Vietato pregare
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
Anche in Italia, come in Emilia-Romagna, qualche politico ha affermato che la preghiera fuori dagli ospedali nel giorno in cui si fanno gli aborti è una violenza, un atto aggressivo nei confronti di quelle donne che hanno operato una scelta. Nel Regno Unito si è fatto qualcosa in più: il signor Adam Smith Connor è stato condannato a due anni di libertà condizionata e a pagare 9.000 sterline di spese processuali reo di aver pregato in modo silenzioso, su una strada pubblica, vicino a una clinica dove si praticano aborti. Gli avvocati del signor Connor hanno spiegato, in modo chiaro ed esaustivo, che le preghiere non costituiscono un reato, soprattutto se fatte in un’area pubblica, senza disturbare nessuno o ledere la libertà altrui. La zona di questa clinica è da anni interdetta ad ogni forma di protesta o preghiera proprio per evitare ogni atto di approvazione o disapprovazione nei confronti degli interventi abortivi eseguiti nella struttura, ed è su questa norma che il giudice si è appellato. Gli avvocati hanno ribadito la pericolosità di questa sentenza in quanto rivolta a giudicare il pensiero di un uomo, il suo rapporto intimo con Dio; una giustizia che ha la pretesa di entrare in un sacrario personalissimo e non vendibile e nemmeno mostrabile a tutti è una giustizia pericolosa. Questa notizia ha raggiunto anche il Parlamento britannico e Sir Edward Leigh, padre della Camera dei Comuni, il più anziano dei membri del Parlamento, si è sdegnato per questa sentenza dichiarando: “è vergognoso che in Gran Bretagna, nel 2024, qualcuno possa essere processato per aver pregato nella sua testa… purtroppo abbiamo assistito a ripetuti casi di libertà di parola minacciata nel Regno unito quando si tratta di esprimere il proprio credo cristiano. Offrire una preghiera di silenzio nel profondo del cuore non può essere un reato. Il governo deve chiarire con urgenza che la libertà di pensiero è un diritto umano fondamentale”.
Da una Lettrice
Ho letto l’articolo a pag. 2 del numero 41 di Gabriele Semprebon. Credo che i medici, e soprattutto chi si appresta ora a diventarlo, dovrebbero studiarlo a memoria o almeno incorniciarlo, ma soprattutto, APPLICARLO quotidianamente nel loro importante lavoro. Grazie.
P.C.