Una luce sulla celiachia
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
Sempre più bambini e adulti soffrono di celiachia. Questa tendenza in ascesa deve fare riflettere comprendendo che qualche cosa è cambiato. Sulla rivista Gastroenterology è stato pubblicato un articolo molto interessante riguardante la scoperta di ciò che nell’organismo innesca la reazione al glutine causando, appunto, la celiachia. L’epitelio intestinale, il tessuto che riveste il nostro intestino, pare direttamente interessato nell’attivazione del sistema immunitario generante poi una serie di eventi negativi per la salute. Questa scoperta canadese certamente non è solo importante dal punto di vista fisiopatologico ma anche dal punto di vista terapeutico in quanto da qui si potranno sviluppare nuove terapie per questa malattia autoimmune. Negli ultimi 25 anni, la diffusione della celiachia è quasi raddoppiata, in Italia si stima che circa 600.000 persone, di cui un 60% non ha ancora ricevuto la diagnosi, soffra di celiachia, costretti non solo a fastidi connessi con la patologia ma anche ad un sacrificio dietetico non indifferente. Chi soffre di celiachia deve evitare gli alimenti contenenti glutine, una proteina presente nel grano, nella segale e nell’orzo. In realtà, questo è l’unico modo, ad oggi, per contenere i danni di questa reazione del sistema immunitario, inoltre, una dieta senza glutine è una dieta insufficiente e quindi possiamo dire che la terapia in sé veicola essa stessa dei danni all’organismo.
Questa scoperta è quindi di fondamentale importanza per poi calibrare terapie efficaci; ovviamente la questione non è così semplice ma resta molto complessa. I ricercatori, dopo sei anni di ricerca, hanno sviluppato dei modelli dell’epitelio che riveste il lume intestinale (organoidi) in laboratorio partendo da cellule di pazienti celiaci e di topi transgenici, riuscendo ad individuare gli effetti molecolari in una situazione controllata. L’azione di queste molecole ha permesso di vedere nella realtà come allertino il sistema immunitario quando la persona ingerisce glutine, innescando un processo che porta alla malattia. L’augurio è che si giunga a breve a terapie mirate e, generalizzando, che si possa implementare questa strategia di ricerca con organoidi per poter operare in vivo in tutta sicurezza ed efficacia.