Commemorazione dei defunti, al cuore delle verità di fede
Ricorrenze del 1° e 2 novembre, solennità di Tutti i Santi e commemorazione dei fedeli defunti: al cuore delle verità della fede cristiana, ne parla don Mauro Pancera, direttore dell’Ufficio liturgico interdiocesano
di Virginia Panzani
La chiesa del cimitero urbano di Carpi e don Mauro Pancera
“Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta”. Da questa frase, una citazione dal grande Ugo Foscolo che si legge talvolta sulle lapidi delle tombe nei cimiteri, ha preso spunto la nostra conversazione con don Mauro Pancera, direttore dell’Ufficio liturgico interdiocesano di Modena e di Carpi, in vista delle ricorrenze del 1° e 2 novembre. “Foscolo era un uomo con un profondo senso religioso, ma non riusciva a credere per la cultura illuminista che lo permeava – spiega don Mauro -. Spesso in forma epistolare chiedeva alla madre che aveva una fervente fede, le sue benedizioni. Uno dei temi ricorrenti della sua produzione letteraria e poetica è proprio il tema della morte, dei sepolcri e del ricordo”. La frase citata, sottolinea, “tocca proprio il senso del ricordo. Per l’uomo è fondamentale: costruisce in parte la sua identità. Il senso del ricordare lo esplicita la parola stessa: deriva da una parola latina composta che si può tradurre con ‘richiamare nel cuore’. È il gesto o il sentimento di chi porta nel momento presente qualcosa che non è più o che non è più nello stato originale: è un sentimento pienamente umano, in cui nella nostalgia e nella tristezza legata alle cose e alle persone che ci lasciano deve inserirsi con forza la speranza della resurrezione. E anche il senso di andare a trovare i propri cari al cimitero deve esprimere questa speranza”.
Don Mauro, talvolta capita di sentir dire: “quando recito il Credo io credo in tutto quello che dico, ma quando arrivo alla resurrezione della carne, ecco lì non ce la faccio…”. Perché non è facile crederci?
Ritengo che la difficoltà maggiore nel credere alla resurrezione della carne sia dovuta alla nostra condizione di creature che vivono fondamentalmente attraverso i sensi. La nostra mente razionale ci impedisce di capire come può avvenire. Ci risponde San Paolo: “Ma qualcuno dirà: ‘Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?’. Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore, e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco […]. Si semina corruttibile e risorge incorruttibile. […] È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità” (1Cor 15,35-37.42.52-53). Eppure, se la fede è fiducia in Dio, allora anche la resurrezione della carne si inserisce in questo percorso di abbandono filiale e di vita, che certamente non è facile, ma, memori delle parole di Gesù “ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio”, (Lc 18,27) siamo chiamati a dire anche qui il nostro “sì”. Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 1015 “‘La carne è il cardine della salvezza’. Noi crediamo in Dio che è il Creatore della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne; crediamo nella risurrezione della carne, compimento della creazione e della redenzione della carne”. Sempre il Catechismo ci dice che: “Credere nella risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede cristiana fin dalle sue origini. La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali” (n.991).
Sempre pensando al Credo, che cos’è la comunione dei santi? Non sarebbe opportuno parlarne di più, oltre alla festa del 1° novembre?
Quando nel Credo professiamo la comunione dei santi ci si riferisce prima di tutto alla Chiesa che è comunione dei santi. Tale comunione ha due significati strettamente legati: da un lato, la comunione alle cose sante, la partecipazione agli stessi beni spirituali, e, dall’altro, la comunione tra le persone sante. Il Concilio Vaticano II si è espresso molto bene su questo argomento nella Lumen Gentium. Quindi quando si parla di comunione dei santi non si deve intendere prima di tutto quelle persone che sono salite agli onori degli altari, ma dei battezzati che, inseriti in Cristo e nel suo corpo che è la Chiesa, sono chiamati a conformarsi a Lui: in questo senso si dovrebbe parlare ogni giorno della santità, perché ogni giorno bisogna ricordarci come un cristiano dovrebbe vivere sempre la propria vita.
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