Suicidio: non ci siamo mai detti addio
Sabato 21 settembre pomeriggio ha avuto luogo nella sala consiliare del Castello di Formigine un importante Convegno su: “Suicidio: non ci siamo mai detti addio. La fatica di guarire il cuore spezzato e la scelta di vivere”.
Il dramma colpisce sempre più giovani, adulti e anziani (circa 60 persone all’anno nella provincia di Modena) e i parenti che rimangono, veri e propri “superstiti”. Nell’incontro di sabato 21 settembre, avvenuto nella sala consiliare del Castello di Formigine, sono stati approfonditi la prevenzione, fondata sulla attenzione e la comprensione delle sofferenze di chi si suicida, e l’accompagnamento di chi resta, con la testimonianza intensa di due mamme, che hanno perso i figli, la riflessione del Vescovo Erio Castellucci e le relazioni del Camilliano Padre Pangrazzi. È stato anche presentato il nuovo gruppo di sostegno guidato a Formigine, per cui è possibile richiedere informazioni al 3474506660. Il Convegno è stato organizzato insieme dalle Diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi, in particolare dai Centri di Pastorale della Salute e di Pastorale Familiare con il Gruppo Credo alla vita eterna per persone che hanno subito un lutto, dalla Parrocchia e dal Comune di Formigine. Questi ultimi sono stati particolarmente sensibilizzati da alcuni gravi eventi recenti.
Il convegno, molto ricco, può essere rivisto sul canale YouTube del Comune di Formigine con il link: https://www.youtube.com/watch?v=5-M1r2JywAQ. Inoltre le slides delle relazioni possono essere richieste per mail al Centro di Pastorale della Salute: pastoralesalute@modena.chiesacattolica.it.
Gli organizzatori hanno preventivamente riflettuto sull’opportunità di organizzare l’evento, nel timore di indurre un rischio di emulazione. In realtà gli psichiatri e i genitori sono concordi che è necessario parlarne con i ragazzi più grandi, gli adulti e gli educatori, per creare consapevolezza e vicinanza alle persone a rischio che soffrono e, in ultima analisi, contribuire a prevenire questi drammi. La ricchezza del pomeriggio può essere colta solo riascoltando la registrazione dell’evento. Ricordo solo alcuni spunti. Le mamme, nel silenzio impressionante dei numerosi presenti, hanno testimoniato in maniera sofferta ma potente il tema del coraggio di chi resta, la volontà di proteggere e preservare la dignità, la bellezza e il ricordo dei figli morti, nella completezza delle loro persone. Ci hanno detto che non hanno più paura della morte, ma del dolore profondo e del senso di vuoto che hanno portato via i figli, verso i quali ora provano compassione, comprensione e tenerezza. Stanno imparando a vivere giorno per giorno, ringraziando le persone care pronte ad ascoltarle e il gruppo di aiuto.
Don Erio ha ringraziato le mamme, che con le loro parole hanno reso vivi i loro ragazzi e hanno testimoniato la possibilità di trasformare il dolore in amore e vita. Hanno sostanzialmente vissuto il mistero pasquale di Gesù, di morte e resurrezione, un grido di vita e di speranza, da non scambiare con l’illusione o con il semplice ottimismo. Gesù nella Pasqua si è immerso nel dolore, ha aperto una speranza per l’eternità, ma anche per l’oggi. I nomi dei ragazzi morti suicidi sono scritti nel cuore di Dio e nel cuore di chi li ha amati e il cielo è presente già in terra, nell’ospitalità delle persone care. Una delle mamme ha detto, riportata da don Erio: “Oggi riesco a dare spazio solo all’amore”. Padre Pangrazzi, ha parlato con grande competenza e con la profonda esperienza umana e pastorale maturata accanto ai malati e alle famiglie, dapprima negli ospedali e Hospice negli Stati Uniti, poi in Italia e in Spagna. Ci ha fornito in due lezioni magistrali le chiavi di comprensione del suicidio. Ha concluso, in sintonia con il Vescovo don Erio, con una frase bellissima: “Lenisco il mio dolore, parlando del mio amore”: parlare con amore del figlio consente alla mamma che lo ha perso di riviverlo e di rivivere in se stessa tanto di lui. I contributi di Padre Pangrazzi, sistematici e completi, non possono essere banalizzati in una sintesi, ma possono essere colti rivedendo gli interventi.