Dalle parole ai fatti
Nel chiudere il Sinodo dei Vescovi il Papa ha dichiarato che non ci sarà una esortazione apostolica
di M. Michela Nicolais
“Alla luce di quanto emerso nel cammino sinodale, ci sono e ci saranno decisione da prendere”. Lo ha detto Papa Francesco, nel discorso a conclusione del Sinodo sulla sinodalità, in Aula Paolo VI. “In questo tempo di guerra dobbiamo essere testimoni di pace, anche imparando a dare forma reale alla convivialità delle differenze”, ha osservato il Santo Padre, che poi ha annunciato: “Non intendo pubblicare una esortazione apostolica, basta il documento approvato. Nel documento ci sono già indicazioni molto concrete che possono essere di guida per la missione delle chiese, nei diversi continenti, nei diversi contesti. Per questo lo metto subito a disposizione di tutti, per questo ho detto che sia pubblicato”. “Su alcuni aspetti della vita della Chiesa segnalati nel Documento, come pure sui temi affidati ai dieci Gruppi di Studio, che devono lavorare con libertà, per offrirmi proposte, c’è bisogno di tempo, per giungere a scelte che coinvolgono la Chiesa tutta”, ha spiegato Francesco: “Continuerò ad ascoltare i vescovi e le Chiese affidate a loro”. “Questo non è il modo classico di rimandare all’infinito le decisioni”, ha precisato: “È quello che corrisponde allo stile sinodale con cui anche il ministero petrino va esercitato: ascoltare, convocare, discernere, decidere e valutare. E in questi passi sono necessari le pause, i silenzi, la preghiera. È uno stile che stiamo apprendendo insieme, un po’ alla volta. Lo Spirito Santo ci chiama e ci sostiene in un questo apprendimento, che dobbiamo comprendere come processo di conversione”. “Il mio compito – ha proseguito – è custodire e promuovere l’armonia che lo Spirito continua a diffondere nella Chiesa di Dio, nelle relazioni tra le Chiese, nonostante tutte le fatiche, le tensioni, le divisioni che segnano il suo cammino verso la piena manifestazione del Regno di Dio, che la visione del Profeta Isaia ci invita a immaginare come un banchetto preparato da Dio per tutti i popoli. Tutti, nella speranza che non manchi nessuno. Tutti, tutti, tutti! Nessuno
fuori, tutti. E la parola chiave è questa: l’armonia. Quello che fa lo Spirito”. “Il Documento è un dono a tutto il Popolo fedele di Dio, nella varietà delle sue espressioni”, ha sottolineato Francesco formulando, nel ringraziarli, una consegna precisa a quanti hanno partecipato e contribuito allo svolgimento del Sinodo: “È ovvio che non tutti si metteranno a leggerlo: sarete soprattutto voi, assieme a tanti altri, a rendere accessibile nelle Chiese locali ciò che esso contiene. Il testo, senza la testimonianza dell’esperienza compiuta, perderebbe molto del suo valore”. “Ciò che abbiamo vissuto è un dono che non possiamo tenere per noi stessi”, la testimonianza personale del Santo Padre: “Lo slancio che viene da questa esperienza, di cui il Documento è un riflesso, ci dà il coraggio di testimoniare che è possibile camminare insieme nella diversità, senza condannarci l’un l’altro. Veniamo da tutte le parti del mondo, segnati dalla violenza, dalla povertà, dall’indifferenza. Insieme, con la speranza che non delude, uniti nell’amore di Dio diffuso nei nostri cuori, possiamo non solo sognare la pace ma impegnarci con tutte le nostre forze perché, magari senza parlare tanto di sinodalità, la pace si realizzi attraverso processi di ascolto, dialogo e riconciliazione. La chiesa sinodale per la missione, ora, ha bisogno che le parole condivise siano accompagnate dai fatti. E questo è il cammino. Tutto questo è dono dello Spirito Santo: è lui che fa armonia, lui è l’armonia”.