Tra polemica e pessimismo c’è urgente bisogno di raccontare il bene
In punta di spillo, una rubrica di Bruno Fasani
Era il 31 dicembre scorso, l’ultimo giorno dell’anno. Con un po’ di malizia professionale leggevo i pezzi “precotti”, confezionati da tempo per i giorni di vacanza. Tre titoli mi colpivano in particolare. Si sa che i titoli non sempre riflettono il contenuto del pezzo, ma qualche volta dicono molto più dell’articolo stesso. Ve li riporto. Il primo diceva: «I droni volano in borsa». Qui c’è poco da girarci intorno per capire. La verità è che la guerra sta procurando affari d’oro non solo ai produttori di armi, ma anche a coloro che hanno investito i loro soldi acquistando in Borsa azioni delle aziende che le producono. Azioni che volano in alto, facendo riempire le tasche di denaro. E allora si fa presto a diventare complici della guerra, mentre a parole ci si professa a favore della pace, separando la coscienza dal profitto.
Il secondo titolo a colpir-mi mi fa sobbalzare. Recita testualmente: «Mussolini, personaggio dell’anno». Penso ad una apologia del Duce. Di questi tempi c’è da aspettarsi di tutto. Scopro invece che, a ottant’anni da quel tragico 28 aprile 1945 quando fu ucciso con Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra, il suo spettro si aggira più presente che mai. Non tanto grazie ai nostalgici, trasformatisi in medium per evocare la presenza del suo spirito, quanto alle opposizioni che hanno cercato di far credere agli italiani che la sua reincarnazione era ormai imminente e minacciosa. L’hanno fiutato bene scrittori ed editori che hanno tappezzato le librerie di testi per allertare sul pericolo incombente. Peccato ci si perda a gridare al lupo, mentre ci sarebbe bisogno di azioni concrete e progetti reali. Sto pensando se quel gruppo di importanti politici cattolici che si sono riuniti in associazione con lo scopo di portare dentro alla Sinistra il cristianesimo sociale di Sturzo e De Gasperi non sia partito da queste mie stesse considerazioni. Forse è solo presunzione. Più verosimilmente, realismo.
Tengo per ultimo il terzo titolo. «Capo Danno». Due parole, due messaggi. Se “danno” è una chiara allusione critica al governo, colpisce quel “capo”, cioè nuovo inizio di un’azione dannosa. Il che non è proprio consolante come profezia. Lasciando da parte la politica, penso che stia diventando una tendenza quella di evidenziare il male, piuttosto che cogliere il tanto bene silenzioso che fiorisce intorno. È da tempo, e lo dico con disgusto pur essendone talvolta protagonista, che tutte le televisioni, dalla Rai alle commerciali, hanno fatto della cronaca nera il foraggio di autosostenta-mento. Non c’è programma, dico uno, durante la giornata, che non sia indugiare su delitti, violenze di ogni genere. Temo che un giorno ci diranno, come al tempo dei sassi dal cavalcavia, quanto l’effetto scia abbia portato le teste più calde e fragili a farsi emule dei criminali raccontati in cronaca. Le ragioni del pessimismo sono tante e fanno la voce grossa. Ma quelle dell’ottimismo hanno la voce sussurrata del bene. Basta saperla ascoltare. Caso mai diventarne noi degli amplificatori credibili per far conoscere il tanto bene nascosto che ci capita di incontrare. Farà bene a noi e a chi ci ascolterà. Che sia questo l’augurio per un Felice Anno Nuovo.