanti uomini sono entrati in quelle acque per essere lavati dai propri peccati. Anche Gesù vi fa il suo ingresso. Non per compiere il medesimo rito, in quanto Lui, Figlio del Padre, è senza peccato, ma per lasciarsi bagnare da quelle acque inquinate dai peccati: ovvero, per caricare su se stesso i limiti di ogni uomo e donna, atteso che la sua missione è proprio quella di entrare in relazione con tutti e sanare ognuno di noi. L’evangelista Luca ci ha ricordato questa verità già nel racconto della nascita di Gesù a Betlemme, allorquando Maria, come prima azione, avvolge in fasce il corpicino del Bambino, coprendolo con quelle bende che manifestano i dolori dell’umanità e le ferite apertesi con l’allontanamento dell’uomo da Dio. La venuta di Gesù chiude il cammino del precursore Giovanni e quello di tutti i profeti. Termina così l’Antico Testamento, in quanto la Storia della Salvezza viene inaugurata dalla buona notizia che il cielo si è aperto, che non c’è separazione tra Dio e l’uomo, che la Sua Parola potrà essere ascoltata, ma che Colui, che era al principio di tutto, ora è visibile. Tutto questo non è un sogno, ma il Padre lo testimonia e, dopo la Resurrezione, i discepoli lo annunceranno, donandoci quello che hanno ascoltato, visto e toccato.
Nell’anno (2024-2025) in cui si celebra il centenario della nascita di don Oreste Benzi – il programma degli eventi è iniziato nel settembre scorso a Rimini – in questo periodo di Avvento il commento al Vangelo della domenica su Notizie sarà accompagnato dalle riflessioni del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. I testi sono tratti da “Pane Quotidiano” il messalino con il Vangelo e la Parola di Dio del giorno commentati da don Oreste Benzi. Info: https://shop.apg23.org/abbonamenti/16-messalino-pane-quotidiano.html
“Gesù è uno in mezzo agli altri ed è come gli altri, cioè non si presenta nella sua potenza, ma si presenta nella sua umiltà. La gente lo riconosce in quella umiltà profonda in cui egli è mentre si reca da Giovanni per compiere un atto che, rispetto al popolo, è un atto di giustizia. Egli riceve il Battesimo che dava Giovanni. Uscendo dalle acque, con un segno visibile, riceve la pienezza dello Spirito Santo; in quanto vero uomo, riceve la consacrazione dello Spirito Santo e viene manifestato nella sua missione. Il Padre dice: «Questi è il mio Figlio prediletto nel quale io mi sono compiaciuto». Nella misura in cui mi lascio possedere da Cristo, queste parole sono rivolte anche a me e anche a te, a ognuno di voi! E nella misura in cui io sono fedele a Dio non ho più nulla di mio, ma sono totalmente a disposizione di Dio, sono il figlio nel quale Dio si compiace!”
Don Oreste Benzi
(Tratto da “Pane Quotidiano, Sempre Editore”)
L’opera d’arte
Joachim Patinir, Battesimo di Cristo (1510-20), Vienna, Kunsthistorisches Museum. Fra i primi specialisti fiamminghi nella rappresentazione di vedute, Patinir evoca scenari pieni di dettagli realistici assemblati in modo fantasioso. Come vediamo in quest’opera, dove il Battesimo di Cristo è ambientato in un lussureggiante paesaggio, con il fiume Giordano che attraversa rocce, boschi e prati. Una linea verticale congiunge idealmente, al centro del quadro, Dio Padre, in alto, in uno squarcio di luce fra le nubi, sotto di lui la colomba, immagine dello Spirito Santo, e in basso il Figlio Gesù.
Giovanni, inginocchiato su uno scoglio e vestito con il consueto abito da penitente, alza la mano sul capo, per usare le parole del Battista stesso, di “colui che deve venire”, il Salvatore del mondo. Sullo sfondo a sinistra, le figure di Giovanni e di Gesù ricompaiono a raffigurare il momento precedente il Battesimo: il primo, attorniato da un nugolo di persone, abbigliate secondo la foggia cinquecentesca, sta indicando il secondo, che avanza verso di loro ammantato di una tunica azzurra. La stessa che vediamo in primo piano, lasciata a terra da Gesù, per farsi battezzare nel fiume.
V.P.