A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido
Vangelo di domenica 1° dicembre 2024
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Una liberazione vicina
A cura di Rosalba Manes, consacrata dell’Ordo Virginum e biblista
Luca s’indirizza ai cristiani del suo tempo ma anche a noi, chiamati ad animare il mondo mediante il respiro e il palpito della fede. Quelle del Signore sono parole di consolazione e di speranza di fronte alle tribolazioni della vita: gli avvenimenti che sconvolgono e disorientano il mondo sono per chi crede il segno della salvezza imminente e definitiva. Dentro i travagli della storia è possibile scorgere ciò che l’attraversa misteriosamente e quasi impercettibilmente e ne rappresenta la sua freschezza sorgiva: il regno dei cieli, il regno di Dio. Oltre la coltre dei disastri che interessano il cosmo, il credente è invitato a varcare la soglia dell’oltre sorprendente di Dio, cavalcando lo stupore per la sua venuta che trascende il caos e annuncia l’inizio di una nuova primavera, l’aurora della Redenzione.
Dopo il duplice annuncio relativo alla sorte della comunità perseguitata e di Gerusalemme conquistata, la pagina evangelica descrive gli eventi che preludono alla fine della storia. La venuta del Figlio dell’uomo (personaggio escatologico che rappresenta la comunità dei giusti, presente nel libro di Daniele e nella letteratura apocalittica) è preceduta da fenomeni eccezionali quali lo sconvolgimento del mondo celeste e di quello terrestre, espresso tramite l’angoscia dei popoli per l’avanzare del mare che esce dai limiti assegnatigli da Dio. La paura determinata dallo scatenamento delle forze celesti porterà gli uomini alla morte. Appare qui il motivo del «giorno del Signore», la venuta di Dio per il giudizio, indicando come il momento finale abbia una valenza cosmica. Il Figlio dell’uomo è accompagnato dalla «nube», che nella tradizione biblica è il segno della presenza di Dio e ne indica lo statuto trascendente, e dal motivo della potenza e dello splendore che rafforzano il suo tratto divino. È un Dio “eccedente” rispetto all’umana capienza quello che sta per venire. È un Dio “eccedente” anche in rapporto ai fenomeni. È lui la chiave di lettura dei travagli cosmici. Per questo nell’ora dello sconvolgimento il cristiano non si abbatte ma si solleva e alza il capo, fissando lo sguardo verso l’orizzonte della salvezza e scoprendo che la sua liberazione è vicina. Cielo e terra sono destinati a passare, ma il Dio che viene non passa, è stabile e rende stabili.
Il Vangelo ci invita quindi a non scoraggiarci dinanzi alle avversità e a coltivare un’attitudine paziente di fronte ad esse, un’attesa che non sia pigrizia ma capacità di appassionarsi al quotidiano. È l’invito all’igiene del cuore, alla cura del desiderio. Il nostro futuro è legato alla qualità dei nostri attuali desideri. Se aspiriamo a cose inconsistenti e agiamo solo in forza del nostro egoismo e della nostra avidità, appesantiamo il cuore e costruiamo un futuro evanescente contraddistinto dalla cultura della brutalità; se invece aspiriamo a realtà alte e sogniamo la bellezza, contribuiamo a edificare la cultura della convivialità. L’alternativa cristiana alla spirale di brutalità che periodicamente si abbatte contro l’uomo è la vigilanza orante. La preghiera regala a ogni orante il respiro stesso di Dio che immette nella nostra vita ossigeno nuovo, e il vegliare permette di non subire la vita passivamente ma di viverla fino in fondo e coglierne l’esuberanza e la bellezza. Questo soffio supplementare e questa vista esente da stanchezza sono la custodia dei battezzati dinanzi agli sconvolgimenti del mondo e garanzia dell’incontro con Colui che viene in ogni uomo e in ogni tempo.
Nell’anno (2024-2025) in cui si celebra il centenario della nascita di don Oreste Benzi – il programma degli eventi è iniziato nel settembre scorso a Rimini – in questo periodo di Avvento il commento al Vangelo della domenica su Notizie sarà accompagnato dalle riflessioni del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. I testi sono tratti da “Pane Quotidiano” il messalino con il Vangelo e la Parola di Dio del giorno commentati da don Oreste Benzi. Info: https://shop.apg23.org/abbonamenti/16-messalino-pane-quotidiano.html
Quali sono le dissipazioni dei nostri giorni? Quali sono le ubriachezze, gli affanni della vita? Il lusso è dissipazione: distorce capitali dall’investimento produttivo dei beni di prima necessità e li dirige verso oggetti superflui fatti solo per la vanità. Ci sono spese che sono un insulto ai poveri: il lusso è una di queste. Il denaro è idolatria: quando l’uomo trasforma in Dio il denaro, tutte le pazzie, le violenze, i sequestri sono possibili; il denaro è la causa di tutte le guerre. Le ubriachezze di oggi sono la sete del potere, del dominio, del piacere sessuale; le droghe di qualsiasi tipo. Gesù è la nostra salvezza: in lui si è nuova creatura. Egli spezza le nostre catene: invidie, odio, gelosie, ubriachezze, falsità, riduzione del sesso a genitalità, megalomania, idolatria del denaro, ecc. Questi residui del peccato possono essere superati attraverso la via dell’orazione; possono fare capolino, ma invece esplodono i frutti dello Spirito, della partecipazione alla vita divina.
Lo Spirito è amore: liberate la potenza d’amore che è dentro di voi, fate presto, non c’è tempo da perdere!
(Tratto da “Pane Quotidiano”, Sempre Editore)
L’opera d’arte
Cristo in maestà, part. del Giudizio universale (XII secolo), Conques (Francia). “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria” si legge nel Vangelo di questa domenica. Posta sul cammino che porta dal santuario mariano di Le Puy-en-Velay a Santiago de Compostela, l’abbazia di Conques – nel sud ovest della Francia – intitolata alla giovane martire Santa Fede, fu nel medioevo fra i più frequentati luoghi di pellegrinaggio. Capolavoro della scultura romanica, il monumentale timpano sulla facciata della chiesa accoglie una raffigurazione del Giudizio universale articolata su tre registri e con ben 124 personaggi. Iscrizioni in latino identificano gli attori della scena e descrivono il programma iconografico. Al centro, all’interno di una mandorla che poggia sulle nuvole, Cristo è seduto in trono nell’atto di separare con la mano destra, verso l’alto, gli eletti – guidati dalla Vergine e da San Pietro – e con la sinistra, verso il basso, i dannati. Un’immagine che sembra ammonire chi l’osserva, come dice Gesù nel Vangelo di questa domenica: “state attenti a voi stessi (…) vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza (…) di comparire davanti al Figlio dell’uomo”.
V.P.