I filoni della ricerca che non si esauriscono
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
Se la memoria non mi tradisce, su queste pagine abbiamo già trattato diverse volte il tema del microbiota, come anche abbiamo più volte notato, proprio nel caso del microbiota, che la scienza e la ricerca fanno di alcune tematiche dei veri e propri totem, assoluti che ritornano a destra e a manca, territori da esplorare per ogni malattia da studiare. Nemmeno a farlo apposta, qualche mese fa è stata divulgata la notizia che il microbiota ha un’influenza sull’ emicrania dei bambini. L’emicrania, infatti, colpisce anche i bambini lasciando una “memoria” non solo nel cervello stesso ma anche nell’intestino. Questo è quello che i ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma hanno reso noto. Pare che un bambino su 10, anche molto piccolo, soffra di emicrania e spesso questa è causata da una predisposizione genetica ma non solo.
La ricerca italiana, finanziata dal Ministero della salute e dall’International Headache Society è stata condotta su 100 bambini e adolescenti affetti da emicrania e su un gruppo di controllo di altrettanti ragazzi senza emicrania. Le differenze riscontrate sono state tante, tra le quali una relazione tra malattia e intestino. Dalle ricerche è emerso che il profilo del microbiota di chi soffre di emicrania influenza alcuni processi metabolici, come la produzione di serotonina e triptofano, cause certe dell’insorgenza della malattia. Lo studio ha anche evidenziato che le terapie migliori, per chi si dimostra resistente alle comuni terapie anti emicraniche, sono quelle che hanno a che fare proprio col microbiota, come terapie dietetiche a base di probiotici e prebiotici.
Entrando in merito alla ricerca e augurandoci che veramente questo studio possa essere risolutivo o comunque migliorativo per quanto riguarda la patologia emicranica nell’età pediatrica, approfitto solamente per sottolineare come la questione delle grandi tematiche della ricerca che diventano filoni dove tutti vanno ad attingere è diventata una prassi molto comune. Ben venga se lo stesso tema ha relazioni con patologie diversissime, però, non facciamo che “la moda” sia l’incentivo a studiare, magari dimenticando altre patologie orfane ma altrettanto degne di attenzione perché degni di cura sono gli ammalati che ne vengono colpiti, anche se statisticamente insignificanti.