Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele
Vangelo di domenica 15 dicembre 2024
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile ». (…)
A cura di Rosalba Manes, consacrata dell’Ordo virginum e biblista
Che cosa dobbiamo fare?
Nel Vangelo della terza domenica di Avvento, chiamata Gaudete per l’invito che la liturgia rivolge a rallegrarsi per la visita del Salvatore che viene, la «voce» che ha annunciato questa visita spiega come vivere al meglio l’attesa. Riprendendo l’inizio di Is 40, dove si apre il libro della consolazione, Giovanni Battista aveva invitato le folle a «raddrizzare» i sentieri del cuore perché il terreno interiore fosse del tutto spianato per dare a Dio il permesso di ricreare l’assetto dei sentimenti, dei pensieri, della visione del mondo e di Dio stesso. Si tratta dell’invito a una genuina conversione che contempla un dinamismo di ripristino della giustizia. I verbi al passivo – «sarà riempito» e «sarà abbassato » – sono espressioni pudiche per parlare dell’agire di Dio, di un Dio che ama la giustizia, l’uguaglianza, l’ordine interiore e l’ordine sociale.
Per ben tre volte viene rivolta a Giovanni la stessa domanda che gli uditori della predicazione di Pietro a Pentecoste rivolsero agli apostoli: Che cosa dobbiamo fare? A rivolgerla a Giovanni sono prima le folle, poi i pubblicani e infine i soldati. Alle folle Giovanni consegna l’impegno della condivisione: vestire gli ignudi e dare da mangiare agli affamati, rinunciando alla logica dell’accumulo e imparando a donare ciò di cui si dispone. Ai pubblicani e ai soldati affida l’impegno della giustizia: esigere il giusto, accontentarsi del salario e rinunciare all’abuso del proprio ruolo e a ogni genere di estorsione mafiosa. L’opera di raddrizzamento del cuore per accogliere il divino Re che sta per venire richiede un impegno personale assai concreto che comporti un processo di purificazione, correzione e sobrietà. Il cambiamento interiore necessita della disponibilità umana di mettere ordine nelle relazioni imparando a condividere e ad instaurare la giustizia. Il Dio della salvezza, infatti, per camminare sulla terra sceglie la via di relazioni nuove, rivitalizzate dalla linfa della solidarietà e dell’amore fraterno.
Il cambiamento del mondo parte dal cuore del Padre ma incrocia e interpella fortemente la nostra volontà di conversione, una volontà che si concretizza in disponibilità ad aprirsi al progetto salvifico e misericordioso di Dio. Perché questo cambiamento possa realizzarsi veramente serve lo sposalizio tra l’intervento divino energico ed efficace e l’impegno responsabile del cuore umano. Per questo Giovanni spiega che la sua missione è propedeutica a quello del Cristo, che la sua predicazione prepara quella del Messia di Dio, che il suo battesimo è immersione nelle acque, mentre quello di Gesù è immersione nel fuoco dello Spirito, unico agente della conversione e dell’autentica purificazione del cuore umano: mandi il tuo spirito… e rinnovi la faccia della terra (Sal 104,30). Solo Dio, infatti, può saggiare i cuori, bruciando la paglia dell’inconsistenza e raccogliendo il frumento della fede. Giovanni invita gli uomini a mettere ordine nelle loro vite, ma solo il Cristo, l’unto di Dio, pieno di Spirito Santo, può attuare questa opera di raddrizzamento della storia, mutando le pietre in cuori di carne e coniugando la misericordia con la giustizia. A noi dunque non resta che accoglierlo spalancandogli le porte del nostro cuore.
Nell’anno (2024-2025) in cui si celebra il centenario della nascita di don Oreste Benzi – il programma degli eventi è iniziato nel settembre scorso a Rimini – in questo periodo di Avvento il commento al Vangelo della domenica su Notizie sarà accompagnato dalle riflessioni del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. I testi sono tratti da “Pane Quotidiano” il messalino con il Vangelo e la Parola di Dio del giorno commentati da don Oreste Benzi. Info: https://shop.apg23.org/abbonamenti/16-messalino-pane-quotidiano.html
Giovanni dice: «Io vi butto l’acqua sulla testa in segno di penitenza, ma il mio battesimo non vale niente. Viene uno che vi battezzerà nello Spirito Santo». Che cosa significa battezzare? Immergere. Viene Gesù che immerge nello Spirito Santo. Che cos’è lo Spirito Santo? Il Figlio esiste perché è amato infinitamente dal Padre, e quell’amore che il Padre ha verso il Figlio per cui lo fa esistere perché lo ama, ed esiste solo perché lo ama, quell’amore è lo Spirito Santo. Il Figlio ama il Padre e il Padre esiste perché è amato infinitamente dal Figlio, e quell’amore è lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è amore, è lo Spirito di Gesù e del Padre. Noi siamo incapaci di amare, ma il Signore ci immerge nel suo Spirito per cui amiamo come ama lui. Lo Spirito Santo ti dà la facoltà di far esistere gli altri perché li ami come li ama Dio! Che bello! Fate esistere tutti! Lasciatevi vincere dall’amore di Dio! È il canto della gioia!
Don Oreste Benzi
(Tratto da “Pane Quotidiano, Sempre Editore”)
L’opera d’arte
Seguace di Vincenzo Foppa, Predicazione di San Giovanni Battista (1470-75), Columbia Museum of Art, Columbia (Usa). Alla scuola di Vincenzo Foppa, grande animatore del Rinascimento lombardo, va assegnato l’anonimo autore di questa tavola. La predicazione del Battista appare calata in un’atmosfera fiabesca, con personaggi abbigliati come in una corte della seconda metà del ‘400, in un dolce paesaggio collinare con una città fortificata. In cima ad una roccia, domina la scena Giovanni ritto in piedi, magro, emaciato e vestito da eremita secondo l’iconografia tradizionale. Del tutto inusuale è invece, tra gli ascoltatori, la presenza di Salomè – la principessa che chiese al re Erode la testa del Battista – che gli studiosi hanno identificato nella figura femminile con la corona in testa, seduta in basso a sinistra. Nei tre uomini in piedi alla destra di Giovanni il pittore ha simbolicamente rappresentato le età della vita: il giovane biondo, l’uomo maturo con la barba scura, l’anziano canuto. Più difficile da interpretare è l’immagine dei due bambini in primo piano che giocano con una falena, quest’ultima forse simbolo di resurrezione, dunque di una nuova “vita” annunciata dal Battista.
V.P.