Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 20 ottobre 2024
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
A cura di Alessandra Maria Santi, Patrizia Piccagliani e Raffaella Spaggiari Segreteria del Centro Missionario Diocesano
Lectio
Questo brano ci racconta della richiesta che due dei discepoli, Giacomo e Giovanni, fanno a Gesù, di avere un posto privilegiato (uno alla sua destra e uno alla sua sinistra) accanto a Lui nella gloria. Fa quasi sorridere nella sua ingenuità, ma Gesù la prende sul serio, perché conosce a fondo l’animo umano e sa che a volte cerchiamo Dio in modo sbagliato, per vie tortuose. Risponde loro e cerca di spiegare, rivolgendo loro a sua volta una domanda impegnativa: saranno disposti a bere il calice delle sofferenze che lo aspettava?
Vede poi gli altri apostoli indignati, forse per rivalità e gelosia, nei confronti dei due, così continua nella sua argomentazione con pazienza perché non è facile far capire ai suoi (tra i quali siamo anche noi) che la vera grandezza non sta nel potere esercitato dai capi delle nazioni, ma sta nel fare ciò per cui Lui stesso è venuto nel mondo: “Sono venuto per servire”. Non è un Dio rimasto lassù nei cieli, ma è sceso tra le povertà, per riscattarle. È questa la rivelazione di una novità assoluta, che illumina il senso della Sua vita fino al sacrificio della Croce. Gesù è il servo sofferente di Dio e degli uomini, annunciato da molti profeti: “Da ricco che era si è fatto povero per arricchirci della sua povertà”, “Egli si è abbassato fino alla morte di croce, per questo Dio lo ha innalzato” canta San Paolo nelle sue lettere.
Meditatio
La richiesta di Giacomo e Giovanni di avere un posto privilegiato attraversa spesso le nostre menti e i nostri cuori e nasce dal desiderio di affermazione, di essere riconosciuti e apprezzati, e di mettersi al sicuro dalle difficoltà della vita. È un’aspirazione naturale e comprensibile e spesso nasce anche dalle migliori intenzioni, persino nel fare il bene cerchiamo in realtà solo noi stessi attraverso il consenso degli altri. A questa logica mondana Gesù contrappone la sua e, parlando di sé, conclude: ‘Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti’ (v.45). Servire significa immergersi nei bisogni degli altri fino a lavar loro i piedi. La parola di oggi ci invita dunque alla “minorità”, al “servizio”, alla “serenità” nell’occupare l’ultimo posto. Le parole di Gesù
sono le litanie dell’umiltà. Se gli uomini gareggiassero nel servirsi a vicenda, il risultato sarebbe la pace.
Oratio
Rispondiamo a questa Parola chiedendo l’intelligenza di sapere organizzare il bene, la grazia di avere guide capaci, pastori umili e fedeli. Rispondiamo con l’esempio e la trasparenza di chi pensa la vita come un valore assoluto, la dignità dell’uomo un diritto imprescindibile, l’accoglienza e l’integrazione un comandamento. Dio ha una missione per ciascuno di noi. Siamo tutti “inviati” a compierla, con fede e senza paura, perché Lui cammina con noi. I servi umili e silenziosi lasceranno sul terreno le impronte di Cristo.
Contemplatio
L’esempio che Luciano Lanzoni, missionario dell’istituto dei Servi della Chiesa in Madagascar, laico “fidei donum” della nostra diocesi, ci ha lasciato è significativo: il suo essere con gli ultimi ci insegna cosa vuol dire servire e percorrere la strada che Gesù ci indica. Egli andava incontro alla gente indossando un umile paio di sandali. Questo atteggiamento significava per lui mettersi allo stesso livello delle persone. Luciano entrava nella loro vita come ospite, con rispetto ed umiltà. “Ecco quindi quello che siamo andati a fare – dice Luciano in una lettera al Centro Missionario – quello che abbiamo fatto tutti giù in Madagascar, è entrare con molto rispetto in casa degli altri, cercando innanzitutto di ascoltare quello che le persone avevano da dirci” Luciano, “in punta di piedi”, si è fatto fratello degli ultimi.
Fractio
“Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (v.45). Dio ha dato suo Figlio unigenito perché ama le sue creature e le vuole salve. Il Figlio ha realizzato il progetto del Padre concretizzando “l’Amore” nel “servizio”. Nella “missionarietà” noi chiediamo a Dio la forza di essere per qualcuno, di essere cirenei nel sostenere, ascoltare, dispensare cibo per il corpo e speranza per l’anima.
L’opera d’arte
Giovanni Lanfranco, Sant’Agostino lava i piedi al Cristo pellegrino (1636), Salamanca, Chiesa de la Purísima (Spagna). Il “servire” di cui si parla nel Vangelo di questa domenica è riassunto in modo esemplare dalla lavanda dei piedi, narrata dall’evangelista Giovanni. Durante l’ultima cena Gesù esorta i discepoli a servirsi l’un l’altro come lui li aveva serviti con quel gesto inaudito, in genere compiuto da un servo. Una scena che vediamo “capovolta” in questa tela di Giovanni Lanfranco, grande interprete del barocco.
L’episodio rimanda ad una leggenda, nata in Spagna nel Medioevo: a Sant’Agostino sarebbe apparso Gesù sotto le spoglie di un viandante, al quale il Santo, degno discepolo del suo Maestro, avrebbe lavato i piedi. Lanfranco dipinge Cristo come un pellegrino di Santiago de Compostela, seduto su una panca, mentre Agostino – vestito con il saio degli Eremitani – inginocchiato, gli prende i piedi per lavarli in una bacinella. I due si guardano negli occhi come in un muto dialogo, mentre due angioletti, con l’asciugatoio, assistono alla scena, illuminata da una luce che esalta l’azzurro – di guerciniana memoria – della veste di Gesù.
V.P.