Il “bisogno” di dirti grazie
Il seme della fratellanza lasciato da Luca Mescoli. Il suo ricordo nelle parole di don Malavasi e don Manicardi
Un dono: che si è ricevuto e per il quale si è riconoscenti. Avere conosciuto Luca Mescoli, il geometra carpigiano venuto a mancare il 15 settembre a 54 anni a causa di un male incurabile, e avere condiviso con lui un pezzo più o meno lungo di cammino, è stato un dono. Questo hanno voluto esprimere, con le preghiere, le lacrime, le parole, i canti, i silenzi, le tantissime persone che il 17 settembre hanno partecipato alle sue esequie in Cattedrale. Alla Messa, presieduta dal vicario generale, monsignor Gildo Manicardi, è stato letto il brano evangelico delle Beatitudini (Mt 5,1-12). “Luca ha sofferto e anche noi abbiamo sofferto con lui – ha detto il vicario nell’omelia – ma è stato anche beato nella sua vita perché ha creduto e ha diffuso la fede, ha sostenuto la formazione umana e cristiana di tanti ragazzi e non solo. E’ stato un ‘artigiano della speranza’. Il regno dei cieli, quello di cui ci parlava Gesù, era già presente in Luca poiché è stato un servitore di questo regno nell’azione educativa, nella famiglia, nell’amicizia. Ha fatto spazio nel suo cuore al regno dei cieli, lo ha fatto entrare spingendo un po’ più in là la difficoltà e il dolore. Anche noi come Luca se facciamo spazio alla parola del Vangelo nel nostro cuore spingiamo il dolore un po’ più in là e ci apriamo alla speranza”. Fra i concelebranti alle esequie c’era anche don Carlo Malavasi, che nel testo seguente traccia un ricordo sincero e affettuoso di Luca.
Mai, nonostante la mia lunga storia di sacerdote, mi era capitato che, ad un rito funebre, in tanti sentissero “il bisogno” – dentro e sul sagrato del duomo – di riferire quanto Luca Mescoli – la sua salma era lì silenziosa davanti a tutti e questi tutti erano veramente tantissimi – avesse dato un contributo forte, a loro dire ‘determinante’ alla loro esistenza: contributo umano sì, ma anche nell’impegnativo itinerario della fede.
Io non sono stato fra quelli che sono intervenuti, ma adesso – sono passati un poco di giorni dal 15 settembre, giorno della sua partenza da questa terra – anch’io avverto “il bisogno” di raccontare di Luca, e al suo fianco, di Milena (la sua amatissima e straordinaria sposa), e di due ragazzi, i figli Martina e Lorenzo, che, con una maturità non prevista per la loro giovane età e per la carica emotiva che comporta la morte del proprio papà, non hanno potuto sottrarsi al bisogno di raccontare quel rapporto straordinario e già maturo con il proprio genitore.
Chi era Luca e come mai ha smosso nell’intimo tante persone? Luca era talmente determinato nelle sue convinzioni da costringere, lui inconsapevole, chiunque lo incontrava a confrontarsi, a mettere in discussione se stesso. Se la mattina, con i suoi cari, si prendeva insieme spunto da un testo evangelico o da un dialogo impegnativo, la giornata non si poteva concludere senza riferire le scelte concrete che la riflessione mattutina aveva prodotto: ogni giorno andava speso bene, senza eccezioni. Quindi con frutti concreti e condivisibili: questo era Luca.
Si trattasse di una riunione scout o di cuocere la carne alla brace, non doveva mancare l’esprimere, anche con il canto accompagnato dalla chitarra, la gioia della vita: la gratitudine per essere di sera attorno al fuoco o in famiglia a tavola. Molti, a partire dal figlio ma purtroppo non io, gli sono debitori dell’apprendimento dell’uso della chitarra. Ma ancor più gli sono debitori del suo pressante invito a praticare con determinazione e coraggio la coerenza fra quanto si racconta (negli incontri con i giovani scout o in casa o sul lavoro) e quanto si vive. Sì, debbo ripeterlo: la coerenza fra parole e azioni va cercata con impegno!
In questo suo caratteristico volto, Luca non era proprio comodo né accomodante, ma era per questo suo temperamento esigente e senza sconti. E, nel giorno del suo commiato da noi, ho sentito pronunciare con convinzione molte volte – ed io pure l’ho pronunciata ed ora la ripeto – la parola “grazie” per il suo essere stato, anche per me, un maestro di vita. Bisognerebbe raccontare molto di più, ma è quasi notte, Notizie chiude per andare in stampa… chiedo ad altri di continuare a raccontare la propria gratitudine. Luca ci ascolta, ma non solo lui: ci sono altri fra noi che attendono ancora belle notizie.
d.C.M.