La comunità ricorda Don Enea Tamassia a 22 anni dalla sua scomparsa
“Ho cercato di mostrarvi una religiosità senza pose, mescolata ed attuata nella concretezza di ogni giorno”
“Ho cercato di mostrarvi una religiosità senza pose, mescolata ed attuata nella concretezza di ogni giorno”.
Don Enea Tamassia è tornato alla Casa del Padre il 5 gennaio 2003: 22 anni fa. Nato il 13 dicembre 1920 a Concordia, è rimasto presto senza i genitori e venne avviato al Seminario. Ha celebrato la sua prima Messa nel 1943: ha iniziato il suo apostolato a Concordia, poi a Mirandola, e dal 1955 a Carpi. Uomo di fede – lo scoprivi per il suo essere innamorato di Sant’Agostino e di San Tommaso d’Aquino, ma attento agli autori contemporanei, quelli che hanno “fatto il Concilio”, nella sua biblioteca (sempre tenuta aggiornata) da Rhaner a Schillebecks, a K. Barth, a don Milani, di grande capacità di lettura – leggeva di notte a volte fino ad ora tarda. Un uomo, un sacerdote, attento alla realtà politica e sociale. I quotidiani erano sempre presenti nella borsa per i suoi giovani di ragioneria, sempre informato e pronto a dibattere sui disparati temi: la chiesa, l’uomo, la verità, la fede, l’amore. Lo capivi quando celebrava: ci teneva alla bellezza (dai canti, ai fiori, ai paramenti).
Colpivano le sue omelie; sempre preparate, attente al quotidiano, inserite nella vita e negli accadimenti sociali. Soprattutto capace di annunciare tutto il Vangelo: omelie fatte di chiarezza espositiva a cui non mancava mai il calore di chi sa di trasmettere la verità del Vangelo, l’amore verso chi ascoltava e il richiamo ad essere buoni cristiani e buoni cittadini.
Intenso il rapporto tra don Enea e l’esperienza scout: ha iniziato a Mirandola, erano gli anni dopo la guerra, e lui aveva compreso che i giovani maturavano soprattutto attraverso esperienze faticose, ma sempre belle da ricordare. Quando si trovò a far rinascere la Parrocchia di San Francesco, vi fece di tutto: dal sagrestano al falegname, dal tipografo al fotografo, e tutto per i suoi ragazzi che si unirono al “suo sogno”, il Carpi 2. Quanti oggi gli sono grati per la fermezza nel chiedere lo stile scout, il valore dell’impegno preso, la testimonianza nell’essere il primo ad iniziare e l’ultimo a smettere. I Vescovi lo chiamarono a reggere la Cappellania dell’Ospedale e si fece amare e rispettare, poi Parroco in Duomo dove ebbe l’onore di accogliere in Cattedrale il Beato Giovanni Paolo II nella sua visita a Carpi.
Una persona burbera e materna amata da tanti, ha vissuto in profondità la sua solitudine con il Signore, e forse nelle notti insonni, ai campi scout, riusciva a parlare con il suo Dio nel silenzio delle montagne, ma non parlava di sé stesso ma dei suoi “mascalzoni”. Il Signore lo ha chiamato a sé alla vigilia dell’Epifania. Quanto aveva desiderato da piccolo la “calza della befana”: ora la riempiva del premio dei giusti. Il suo esempio ci ha mostrato come ogni uomo possa essere icona della tenerezza di Dio e realizzare il Suo amore sulla Terra.
(liberamente tratto da un ricordo scritto da Don Claudio Pontiroli e da alcuni dei “ragazzi di Don Enea”. Dal libro “1924 prima e dopo”, a cura di Fabio Balboni e Stefano Zerbini, pubblicato in occasione del centenario dello scautismo nella Diocesi di Carpi).
Le Sante Messe di suffragio saranno celebrate domenica 5 gennaio alle 11 nella chiesa di San Nicolò e alle 11.15 nella chiesa di Quartirolo.