Estate in missione_8. Don Antonio Dotti in Malawi
Si conclude il diario giornaliero della visita di don Antonio Dotti in Malawi, ospite della missionaria Anna Tommasi, nei luoghi dove operò per decenni la dottoressa Germana Munari. “Con una valigia piena zeppa di questioni irrisolte e tanti volti da accogliere come fratelli e sorelle – afferma don Antonio – mi preparo mentalmente a rientrare in Italia. Spero, grazie a questo diario, di essere stato capace di condividervi qualche riflessione utile come frutto di questi esercizi spirituali molto particolari”.
Giorno 8
La sveglia è prestino, assieme al canto del muezzin dal minareto. La messa mattutina in inglese-emiliano ha un Vangelo molto stimolante. Ci ricorda che non c’è missione senza il Vangelo della famiglia ed è interessante anche per dei consacrati e delle consacrate perché l’orizzonte è il medesimo della chiamata sponsale: il Regno di Dio.
Parto con suor Anna per l’altopiano di Zomba, un tempo la capitale del paese. Andiamo a portare aiuti nelle carceri di quella provincia. Lungo la strada tanta gente a piedi, chi attende di essere chiamato per un lavoro (come nel Vangelo), donne che portano merce sulla testa, banchetti improvvisati ovunque che vendono i pochi prodotti per racimolare qualcosa. Viaggio lungo che permette alla sister di raccontarmi come vede la missione oggi dal suo punto di vista di religiosa. Secondo lei in questo momento nella Chiesa esiste e sarebbe disponibile un esercito di giovani consacrate che potrebbero rovesciare il mondo… ma perdono troppo tempo con i social. Tante immaturità e problemi provengono da questa questione, formativa ed ecclesiale. Un secondo argomento del viaggio è la situazione socio-politica del paese, tra disinformazione e carenze di risorse per la salute e gli ospedali.
Nel primo carcere ci accoglie infatti questa triste realtà: i carcerati stanno lavorando ma non mangiano da giorni (in una settimana solo due pasti). Lo sconforto di suor Anna è forte, perché gli aiuti portati diventano poco più che simbolici. Incontriamo nei cortili i detenuti, la scena è sempre la medesima: circa 400 uomini tenuti a sedere a forza, che attendono al sole, accolgono volentieri la sister, uno di loro esprime una preghiera spontanea, a me è chiesto di benedirli perché sono il ‘bambo’ (prete).
Poi la distribuzione: un poco di zucchero, un sacchetto di soia arricchita di vitamina, tre pesciolini, un sapone a testa (la dignità di potersi lavare), per i più malati alcune uova. Nel primo carcere il gruppo è formato dai malati di AIDS, tubercolosi o epatite. Nel secondo da persone anziane (c’era anche un detenuto di 94 anni!), nel terzo da giovanissimi, nel quarto chi ha ancora pochi mesi prima di uscire. Tanta umanità che Gesù guarda come ‘pecore senza pastore’. Anna è conosciuta e stimata: “father, say to your leaders that sister Anna, since I know her, do in this place a very great job!” mi scandisce una guardia carceraria amica. Dimenticavo: grandi applausi quando Anna mostra che ha portato dei palloni da calcio per loro! Una giornata lunga e intensa di incontri di volti, con il cuore che si apriva a quanti in questa situazione di prostrazione, hanno il pensiero (affatto scontato) di ringraziare. Non posso che rispondere loro commosso: “God bless you!”
Nel tornare dal lungo viaggio ancora tante persone per strada, ma stavolta è notte e le strade non sono illuminate. Bisogna fare grande attenzione perché te ne accorgi veramente all’ultimo! Rientriamo a Lunzu e qui le strade sono intasate dal traffico: è cominciato il weekend e fin dalle 19 aprono e si riempiono diversi bar e locali ma soprattutto, mi rivela la sister, c’è un giro spaventoso di prostituzione. Un problema sociale enorme, mai veramente affrontato, neanche dalla Chiesa locale. Domani andremo a visitare un piccolo safari (The Wild Life Reserve in Magente) e il giorno dopo ci aspettano 24 ore di viaggio per atterrare a casa, se ci saranno situazioni da raccontare lo farò volentieri ma a voce tra amici.