Giornata sacerdotale interdiocesana, riflessioni sulla carità
Si è svolta a Modena la giornata sacerdotale interdiocesana, organizzata dal Seminario interdiocesano. La riflessione del vescovo Castellucci sul tema della carità verso il prossimo: il “Buon samaritano” di Van Gogh e la testimonianza di Ludovico Antonio Muratori
Ludovico Antonio Muratori e il “Buon samaritano” di Van Gogh
di Marco Andreotti, seminarista
Si è tenuta la mattina del 14 novembre a Modena, presso la parrocchia di Gesù Redentore, la giornata sacerdotale delle diocesi di Modena-Nonantola e Carpi, ormai avviate sul cammino della piena unificazione. È stata un’occasione di incontro e riflessione per tutti i preti, presto chiamati a vivere la comunione di un unico presbiterio. Il vescovo Erio ha presentato all’assemblea una meditazione ricca di spunti curiosamente provenienti dalla filosofia, dalla storia e dall’arte, a partire dalle impressionanti vicende umane di Nietzsche e Van Gogh. Sollecitazioni sapientemente rilette e ricondotte al tema dell’amore per il prossimo: perché amare il mio prossimo? E soprattutto, chi è il mio prossimo? È la domanda del dottore della legge, a cui Gesù risponde raccontando la parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37), un vangelo notoriamente rifiutato da Nietzsche, che arriva a condannare la compassione come odio mascherato e invece accolto da Van Gogh, attraverso un cammino graduale, una vita difficile ma illuminata dal mistero dell’arte che ancora promana dalle sue tele, fra le quali appunto il dipinto del samaritano, una sorta di testamento dell’artista che ha trovato Dio e così anche il fondamento dell’amore per l’altro.
Un uomo rapinato e lasciato mezzo morto sulla strada, un sacerdote e un levita che lo vedono e passano oltre, infine un samaritano che lo soccorre. Il racconto della parabola sfocia in un ultimo scambio di battute fra Gesù e il dottore della legge: «“Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”» (Lc 10, 36-37). La chiave interpretativa di questa pagina evangelica è comprendere che amare Dio e amare il prossimo (e anche se stessi) non sono poli in tensione, perché il Dio che ci è chiesto di amare è proprio Gesù, volto del Padre, che si è fatto prossimo a noi, assumendo la nostra umanità e addirittura identificandosi con ogni essere umano escluso e maltrattato (Mt 25, 31-46). Commenta così il vescovo Erio: «Il programma riabilitativo messo in atto dal buon samaritano prevede una prima fase di pronto intervento, cioè l’arresto della cavalcatura e la medicazione con olio e vino; poi una seconda fase, cioè la presa in carico del ferito con l’accompagnamento alla locanda, che comporta una ricerca di collaborazione, un lavoro d’équipe; e un’ultima fase, solo annunciata e auspicata, per la quale comunque il samaritano si impegna personalmente, che è la guarigione e il suo supporto economico. Gesù non ci dice se effettivamente il ferito guarisca, perché il nucleo della parabola è l’opera del samaritano. Questo metodo ha ispirato la grande opera di carità e giustizia che i cristiani hanno condotto nei due millenni di storia della Chiesa».
Significativo, quindi, il richiamo della figura di Ludovico Antonio Muratori, uno dei massimi intellettuali europei del suo tempo, ma anche un prete modenese, prevosto di Santa Maria della Pomposa, all’epoca un territorio di periferia, abitato da artigiani, mendicanti e prostitute. Per far fronte alle tante emergenze, Muratori fondò nel 1720 la Compagnia della Carità, un sodalizio di nobili e borghesi con l’obiettivo non solo di assistere i bisognosi e gli ammalati, ma anche di promuovere un’azione in grado di limitare le cause dell’indigenza, offrendo istruzione e formazione professionale, cure, prevenzione e, come diremmo oggi, reinserimento sociale. Colpiscono la coerenza evangelica e l’attualità di questo programma, come sorprende anche, fra i tanti esempi, la soluzione proposta da Muratori ai confratelli preti eventualmente necessitati a scegliere tra le offerte per le Messe in suffragio dei defunti e le elemosine per i poveri: essendo le prime cosa buona e consigliata ma le seconde di precetto divino, quest’ultime hanno la precedenza. Anche in questo il prevosto della Pomposa aveva ben chiara la prossimità. Il tema della carità pastorale è centrale per la vita dei sacerdoti e si intreccia con quello della comunione.
La seconda parte della mattinata ha visto un momento di confronto e condivisione di domande e proposte operative per l’iter che porterà alla piena unione delle due diocesi, un processo iniziato da tempo ed ora articolato nel lavoro di tre commissioni: la commissione pastorale, impegnata nel coordinamento dell’unificazione dei vari uffici pastorali diocesani, quella amministrativa per l’economia e la commissione territoriale, incaricata del ridisegnamento dei vicariati e delle zone pastorali.
Due secoli del Seminario adiacente alla chiesa di San Francesco
La giornata sacerdotale è tradizionalmente organizzata dal Seminario e in questa circostanza è stato annunciato un evento che si terrà a Modena, domenica 9 marzo 2025, quando ricorreranno i 200 anni dalla data in cui il duca Francesco IV decise di destinare al Seminario il palazzo, già convento francescano, adiacente alla chiesa di San Francesco. Sarà una giornata di fraternità, a cui tutti i preti sono invitati, per ritrovarsi insieme con il proprio Vescovo, in un luogo significativo per la vita e la formazione sacerdotale di moltissimi di loro.