Il Bistrò53 della Cooperativa Nazareno nella guida “Il Gusto della Cooperazione”
"Quando si decide di mangiare nel ristorante gestito da una cooperativa ci si predispone ad ascoltare una storia e incontrare un progetto di vita"
Ci sono anche due locali modenesi – Centofiori di Marzaglia e Bistrò53 di Carpi – ne Il Gusto della Cooperazione, la prima guida ai ristoranti gestiti da cooperative promossa da Confcooperative e FondoSviluppo (fondo mutualistico di Confcooperative), realizzata dall’editore Pecora Nera di Roma.
«La guida raccoglie 109 ristoranti cooperativi, ma soprattutto racconta storie di reinserimento lavorativo che, favorendo lo sviluppo personale ed economico, diventa speranza in una vita migliore», afferma il direttore generale di Confcooperative Fabiola Di Loreto.
La guida è suddivisa per regioni, ogni regione è rappresentata da almeno un ristorante cooperativo, descritto in schede in cui emergono le sue peculiarità, il progetto che c’è dietro, l’offerta gastronomica e tutte le altre informazioni utili al lettore.
Le storie dei due ristoranti modenesi sono simili, essendo entrambi gestiti da cooperative sociali nate per favorire il reinserimento lavorativo di persone con disagio fisico o psichico.
Centofiori è l’agriturismo biologico della cooperativa sociale Giovani ambiente lavoro, che nel 2011 ha aperto una fattoria nel polo ambientale di Marzaglia di Modena.
La cucina, che supporta i percorsi sociali per le persone accolte nella fattoria, utilizza i prodotti dell’azienda agricola gestita dalla cooperativa, la quale sviluppa un tipo di agricoltura biologica e multifunzionale certificata Icea (Istituto per la certificazione etica e ambientale).
Bistrò53 è stato inaugurato nel 2017 come locale di ristorazione estiva per offrire nuove opportunità di lavoro alle persone seguite dalla cooperativa sociale Nazareno Work di Carpi. Da ottobre 2024 è aperto per la prima volta anche in autunno e inverno. Nel menu ci sono anche le verdure stagionali prodotte nell’antistante orto biodinamico Buccia, dove persone con disabilità e invalidità coltivano verdure a km zero.
«Quando si decide di mangiare nel ristorante gestito da una cooperativa ci si predispone ad ascoltare una storia e incontrare un progetto di vita – commenta il presidente di Confcooperative Terre d’Emilia, Matteo Caramaschi -. I ristoranti cooperativi esprimono valori e tradizioni, parlano di persone e piccole comunità capaci di generare il cambiamento verso uno sviluppo sostenibile e accessibile a tutti».