Occupazioni abusive di immobili
“Lo sportello di Notizie”: l’avvocato penalista Cosimo Zaccaria interviene su questioni inerenti il vivere quotidiano
Un problema annoso, tale da creare enormi difficoltà a carico dei proprietari e usuari di immobili, è sempre stato quello dell’occupazione abusiva degli stessi ad opera di altri. Numerosi sono i casi in cui il regolare proprietario di una abitazione non è in grado di potervi rientrare o concedere la stessa in locazione a causa dell’illegittima occupazione del bene. Situazione, questa, differente, dall’ipotesi della cessazione o della risoluzione di un regolare contratto di locazione, a seguito della quale è attivabile la proceduta di sfratto. L’occupazione abusiva, infatti, presuppone un ingresso e una occupazione illegittima del bene e quindi, fin dell’inizio della condotta, una presa di possesso sine titulo, senza cioè un regolare contratto di locazione. Frequenti, al riguardo, sono i casi di effrazione di immobili non abitati e occupati senza il consenso del proprietario o del suo legittimo utilizzatore. Il più delle volte da parte di persone deboli, prive delle risorse per potersi permettere un “tetto”.
Fino ad oggi, i rimedi esperibili a favore del proprietario erano labili e necessitavano di un lungo e faticoso iter, a volte improduttivo di effetti. Si poteva tentare di ricorrere al giudice civile, con esiti incerti. Altra possibilità la denuncia penale per occupazione abusiva di immobili, senonché si riusciva, al più ad ottenere l’instaurazione di un processo penale, eventualmente una condanna, ma difficilmente il rilascio del bene, ovvero l’obiettivo realmente perseguito dal proprietario.
A seguito del recente pacchetto sicurezza, si è registrata una significativa novità sul piano penale: l’introduzione di una norma di nuovo conio che – oltre a punire severamente gli “abusivi”- prevede un raccordo con le norme del codice di procedura penale per agevolare e velocizzare la liberazione dell’immobile, mediante lo strumento del sequestro preventivo.
Ai sensi del primo comma del nuovo articolo 634 bis cp, è punito con la reclusione da 2 a 7 anni chiunque, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza un titolo un immobile destinato a domicilio altrui, ovvero impedisce il rientro del proprietario o di colui che lo detiene illegittimamente. Il secondo comma applica la stessa pena a chiunque si intromette o coopera nell’occupazione dell’immobile ovvero riceve o corrisponde denaro o altra utilità per l’occupazione.
Per favorire l’interesse del proprietario a rientrare nel possesso della propria abitazione, il legislatore ha previsto anche una causa di non punibilità a favore dell’occupante che collabori con l’accertamento dei fatti e ottemperi volontariamente all’ordine di rilascio dell’immobile. Come prima accenna-to, significativo è il raccordo con le norme del codice di procedura penale che disciplinano il sequestro preventivo. Si è introdotta una procedura rapida per il reintegro del possesso: su richiesta del pubblico mini-stero, il giudice competente dispone con decreto motivato il rilascio dell’immobile o delle pertinenze.
Ovviamente, per poter attivare la procedura prevista dalla nuova norma devono ricorrere tutti i presupposti in essa stabiliti, ma una cosa è certa, vi potrà essere una tutela più fattiva a favore delle vittime dell’abusivismo, questo da un punto di vista giuridico.
Sia però consentita una riflessione. Sotto un profilo morale e sociale resta però il triste problema del reperimento delle abitazioni, della sostenibilità dei costi per l’acquisto o la locazione delle stesse, soprattutto per i più deboli. Statisticamente, salvo rari casi, l’abusivismo nasce da situazioni di vita disperate in cui soggetti deboli sono costretti a delinquere per poter avere “un tetto sopra la testa” per sé e per la propria famiglia e questo a causa della speculazione edilizia che non concede respiro ai meno fortunati.
Sarebbe stato utile ed equilibrato un intervento normativo che – oltre a reprimere il fenomeno dell’abusivismo – ne comprendesse e risolvesse le cause a monte, offrendo in contemporanea una soluzione costruttiva per i problemi abitativi a favore delle fasce deboli. Questo è quello che si auspica per lo meno nel futuro: tutela rispetto ai torti giuridici, ma effettivo ristoro per i meno abbienti.