VIII Giornata mondiale dei poveri, per una cultura dell’incontro
di Suor Maria Bottura, Direttrice Caritas Diocesana
La Giornata mondiale dei poveri, che quest’anno si celebra domenica 17 novembre, è una delle iniziative nate dal Giubileo della Misericordia (2015-2016), affinché la Chiesa, attraverso le azioni tangibili delle comunità cristiane, diventi sempre più segno della carità di Cristo verso gli ultimi e i bisognosi.
Questa Giornata si propone di incoraggiare innanzitutto i fedeli a opporsi alla cultura dello scarto e dello spreco, abbracciando invece la cultura dell’incontro. Continuamente Papa Francesco sollecita le comunità cristiane ad impegnarsi per creare momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto: la prima e più importante forma di carità è infatti la relazione che creiamo tra di noi e con tutte le famiglie in difficoltà, e i beni sono principalmente un mezzo per alimentare questa comunione.
Il titolo scelto per la VIII Giornata mondiale dei poveri è particolarmente significativo per quest’anno dedicato alla preghiera, in prossimità dell’inizio del Giubileo Ordinario 2025: “La preghiera del povero sale fino a Dio” (cfr. Sir 21,5). Questa espressione, tratta dal libro del Siracide, ci rimanda alla relazione di Dio con l’uomo: il Papa ribadisce che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, che è attento e vicino a ognuno di loro. Dio ascolta la preghiera dei poveri e, davanti alla sofferenza, diventa “impaziente” fino a quando non ha reso loro giustizia. Infatti, attesta ancora il libro del Siracide, “il giudizio di Dio sarà a favore del povero” (cfr. 21,5).
Nel suo messaggio, Papa Francesco invita ciascuno a imparare a pregare per i poveri e a pregare insieme a loro, con umiltà e fiducia. La Giornata è un’opportunità per prendere coscienza della presenza dei poveri nelle nostre città e comunità, e per comprendere le loro necessità. Come sempre, il Papa fa cenno anche ai “nuovi poveri”, che sorgono dalla violenza delle guerre, dalla “cattiva politica fatta con le armi” (n. 4), che provoca tante vittime innocenti.
Il Santo Padre ribadisce che la preghiera deve trovare nella carità concreta la verifica della propria autenticità. Infatti, la preghiera e le opere si richiamano a vicenda: “se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana; (…) tuttavia, la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce” (n. 7). È questa l’eredità che ci hanno lasciato tanti santi nella storia, tra cui Santa Teresa di Calcutta, che ripeteva sempre come proprio la preghiera fosse il luogo da cui attingeva fede e forza per servire i poveri.
Il messaggio di Papa Francesco invita tutti, inoltre, ad una più seria attenzione spirituale verso i poveri, che hanno bisogno di Dio e di qualcuno che sia segno concreto del Suo ascolto e vicinanza. È questa una sfida per le nostre comunità che hanno bisogno di prendere coscienza che “la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale”. Ecco allora l’esortazione ad imparare a pregare per i poveri e a farlo insieme a loro, con cuore umile e con la fiducia “che Dio non ci abbandonerà mai e non ci lascerà senza risposta” (n. 5). I poveri, infatti, non sono semplicemente oggetto della nostra carità, ma sono piuttosto coloro che ci aiutano a sentirci noi stessi amati da Dio, perché “tutti siamo poveri e bisognosi. Tutti siamo mendicanti, perché senza Dio saremmo nulla. Non avremmo neppure la vita se Dio non ce l’avesse donata” (n. 4) La Giornata mondiale dei poveri è dunque una “opportunità pastorale da non sottovalutare, perché provoca ogni credente ad ascoltare la preghiera dei poveri”. È anche “un’occasione propizia per realizzare iniziative che aiutano concretamente i poveri” e “riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi” (n. 7).
A conclusione il Santo Padre esorta ogni credente in cammino verso l’Anno Santo a farsi “pellegrino di speranza”, ponendo “segni tangibili per un futuro migliore”. Gesti che non si improvvisano, chiarisce, ma che “richiedono, piuttosto, una fedeltà quotidiana, spesso nascosta e silenziosa, ma resa forte dalla preghiera”. “Rivolgiamo a Dio la nostra invocazione di pace conclude -. Siamo poveri di pace e tendiamo le mani per accoglierla come dono prezioso e nello stesso tempo ci impegniamo a ricucirla nel quotidiano” (n. 9).