“Una ragionevole follia”, presentato il libro di padre Stenico
Il libro “Una ragionevole follia. La mia vita con il CEIS” di padre Giuliano Stenico è stato presentato in Arcivescovado a Modena. Sono intervenuti, oltre a padre Stenico, il cardinale Matteo Zuppi, autore della prefazione, e monsignor Erio Castellucci, che ha scritto una testimonianza contenuta nel volume
Lunedì 18 novembre, in Arcivescovado a Modena, è stato presentato il libro “Una ragionevole follia. La mia vita con il CEIS” (Artestampa) di padre Giuliano Stenico, scritto in collaborazione con il giornalista Alessandro Alvisi. Sono intervenuti, insieme a padre Stenico, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, autore della prefazione, e monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, che ha scritto una testimonianza contenuta nel volume. In controcopertina, un “omaggio” di Roberto Benigni.
In otto capitoli si raccontano quarant’anni di impegno con il CEIS, nato a Modena nel 1982. Il Centro si occupa di progettare, sviluppare e gestire servizi socio-educativi e socio-sanitari, negli ambiti delle dipendenze, dei minori e dell’universo dell’assistenza.
Il libro è disponibile nelle librerie e nelle edicole di Modena e sul sito dell’editore Artestampa.
Padre Giuliano Stenico: “Prendersi cura: il principio di fondo…”
Nell’introduzione lo stesso padre Giuliano Stenico spiega il motivo del libro: “Ripercorrere la storia del CEIS per evidenziarne la visione, le aspirazioni, i desideri, gli ideali, le motivazioni, lo stile e l’approccio che hanno consentito il suo sviluppo, la solidità e la coerenza. L’intenzione è quella di risaltare il messaggio, quello di mantenere aperta la tensione verso il bene possibile, nonostante i limiti, le insufficienze, le contraddizioni e i paradossi inevitabili per un’istituzione che opera in ambiti così poco complessi. Per questo il Centro si impegna a costruire solidarietà all’interno, ma anche all’esterno, prendendo sempre la persona per come essa è, per promuoverla e rendere la sua condizione più vivibile, intessuta di benessere, per quanto possibile in fedeltà al principio di fondo: Il prendersi cura…”. “…Ciò che tu fai è importante, ma non assoluto. Ai ragazzi che incontro dopo anni che hanno concluso il percorso in comunità e che, commossi, mi dicono, «Tu mi hai salvato la vita», rispondo che è molto bello e fanno piacere le loro parole, ma che è eccessivo: «Tu hai accettato di salvare la tua vita, io sono stato solo un’opportunità»”.
Monsignor Zuppi: “Qui i giovani trovarono una speranza nel buio”
“La mia vita con il CEIS, scrive Giuliano, ma potremmo dire la mia vita con Dio e il prossimo, la mia vita, piena di concreti legami, incontri, lotta, sogni, delusioni, difficoltà e felicità nel restituirla a chi la stava perdendo o non la trovava più”.
Questo l’incipit della prefazione del cardinale Matteo Zuppi, nella quale viene portato all’attenzione come padre Stenico e il CEIS abbiano incontrato il mondo giovanile negli anni ’80, quando irruppe, anche a Modena, la tragica emergenza della droga. “In questo periodo – sottolinea Zuppi – le persone più inquiete e sensibili, ingenue o alla ricerca, si ritrovarono in una condizione di terribile schiavitù, quella della dipendenza. Il CEIS è stato ‘l’albergo del buon samaritano’, il luogo dove tanti potevano trovare una speranza nel buio… L’aspetto della “paternità” è stato altrettanto fondamentale. La comunità terapeutica che aiuta a spezzare le catene e a liberarsi dalla dipendenza senza creare altre dipendenze, che restituisce padronanza di sé e ti sostiene nel ricostruire le relazioni con gli altri. Ciascuno ritrova sé stesso e gli altri in comunità, e riesce a pensare al domani, a un futuro fuori”.
Monsignor Erio Castellucci: “Il CEIS è uno spazio di libertà”
Il libro è arricchito anche dalla testimonianza di monsignor Erio Castellucci: “Quello che il CEIS rappresenta è uno spazio di libertà, che si realizza recuperando persone affette da tante dipendenze: perché restituisce la possibilità di scegliere e di costruire la propria vita, e quindi dignità. La fraternità è il cuore che si mette per rendere concreta la libertà e l’uguaglianza e CEIS la mette in pratica attivando reti ad ogni livello, tra le famiglie, gli operatori e le comunità dei territori in cui opera. Così si attivano nelle persone le risorse, le zone buone, in qualsiasi condizione esse si trovino”.
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