Testimone di mitezza e di umiltà
La scomparsa di Massimo Spaggiari. Il ricordo degli amici e dei volontari dell’Unitalsi
Lo scorso giovedì 17 ottobre in Cattedrale si sono celebrate le esequie di Massimo Spaggiari, venuto a mancare lunedì 14, all’età di 60 anni, accompagnato nel momento della dipartita dal calore e dalla preghiera dei suoi cari. Il dottor Spaggiari, titolare della Farmacia del Giglio di piazza Martiri a Carpi, era molto conosciuto oltre che per l’attività professionale anche per il suo lungo impegno come volontario dell’Unitalsi. Sono quindi accorsi in tanti per stringersi attorno ai familiari e per esprimere a Massimo gratitudine per la sua testimonianza di vita e di fede che le parole pronunciate da don Luca Baraldi nell’omelia e i numerosi attestati degli amici volontari hanno confermato. Come hanno ricordato gli amici, il dottor Spaggiari è stato iscritto all’Unitalsi di Carpi dal 1990, dove ha svolto il suo servizio insieme alla mamma Carla. Pellegrino sempre in cammino, si è recato più volte a Lourdes, Loreto, Medjugorje, accompagnando ammalati e bisognosi.
Dal 2021 è Vicepresidente della sottosezione dove ha sempre svolto il suo compito di vicinanza agli amici fragili con disponibilità e gentilezza, coinvolto in rapporti di vera di amicizia. Parlando degli amici dell’Unitalsi ripeteva spesso che sono per lui una “famiglia”. Pur nella malattia che lo ha accompagnato per tanti anni, della sua vita ha sempre espresso un profondo senso di gratitudine al Signore per i tanti doni ricevuti. Confermato con fermezza nella fede, nella preghiera, in special modo a Maria, madre, guida e consolatrice ed allo Spirito Santo che lo ha ricolmato dei suoi doni: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; doni che sono tutti riconoscibili in lui.
Dall’omelia di don Luca Baraldi
Si dice che una delle cose più ardue da fare sia capire la grafia dei medici sulle prescrizioni, le ricette. Segni indecifrabili che ogni farmacista deve imparare ad interpretare e comprendere per riuscire a dare i giusti medicinali e le cure corrette… e chissà quanto tempo serve per riuscire a capire con scioltezza quegli strani sghiribizzi! Questa immagine, che racconta anche qualcosa della vita professionale di Massimo, è una vera e propria parabola del significato dell’esistenza e della fede Cristiana, in particolare di quella del nostro fratello. Egli che fin da giovanissimo, ben prima di mettere piede in farmacia, ha dovuto fare i conti con quel lessico incomprensibile e contorto della vita che si chiama sofferenza, fragilità. E di fronte alle pagine scarabocchiate dalla sofferenza della sua stessa vita Massimo non ha alzato le mani, non si è arreso nella rassegnazione o nel cinismo. Piuttosto ha lascito che la parola di Gesù “venite a me voi che siete affaticati e oppressi…prendete il mio giogo e imparate da me…” divenisse realtà in lui e per lui, apprendendo giorno per giorno, con gli occhi limpidi del Maestro, a leggere quell’alfabeto faticoso. Si è lasciato attrarre dal Signore Gesù, ha seguito il suo esempio, ha servito, custodito e dato grande importanza a quei “piccoli” per i quali il Figlio non smette mai di lodare il Padre del Cielo.
Lo ha fatto nell’Unitalsi, nell’Agesci, nel gruppo Raffaele, in famiglia, sul lavoro… Non ha preteso che le sue sofferenze “fossero scritte con stilo di ferro sul piombo” (Giobbe) in modo da divenire il centro gravitazionale di tutto e tutti. Ha preferito lasciare spazio a quelle degli altri, aveva scelto di prendersi quel giogo e ha così imparato il linguaggio divino della gentilezza, della cura, della premura delicata e mai gridata. Luca ed Andrea, i ragazzi di Massimo, avranno a che fare pure loro con tante indecifrabili prescrizioni scritte da medici, vuoi in farmacia o nell’ambito della riabilitazione; ma loro partono con un vantaggio: hanno avuto davanti agli occhi un esempio del cammino che mostra a capire il mistero profondo delle cose, delle situazioni della vita e così potranno farlo a loro volta. Che la vita di Massimo, che ora legge ogni cosa con gli occhi di Dio, ci renda capaci di farci discepoli di Cristo, di andare sempre a Lui e da Lui imparare quella mitezza e quell’umiltà di cuore che ci permettono di accogliere e fare nostra ogni situazione dell’esistenza curandola con l’olio della speranza e col vino della gioia.
Il ricordo degli amici
• Ciao caro Massimo, ancora grazie per tutto quello che hai fatto per la nostra associazione e per le persone che ti sono state affidate. Buon viaggio e che nostro Signore ti accolga fra le sue braccia con lo stesso amore, con lo stesso calore e con la stessa dolcezza che tu hai riservato alle persone meno fortunate che hai amorosamente assistito. Per loro e per tutti noi sei stato un punto di riferimento.
• Caro Massimo, mentre ti scrivo, penso che non sia possibile, non sia vero quello che è accaduto. Sei stato per noi molto importante: un amico vero, sincero, sempre presente, simpatico. Improvvisamente ci hai lasciati: spero tanto che da lassù potrai consolarci quando la tua assenza ci farà sempre più tristi.
• Caro Massimo, sono molte le cose vorrei ricordare di te: le nostre uscite in compagnia, i nostri pellegrinaggi e la nostra grande amicizia. Quando ho appreso che quel mostro maledetto era tornato dentro di te ho pregato tanto, ma Dio aveva altri progetti, ti voleva con sé, ed io sono sicura, che dopo tanta sofferenza, si è aperta per te la porta del paradiso. Non ti dimenticherò mai. Ci facevi sentire persone speciali. Ci mancherai tantissimo e da lassù stacci vicino.
• Caro Massimo, ogni parola risulta inutile. Solo il silenzio, la preghiera e tanti “perché” che salgono al cielo in attesa di risposte. I nostri desideri, purtroppo, non corrispondono ai progetti di Dio. Il Signore sceglie i fiori più belli per profumare il giardino dove riposano le anime di coloro che si sono dedicati con dedizione ai più fragili. Il nostro “Farmacista” sarà accompagnato nella nuova dimensione dalle le preghiere di tanti che sono stati soccorsi da lui con totale donazione.