Anniversari. Nel 70° della morte di Alcide De Gasperi
Oggi a Roma si è svolta la celebrazione ufficiale nel ricordo di Alcide De Gasperi nel 70° anniversario della morte, alla quale era presente anche Pierluigi Castagnetti, per anni parlamentare della DC e già presidente della Fondazione Fossoli (2016-2024). Per gentile concessione dell’on. Castagnetti riportiamo un suo sintetico ricordo di De Gasperi di cui condividiamo l’appello finale per una “valutazione storiograficamente appropriata” di un “gigante” della politica come Alcide De Gasperi.
Pierluigi Castagnetti
Sarebbe importante che tutti ricordassimo Alcide De Gasperi come Padre, sicuramente il più importante senza nulla togliere ad altri che meritano d’essere ricordati, della nostra Repubblica e della Comunità europea. Non sarò certamente io a sottovalutare il suo ruolo di fondatore della Democrazia Cristiana, ma su tutto prevale quello di Padre della patria. L’unità del paese, la libertà e la democrazia del paese, nei suoi tempi e in quelli successivi, furono la sua vera ossessione.
I suoi funerali, con la formidabile partecipazione durante il trasferimento ferroviario della salma dalla Valsugana a Roma, vengono raccontati come l’epopea non di una persona ma di un popolo intero. Quel popolo che aveva capito la grandezza di un Capo che non si era imposto, ma era riuscito a interpretarne l’animo sino a diventarne espressione genuina e profonda, appunto. Aveva lavorato (non da solo, ovviamente), una volta conquistata la libertà grazie agli Alleati e alla lotta di liberazione, per mettere in sicurezza la democrazia italiana con la Costituzione (vincoli interni), con la costruzione di un primo Trattato (vincoli esterni) istitutivo dell’Unione politica dell’Europa, e prima ancora con la collocazione del paese nell’Alleanza delle democrazie liberali dell’Occidente.
Aveva dato concretezza allo spirito del Risorgimento unificando territorialmente l’Italia (Cassa per il Mezzogiorno, riforma agraria, politiche sociali orientate alla progressiva perequazione delle risorse distribuite) e soprattutto unificandola sociologicamente attraverso la promozione di massicce politiche scolastiche e occupazionali.
Non si muoveva da solo, anzi, fu sempre fedele alla scelta di coinvolgere tutte le altre forze politiche democratiche disponibili. Profondamente credente, riuscì a realizzare una netta distinzione fra i piani della fede e della politica.
Uomo di relazioni internazionali riuscì a coinvolgere Altiero Spinelli nell’ideazione di un percorso di unificazione europea allora possibile. Divenendo tra l’altro, sul piano più strettamente personale, interlocutore politico ricercato, nello stesso periodo e per tematiche diverse, sia di Winston Churcill che del suo successore Clement Attlee.
De Gasperi ha rialzato l’Italia dalla condizione disperata in cui il fascismo l’aveva lasciata, anche se è discutibile – quantunque comprensibile nello spirito in cui veniva detto – l’immagine di “ri-costruttore” dell’Italia, poiché la sua Italia era un’altra non solo rispetto a quella fascista, ma anche a quella pre-fascista.
Recentemente gli è stata inopinatamente attribuita, peraltro da un giornalista di grande prestigio, l’etichetta di uomo politico di centrodestra. Errore! De Gasperi non era nè di centro destra nè di centro sinistra, era un centrista, cosa ben diversa, soprattutto nella realtà e nel lessico politico del suo tempo.
Si potrebbero citare alcuni suoi discorsi, o l’intervista a Il Messaggero del 17 aprile 1948, ma sono le sue scelte politiche a escludere che fosse uomo anche solo di qualche sensibilità favorevole alla destra, in particolare lo documentano l’ostracismo messo in atto contro di lui dal fondatore dei Comitati Civici Luigi Gedda, oltre che le numerose polemiche nei suoi confronti del secondo Sturzo, quello tornato dall’esilio americano.
Ma sarebbe un errore trascinare un tale gigante della nostra storia repubblicana in una polemichetta di giornata come può apparire questa che ho citato. Credo sia più giusto osservare che è giunto il tempo per fare spazio a una valutazione storiograficamente appropriata di una figura così importante e imprescindibile per capire la storia del nostro paese.