Culto dell’Immacolata, una devozione sempre viva
Il culto dell’Immacolata nel mirandolese e nelle parrocchie della Diocesi
di Andrea Beltrami
Analogamente a quanto avvenuto nel carpigiano, anche a Mirandola la devozione a Maria Immacolata nasce all’interno del cenobio francescano, insediatosi verso la fine del 1287. Il culto si radica sempre di più riscuotendo una forte partecipazione popolare; nella seconda metà del XVI secolo sorge una Confraternita sotto il titolo dell’Immacolata Concezione con sede nella chiesa di San Francesco e aggregata all’omonimo sodalizio romano di San Lorenzo in Damaso. I confratelli scelsero come altare privilegiato per le celebrazioni mariane il penultimo della navata sinistra, di patronato della famiglia Masetti e ottenuto il nulla osta dal padre generale, Francesco Gonzaga. Il vescovo di Reggio, Paolo Coccapani, già arciprete di Carpi, concesse alla Confraternita, nel 1627, di partecipare alle funzioni religiose e distinguersi indossando cappa e cingolo di colore rosso; l’anno successivo mutò il colore della cappa in bianco, ritenendolo più adatto e consono alle caratteristiche della titolare. Cento anni più tardi il sodalizio mariano dota l’altare di una ancona in legno dorato entro cui vi colloca, cinque anni dopo, una statua in stucco policromo opera di bottega lucchese.