Vocabolario vaticano del fine vita
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
L’Accademia Pontificia per la Vita ha pubblicato un breve libretto dal titolo “ piccolo lessico del fine-vita”. L’intento di quest’opera è sato di chiarire il significato di quei termini che si usano quando si parla del fine vita di una persona. Questa è un’opera lodevole in quanto spesso si usano i termini in modo improprio o si danno significati differenti o si intende, attraverso un termine, una procedura o una scelta che in realtà è totalmente o in parte diversa. Queste incomprensioni si riscontrano sia nelle chiacchiere da bar come anche in ambiente scientifico, quindi, è utilissimo dare una interpretazione univoca ai termini utilizzati. Ovviamente, l’intenzione dell’Accademia Pontificia è stato anche quello di sottolineare anche l’aspetto personalista delle questioni trattate che è la prospettiva etico-filosofica della bioetica che fa riferimento ad una antropologia cristiana.
A mio avviso l’opera è ben fatta, comprensibile e ricalca, in buona sostanza, un orientamento etico generale insegnato e vissuto anche nei nostri ospedali o al letto del paziente, al di là della specifica sensibilità cristiana. L’introduzione è del cardinale Vincenzo Paglia e, in alcune cose, non mi trova pienamente in sintonia. Per esempio, cita il dialogo come percorso di approfondimento nell’incontro tra diverse prospettive morali; questo è sicuramente arricchente ma solo dal punto di vista speculativo, quando si va a letto del paziente occorre comprendere qual è il bene e mettere in campo quelle strategie per avvicinarsi il più possibile a quel bene: non c’è il tempo per disquisire sul bene in sé, inoltre, in una prospettiva cristiana, il bene non può che essere ciò che è in armonia con la verità. Continuando, monsignor Paglia scrive chiaramente che la verità cristiana è una tra le verità, però, qui occorrerebbe sapere da che parte sta il documento, se è uno strumento di confronto o è una visione chiara dell’etica cristiana. Ambigua è anche la frase che “ tra credenti e non credenti si stabilisce una relazione di apprendimento reciproco…” anche qui il concetto è bello e poetico ma devia da una chiarezza che dal punto di vista più pratico e clinico che teorico deve necessariamente esserci. Sostanzialmente, comunque sia, reputo questo documento estremamente importante e chiarificatore di diversi significati che devono essere ben compresi per parlare e fare, con cognizione di causa, nell’ambito del fine vita delle persone.