La violenza sulla natura presenta un conto salato mentre si profana quella umana
In punta di spillo, una rubrica di Bruno Fasani
Quando leggerete queste righe non so se il governo tedesco sarà ancora in vita o collegato alla canna dell’ossigeno, in attesa di esalare l’ultimo respiro. Quello certo è che, come tutti i poteri presaghi della fine, prima di spirare ha deciso di promulgare una legge destinata a far scalpore. Per venire ai fatti, è successo che, su pressione dei Verdi che lo avevano promesso in campagna elettorale, si è provveduto a fare una legge riguardante il gender. La chiamano selfid (self identification, ossia auto identificazione) che, tradotto in parole povere, sta ad indicare la possibilità per ognuno di cambiare identità sessuale a proprio piacimento, con un semplice atto anagrafico (come già succede il Spagna con la legge detta Ley trans). Solo che in Germania, per essere più avanti, hanno stabilito che questo cambio non è consentito una sola volta nella vita, come in Spagna, ma tutte le volte che lo si desidera. Unica condizione, che si aspetti almeno un anno tra un cambio e l’altro. Si potrà cominciare già a quattordici anni e qualora i genitori si opponessero, sarà il tribunale ad autorizzare il minorenne autonomamente. Inoltre, i genitori potranno scegliere come registrare il neonato a prescindere dal sesso biologico, scegliendo tra un menu à la carte che prevede quattro possibilità: maschio, femmina, nessuno/a o diverso/a.
La legge è passata nel più assoluto silenzio. A opporsi solo le femministe della rete Lasst Frauen Sprechen (Lasciate parlare le donne) e Reem Alsaleem, un organismo dell’Onu sulla violenza contro le donne, che ha inviato al Parlamento tedesco una relazione di 17 pagine sui gravissimi rischi di questa legge. Si pensi alla nuova promiscuità nelle carceri, nei luoghi sanitari, nello sport… dove uomini, magari colpevoli di reati sessuali, potranno convivere con le loro vittime, una volta chiesto il cambio di identità. Ma si pensi anche a quale caos anagrafico si andrà incontro (documenti di identità, sanitari, bancari…) dovendo continuamente aggiornare e modificare le varie identità consentite dalla legge. Il governo si è giustificato sostenendo che oggi la nuova visione dell’umanità si muove sulla fluidità di genere e quindi dovrà essere il resto del mondo a piegarsi a questa nuova cultura. Personalmente ritengo che, più di una nuova visione, questo sia il termometro di una politica diventata deficiente e pericolosa. Oggi siamo a lamentarci della follia delle leggi razziali e delle leggi spaventose introdotte dalle dittature cent’anni fa. Non servirà un secolo per condannare la stupidità di questo tempo. Pretendere di annullare la natura sotto il pretesto della cultura non ha bisogno di laureati per capire che si tratta di una follia. Se oggi siamo qui a lamentare gli effetti nefasti dell’ambiente che si ribella alle nefandezze dell’uomo, non si capisce perché, a doppia ragione, questo non debba valere quando di mezzo c’è la natura umana. Le nuove generazioni ci chiederanno conto di questo tradimento, soprattutto quando a portare sulle spalle il peso di certe nefandezze saranno loro, mentre faranno memoria di chi li ha preceduti, ormai sepolti beatamente nel mausoleo della loro stupidità.