I precetti del Signore fanno gioire il cuore
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 29 settembre 2024
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
A cura di Agesci Comitato Zona di Carpi
Lectio
Il Vangelo di questa domenica parte da un episodio che vede il discepolo Giovanni raccontare a Gesù di aver impedito ad un tale, che “non era dei loro”, di scacciare i demoni, pur facendolo nel nome di Cristo. La risposta di Gesù ci mette immediatamente in guardia dall’uso della logica settaria del “noi-loro”. Chi agisce in nome di Gesù in una logica di carità è un suo discepolo anche se non è pienamente consapevole, questo è un monito rivolto a chi si ritiene pienamente tale. Gesù riprende poi il concetto della carità fatta nel suo nome che non sarà mai perduta o dimenticata in maniera ancora più esplicita nell’immagine del bicchiere d’acqua.
Proseguendo nella lettura del Vangelo si può notare che la narrazione assume un tono diverso. Ci viene proposto l’atteggiamento opposto e le conseguenze negative che esso porta. Qui quello “scandalizza” che troviamo all’inizio del discorso che Gesù introduce, può essere interpretato come un sinonimo di peccato, cioè ogni atto da noi compiuto che allontana noi e i fratelli da Dio in contrapposizione con gli atti d’amore e di carità che invece ci avvicinano a Lui. I primi che si scandalizzano sono i “piccoli” quelli cioè che hanno sì una fede sincera ma che al contempo hanno meno strumenti per discernere. La gravità di compiere in coscienza, scientemente, una mancanza d’amore verso i fratelli porta ad allontanare noi stessi e gli altri da Dio. Per farci comprendere con ancor maggior chiarezza questo concetto, Gesù utilizza l’immagine della macina legata al collo e buttata in mare, ossia un peso tanto grande da trascinare l’uomo nelle profondità degli abissi.
Proseguendo nel testo, Gesù evoca poi le tre immagini paradossali della privazione della mano, del piede e dell’occhio. La nostra esperienza umana ci suggerisce che siano parti essenziali del nostro corpo, del nostro essere. Il Vangelo ci fa riflettere sul significato più profondo di ciò che è veramente essenziale, cioè che anche quello che riteniamo essere imprescindibile per la nostra vita è in realtà superfluo, se limita il nostro rapporto con Dio. La Geenna citata da Gesù può facilmente ricordare l’Inferno, ma in realtà è la discarica di Gerusalemme, ossia una valle dove venivano gettati e bruciati i rifiuti, popolata da vermi e dove il fuoco non si estingue mai. In questo senso chi scandalizza i fratelli diventa come un rifiuto, inutile da ogni punto di vista.
Meditatio
Il male da noi compiuto ci trasforma così in rifiuti, in persone interiormente marce, buone solo per essere scartate. Tale ragionamento può essere messo in parallelo con il brano del capitolo 7 dello stesso Vangelo, dove Gesù ci ricorda che non è ciò che entra nell’uomo a contaminarlo ma ciò che attraverso il corpo ne esce perché questo viene dal cuore cioè dalla parte più profonda dei sentimenti e dell’intelletto dell’uomo.
Dal punto di vista di capi scout ritroviamo in questo brano due colonne portanti del nostro essere educatori e testimoni del Vangelo. La prima è vivere il nostro servizio con uno stile di carità cioè di vero amore verso quei “piccoli” che ci sono affidati, nei quali cerchiamo di cogliere il volto di Cristo, bisognosi di vere guide in questo tempo di incertezze e fragilità dove tutto appare come effimero.
La seconda è l’essenzialità come stile del nostro agire come capi, che ci porta a discernere in ogni occasione ciò che è veramente utile da ciò di cui possiamo fare a meno. Questo atteggiamento ci spinge ad interrogarci costantemente nel qui ed ora sui veri bisogni dei ragazzi di oggi, conducendoci a scegliere ciò che è giusto rispetto ciò che è facile e abitudinario, sforzandoci, come dice Gesù in un altro passo, ad entrare per la porta stretta.
Oratio
Fa, o Signore, che io abbia le mani pure, pura la lingua, puro il pensiero. Aiutami a lottare per il bene difficile contro il male facile. Impedisci che io prenda abitudini che rovinano la vita. Insegnami a lavorare duramente e a comportarmi lealmente quando tu solo mi vedi come se tutto il mondo potesse vedermi. Perdonami quando sono cattivo e aiutami a perdonare coloro che non mi trattano bene. Rendimi capace di aiutare gli altri quando ciò mi è faticoso. Mandami le occasioni di fare un po’ di bene ogni giorno per avvicinarmi maggiormente al tuo Figliolo Gesù. Amen (Preghiera dell’Esploratore)
Contemplatio
Essere fedele a Dio, significa non dimenticarlo mai, ma ricordarsi di Lui in ogni cosa che fai. Se tu non lo dimentichi mai, non farai mai nulla di male. Se, quando stai facendo qualcosa di male, ti ricordi di Dio smetterai di farla. Dio è stato buono con te. Spetta ora a te contraccambiarlo facendo qualcosa per Lui. Questo è il tuo dovere verso Dio. Non puoi vedere il tuo pensiero, ma sai che c’è e ne vedi il risultato quando capisci un’idea. Allo stesso modo Dio non è visibile, eppure esiste, e ne vedi il risultato quando compi una buona azione. Prima di fare una cosa poniti la domanda: “Dio vuole che io faccia questo?” Dio non è un personaggio di mentalità ristretta, come certi sembrerebbero immaginare, ma un immenso Spirito di Amore che è superiore alle piccole differenze di forma, di credo e di confessione religiosa e che benedice ogni uomo che veramente cerchi di fare del suo meglio, secondo l’illuminazione che gli è data, al Suo servizio. (Baden Powell, “Giocare il gioco”).
Fractio
“Chi non è contro di noi è per noi” (v. 40). In estrema sintesi Gesù ci vuole dire che chiunque si comporta come uomo di carità è dei suoi.
L’opera d’arte
Raffaello, Il roveto ardente (1511 circa), Città del Vaticano, Musei Vaticani. “In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè”: così inizia la prima lettura di questa domenica. L’immagine qui a fianco si trova nella volta della Stanza di Eliodoro, suddivisa in quattro scomparti raffiguranti storie bibliche, nelle Stanze Vaticane affrescate da Raffaello. In quella detta di Eliodoro, Papa Giulio II volle dipinte scene che mostrassero la protezione accordata da Dio al suo popolo e alla sua Chiesa. L’episodio del roveto ardente è, appunto, il primo degli “incontri” tra Mosè e Dio – fra cui quello proclamato nella liturgia di questa domenica – che hanno come momento culminante la consegna delle tavole della Legge. Su di uno sfondo dal blu “magnetico”, vediamo il giovane pastore Mosé che, in ginocchio, si copre il volto davanti a Dio, tra drappi sfolgoranti e presenze angeliche, figura ispirata a quella della Creazione di Adamo di Michelangelo nella Cappella Sistina. Il confronto di Raffaello con quest’ultimo è evidente nelle novità stilistiche presenti nel Roveto ardente e in tutta la Stanza di Eliodoro, dove le scene sono più concitate, le ombre più profonde e i colori più densi, mentre la ricerca di simmetria si fa più libera.
V.P.